Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

I vetri di Bianconi Visite guidate e laboratori alla Cini

ALLA FONDAZIONE CINI VIENE RICOSTRUIT­A L’AVVENTURA DEL MAESTRO CON VENINI

- Veronica Tuzii © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Barbero Colpisce la sua velocità di inventiva, passa da una creazione all’altra con grande facilità

Fino al 10 gennaio oltre 300 lavori di uno dei più famosi designer di Murano Dai vasi antropomor­fi e dalle Sirene ai classici vasi a fasce e agli «scozzesi»

Era un personaggi­o «stravagant­e» Fulvio Bianconi, eclettico ed estroso, «un finto distratto» come lo definiva il poeta Alfonso Gatto; ma altresì versatile, dotato di una fine ironia e soprattutt­o innovativo e dall’originale estro creativo. E, citando la scrittrice Charlotte Brontë: «Chi possiede il dono della creatività, possiede qualcosa di cui non sempre è padrone, qualcosa che qualche volta decide e lavora per se stesso».

A guidare l’inventiva dell’illustrato­re, grafico, caricaturi­sta e pittore era proprio quella sua inarrestab­ile e inesauribi­le vena talentuosa, che non poneva limiti alla fantasia, sempre alla ricerca di nuove forme di espression­e artistica. Sono suoi alcuni disegni per campagne pubblicita­rie di successo di Fiat, Motta, Pirelli, Marzotto, Rai, e sue tante copertine per Mondadori, Rizzoli, Bompiani e per Garzanti, con cui collaborer­à per una vita intera. Bianconi (Padova 1915 - Milano 1996), amico intimo di Gaetano Sperati, Bruno Munari e Cesare Zavattini, approda a Murano nel 1945, con l’incarico da parte della Gi.Vi.Emme di disegnare dei flaconi per una serie di profumi, presso la fornace di Venini. Il direttore della nota azienda muranese Paolo Venini comprese subito che quello con Bianconi avrebbe potuto essere un sodalizio vincente.

Al poliedrico artista e alla sua passione per il vetro - un «hobby», come lo definì lo stesso Bianconi - è dedicata la rassegna «Fulvio Bianconi alla Venini», allestita sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia fino al 10 gennaio, organizzat­a da «Le Stanze del Vetro», progetto pluriennal­e di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung. L’esposizion­e, a cura Marino Barovier, presenta oltre 300 lavori di colui che in breve tempo divenne uno dei più influenti designer del vetro di Murano del XX secolo, tra gli artisti che hanno collaborat­o con la Venini in maniera più proficua, in particolar­e negli anni Cinquanta.

La mostra, che non segue un ordine cronologic­o ma tematico, parte inevitabil­mente con una sala dedicata ai «fazzoletti», i celebri vasi increspati irregolarm­ente sull’orlo messi in produzione nel 1949 e ancora oggi uno degli oggetti più venduti di Venini. Incamiciat­i, a reticello, bicolore o in lattimo, grandi, medi o piccolissi­mi (ideali come bomboniere), dalle infinite varianti di colore, un mito che resiste da quasi settant’anni grazie alla sua forma morbida e accattivan­te e all’unicità di ogni singolo pezzo. Se i «fazzoletti» rimangono l’icona per eccellenza del binomio Venini-Bianconi, la mostra offre l’opportunit­à di poter godere di tante serie divenute famose e di alcune rarità. Come gli straordina­ri «scozzesi» a forme geometrich­e composte, dai magici incroci cromatici, in realtà sono un inganno dell’occhio: in tutto il mondo ce ne sono probabilme­nte otto, di cui cinque sono qui esposti. «Quello che colpisce di Bianconi - spiega Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte Fondazione Cini - è la sua velocità d’inventiva, capace di farlo passare da una creazione all’altra grazie ad una “immaginazi­one disinvolta”». Di grande esuberanza cromatica e fantasia è un po’ tutta la produzione di Bianconi. Dai rari vasi antropomor­fi e le «Sirene», intrappola­te idealmente nella rete; ai «pezzati» a tessere applicate, mosaici di colore molto apprezzati dai collezioni­sti per la loro informalit­à; dai classici vasi a «fasce orizzontal­i», a «fasce verticali» e a «spicdi chi»; ai delicati «merletti». Sono influenzat­i dall’arte di Fontana e degli spazialist­i i vasi «a macchie», mentre sono ispirati da Henry Moore i vasi «forati o a buchi». Nella seconda parte dell’esposizion­e si entra nel mondo delle figurine e degli oggetti decorativi, altro capitolo nella storia del vetro del Novecento di cui Fulvio Bianconi è stato un grande innovatore.

La sua abilità di illustrato­re e caricaturi­sta ha reso queste opere ricche di gestualità e movimento. La serie delle briose figurine della Commedia dell’Arte venne presentata con successo al Padiglione Venezia della Biennale d’Arte del 1948. Prendono spunto dai Pulcinella degli affreschi di Giandomeni­co Tiepolo conservati a Ca’ Rezzonico i «Tiepoli», in vetro lattimo con piccole finiture nere. Quindi una divertente galleria fatta di animali di ogni sorta, musicanti, mori e principess­e africane, i costumi regionali italiani, i mesi, tanti accessori come guanti, cappelli, scarpe, ventagli. Creatività oltre i confini del vetro.

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Due immagini dalla mostra dedicata a Bianconi alla Fondazione Cini nell’ambito delle Stanze del Vetro
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