Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Lupi all’assalto Nelle malghe sbranati 50 capi

- Davide Orsato © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BOSCO CHIESANUOV­A (VERONA) Quaranta capi predati nella Lessinia veronese, altri undici sul versante trentino, per un totale di 51. Ecco il conto presentato dai lupi alla chiusura dell’alpeggio. Eppure non è questo il dato che preoccupa di più gli allevatori, quanto un altro numero: quello dei bovini (e di altri animali da allevament­o) arrivati nelle malghe. Nel 2015, con un’estate ideale per l’alpeggio sono stati solo 3.878, il 30% in meno rispetto al 2014, quando erano stati «caricati» 5.580 capi. Nel 2013 si erano sfiorati i seimila.

Psicosi da agguato o paura fondata? «Non diamo tutta la colpa ai lupi - sintetizza Claudio Melotti, sindaco di Bosco Chiesanuov­a - ci sono anche altre questioni, come il prezzo del latte. Ma la la nostra economia ci sta rimettendo». È il terzo anno che la montagna veronese fa i conti con i lupi, ma il primo, dopo l’exploit del 2014, in cui si può fare un confronto oggettivo. Il branco di Slavc e Giulietta è cresciuto (ora è composto da 15 individui, ma alcuni più grandi potrebbero essersene andati). Le prede non sono aumentate di numero, ma gli episodi sì. Il 2014 si era chiuso con 54 capi predati solo nel Veronese, ma al 15 di ottobre contava 29 «blitz» (di cui uno, a Malga Moscarda con dieci vitelli uccisi), contro i 35 di quest’anno. Gli allevatori sono infuriati: «Per noi non è cambiato nulla, siamo stati completame­nte abbandonat­i dalla Regione - accusa Silvana Fasoli, dell’associazio­ne Tutela della Lessinia - l’inverno scorso abbiamo tenuto mensilment­e incontri con i responsabi­li del progetto Wolfalps, giungendo ad accordi ben precisi». Tra questi: contributi per sistema di protezione delle malghe e la promessa, da parte di Venezia, di prendere in carica fin da subito il costo di smaltiment­o delle carcasse. «È finita - aggiunge un allevatore, Marcello Casetta - che l’unico che ha provato a costruirsi una recinzione, l’ha fatto con i propri soldi, e ha perso il 30% della produzione, a causa delle difficoltà delle mucche a pascolare».

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