Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Appalti e ticket, 10 milioni di frode
Salute, cresce del 20% sul 2014 il danno erariale accertato in Veneto dalla Guardia di finanza
Frodi e truffe alla sanità veneta per 10,2 milioni di euro sono stati accertate dalla Finanza. Che ha scovato anche 199 evasori del ticket.
VENEZIA Appalti irregolari, assicurazioni senza gara, rimborsi gonfiati, carenza di controlli dell’ente pubblico sui centri convenzionati, furbetti del ticket. Sono le frodi alla sanità accertate dalla Guardia di finanza da gennaio a settembre e che in Veneto sottraggono al settore 10.218.000 euro. Circa 2,4 milioni in più rispetto ai 7,8 del 2014 ma per la metà degli illeciti scovati l’anno scorso: 4 contro 8. Gli episodi contestati toccano Padova e Rovigo. Nella città del Santo la Corte dei Conti il mese scorso ha contestato ai vertici dell’Usl 16, dell’Azienda ospedaliera e dell’Istituto oncologico veneto un danno erariale di 1,9 milioni per la presunta malagestione dell’appalto sulle mense assegnato alla Serenissima Ristorazione. Sotto la lente il ricarico dei pasti sui quali veniva computato l’ammortamento dei macchinari: cioè la Serenissima si era aggiudicata un bando da 11,93 euro a pasto, prezzo che però saliva fino a 17, perché così l’azienda ammortizzava il costo della strumentazione utilizzata. L’altro caso coinvolge la copertura assicurativa di 18 Usl su 21 e dell’Azienda ospedaliera padovana, assegnata per anni e in regime di monopolio dalla Regione ad Assidoge, ma senza gara. Per un danno erariale calcolato in 3,1 milioni di euro.
In Polesine le due indagini condotte dalle fiamme gialle riguardano entrambe gli Istituti Polesani di Ficarolo, nel giugno 2014 finiti al centro di un’inchiesta penale per il maltrattamento dei degenti non autosufficienti (10 arresti) e nell’agosto scorso oggetto di altre due inchieste. La prima per abuso d’ufficio derivato dalla carenza di controlli dell’ente pubblico sulla struttura accreditata, che ha portato la Procura di Rovigo a emettere otto avvisi di garanzia nei confronti dell’ex ad degli Istituti polesani, Mauro Mantovani, dell’ex direttore generale dell’Usl 18, Adriano Marcolongo, e di funzionari dei Servizi sociali della stessa azienda sanitaria. Il secondo fascicolo, che contesta un danno alle casse pubbliche di circa 6 milioni di euro e interessa 13 indagati, ipotizza i reati di truffa e frode in pubbliche forniture. L’accusa, per gli Istituti polesani, è di aver «gonfiato» il quadro clinico di 61 pazienti da media ad alta intensità, per ottenere dalla Regione un maggiore rimborso.
Illeciti, questi e molti altri, scovati in tutta Italia, per un danno complessivo di un miliardo e 67 milioni di euro calcolato tra il primo gennaio 2014 e il 30 settembre 2015. Panorama che ha spinto i vertici delle fiamme gialle a dare indicazioni a tutti i Comandi di aumentare i controlli, «perché l’attività a contrasto degli illeciti in materia di spesa pubblica contribuisce all’aumento del livello di compliance della platea di soggetti a cui spettano le misure di agevolazione assistenziale e previdenziale».
L’attività di repressione dei comportamenti fuorilegge contempla anche il contrasto ai «furbetti del ticket». Cioè a coloro che autocertificano di possedere i requisiti necessari a ottenere l’esenzione per reddito (qualcuno ha provato perfino a spacciarsi per malato grave) ma così non è. Sono stati scovati 199 veneti, contro i 361 scoperti nel 2014, che però hanno evaso di più: 28.843 euro invece dei 25.033 dell’anno scorso. Sono solo una parte degli evasori, ai quali vanno aggiunti coloro che dopo la prestazione non pagano e risultano poi irrintracciabili. Cioè hanno fornito false generalità, quindi l’azienda sanitaria non può mandare loro il conto a casa.