Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mose, buco da 28 milioni da ripianare Piccoli in rivolta
Restituita al Fisco la penale per le tangenti, si apre la disputa sul rosso di bilancio. Piccoli in rivolta
U n buco da 28 milioni di euro. È questo il rosso che il Consorzio Venezia Nuova deve ripianare e che ora scrive al pool di imprese che lavorano al Mose chiedendo di provvedere. Questo dopo che il Consorzio stesso ha restituito al Fisco la penale per le tangenti contestate nell’inchiesta. Scoppia la rivolta dei piccoli.
VENEZIA Per le piccole aziende, quelle che hanno lo «zero virgola», si tratta di poche decine di migliaia di euro. Ma per i colossi come il gruppo Mantovani (compresa Fip) o il gruppo Mazzi (tra Grandi Lavori Fincosit e Pietro Cidonio), che hanno circa il trenta per cento delle quote del Consorzio Venezia Nuova, è una stangata di quelle che si fanno sentire, vicina ai dieci milioni di euro. E il dolore è alleviato solo in parte dalla rateizzazione trimestrale, che consentirà di sborsarli fino al giugno del 2018, in coincidenza con la consegna dei lavori del Mose.
«Spetta alle imprese consorziate provvedere al ripianamento del passivo», avevano preannunciato i commissari del Consorzio Luigi Magistro, Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo nelle ultime righe della «relazione degli amministratori», depositata in Camera di commercio lo scorso maggio. E ora la resa dei conti, è proprio il caso di dirlo, è arrivata.
Nei giorni scorsi a tutti i consorziati del pool di imprese che lavorano al Mose è arrivata una prima missiva con cui si chiede di partecipare, ovviamente pro quota, alla copertura della voragine da 28 milioni, 707 mila e 801 euro del bilancio 2014, causata soprattutto dall’accertamento dell’agenzia delle entrate che ha richiesto il pagamento di 23 milioni di euro. Ed ecco dunque che tutti quanti, nessuno escluso, hanno ricevuto un conteggio semplicissimo, fatto con due colpi di dito sulla calcolatrice: buco per percentuale.
Non è difficile pensare che per molte imprese questa lettera non sarà sufficiente. Di pagare nessuno avrà molta voglia, tanto più in un momento in cui la crisi morde e soprattutto dopo che le imprese più esposte hanno dovuto già sborsare milioni di euro tra confische, accertamenti dell’Agenzia delle entrate, alcune perfino i sequestri disposti dalla procura secondo la legge 231 (per la quale l’azienda come soggetto giuridico può essere responsabile se non riesce a impedire i comportamenti delittuosi dei propri amministratori). E forse qualcuno potrebbe provare a prendere tempo, anche per vedere come va avanti il procedimento penale iniziato giovedì di fronte al gup Andrea Comez, dove il Consorzio si è costituito parte civile per poter ottenere un risarcimento danni milionario, legato proprio all’opera costante di spoliazione delle proprie risorse continuata negli anni sotto la regia dell’ex presidente Giovanni Mazzacurati. Quel che è certo è che nel Consorzio c’è anche chi si ribellerà, come ha già fatto per esempio la storica CCC (Consorzio Cooperative Costruzioni), colosso emiliano delle coop rosse, che del Consorzio Venezia Nuova detiene una quota del 5 per cento.
Lo scorso luglio, infatti, gli avvocati Vieri e Leonardo Romagnoli e Laura Materassi hanno impugnato di fronte al tribunale civile di Venezia proprio quella frase sulla «ripartizione» contenuta nella delibera numero 3 del 20 maggio 2015, con cui i commissari avevano approvato il bilancio. I legali avevano scritto che le imprese che avevano creato i fondi neri per le tangenti attraverso le false fatture «sono analiticamente individuate» e di quelle operazioni «hanno goduto nei loro bilanci». Ecco il motivo per cui CCC ha chiesto che siano solo loro a pagare. «Altrimenti si verrebbe a creare una situazione paradossale è scritto nella citazione - le imprese che, come la comparente, non hanno nessuna responsabilità potrebbero essere chiamate a versare denaro per conto di chi illegittimamente lo ha percepito». Quanto a Mazzacurati, il paradosso è ancor più grande: «Si continua a registrare un debito, quale saldo di un’ingentissima liquidazione (peraltro già bloccata dai commissari, ndr.), senza che sia stato registrato nei suoi confronti alcun controcredito». Anche se pare che gli avvocati del Consorzio siano al lavoro proprio su questo.
I malumori Chi è rimasto estraneo alle inchieste mal digerisce l’idea di appianare le perdite