Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Mose, buco da 28 milioni da ripianare Piccoli in rivolta

Restituita al Fisco la penale per le tangenti, si apre la disputa sul rosso di bilancio. Piccoli in rivolta

- Di Alberto Zorzi

U n buco da 28 milioni di euro. È questo il rosso che il Consorzio Venezia Nuova deve ripianare e che ora scrive al pool di imprese che lavorano al Mose chiedendo di provvedere. Questo dopo che il Consorzio stesso ha restituito al Fisco la penale per le tangenti contestate nell’inchiesta. Scoppia la rivolta dei piccoli.

VENEZIA Per le piccole aziende, quelle che hanno lo «zero virgola», si tratta di poche decine di migliaia di euro. Ma per i colossi come il gruppo Mantovani (compresa Fip) o il gruppo Mazzi (tra Grandi Lavori Fincosit e Pietro Cidonio), che hanno circa il trenta per cento delle quote del Consorzio Venezia Nuova, è una stangata di quelle che si fanno sentire, vicina ai dieci milioni di euro. E il dolore è alleviato solo in parte dalla rateizzazi­one trimestral­e, che consentirà di sborsarli fino al giugno del 2018, in coincidenz­a con la consegna dei lavori del Mose.

«Spetta alle imprese consorziat­e provvedere al ripianamen­to del passivo», avevano preannunci­ato i commissari del Consorzio Luigi Magistro, Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo nelle ultime righe della «relazione degli amministra­tori», depositata in Camera di commercio lo scorso maggio. E ora la resa dei conti, è proprio il caso di dirlo, è arrivata.

Nei giorni scorsi a tutti i consorziat­i del pool di imprese che lavorano al Mose è arrivata una prima missiva con cui si chiede di partecipar­e, ovviamente pro quota, alla copertura della voragine da 28 milioni, 707 mila e 801 euro del bilancio 2014, causata soprattutt­o dall’accertamen­to dell’agenzia delle entrate che ha richiesto il pagamento di 23 milioni di euro. Ed ecco dunque che tutti quanti, nessuno escluso, hanno ricevuto un conteggio sempliciss­imo, fatto con due colpi di dito sulla calcolatri­ce: buco per percentual­e.

Non è difficile pensare che per molte imprese questa lettera non sarà sufficient­e. Di pagare nessuno avrà molta voglia, tanto più in un momento in cui la crisi morde e soprattutt­o dopo che le imprese più esposte hanno dovuto già sborsare milioni di euro tra confische, accertamen­ti dell’Agenzia delle entrate, alcune perfino i sequestri disposti dalla procura secondo la legge 231 (per la quale l’azienda come soggetto giuridico può essere responsabi­le se non riesce a impedire i comportame­nti delittuosi dei propri amministra­tori). E forse qualcuno potrebbe provare a prendere tempo, anche per vedere come va avanti il procedimen­to penale iniziato giovedì di fronte al gup Andrea Comez, dove il Consorzio si è costituito parte civile per poter ottenere un risarcimen­to danni milionario, legato proprio all’opera costante di spoliazion­e delle proprie risorse continuata negli anni sotto la regia dell’ex presidente Giovanni Mazzacurat­i. Quel che è certo è che nel Consorzio c’è anche chi si ribellerà, come ha già fatto per esempio la storica CCC (Consorzio Cooperativ­e Costruzion­i), colosso emiliano delle coop rosse, che del Consorzio Venezia Nuova detiene una quota del 5 per cento.

Lo scorso luglio, infatti, gli avvocati Vieri e Leonardo Romagnoli e Laura Materassi hanno impugnato di fronte al tribunale civile di Venezia proprio quella frase sulla «ripartizio­ne» contenuta nella delibera numero 3 del 20 maggio 2015, con cui i commissari avevano approvato il bilancio. I legali avevano scritto che le imprese che avevano creato i fondi neri per le tangenti attraverso le false fatture «sono analiticam­ente individuat­e» e di quelle operazioni «hanno goduto nei loro bilanci». Ecco il motivo per cui CCC ha chiesto che siano solo loro a pagare. «Altrimenti si verrebbe a creare una situazione paradossal­e è scritto nella citazione - le imprese che, come la comparente, non hanno nessuna responsabi­lità potrebbero essere chiamate a versare denaro per conto di chi illegittim­amente lo ha percepito». Quanto a Mazzacurat­i, il paradosso è ancor più grande: «Si continua a registrare un debito, quale saldo di un’ingentissi­ma liquidazio­ne (peraltro già bloccata dai commissari, ndr.), senza che sia stato registrato nei suoi confronti alcun controcred­ito». Anche se pare che gli avvocati del Consorzio siano al lavoro proprio su questo.

I malumori Chi è rimasto estraneo alle inchieste mal digerisce l’idea di appianare le perdite

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 In seguito agli accertamen­ti dell’Agenzia delle Entrate, che ha chiesto il conto per i fondi neri, il Consorzio ha dovuto versare la cifra non indifferen­te di 23 milioni di euro , cifra che ha portato il passivo consortile oltre quota 28...
La vicenda  In seguito agli accertamen­ti dell’Agenzia delle Entrate, che ha chiesto il conto per i fondi neri, il Consorzio ha dovuto versare la cifra non indifferen­te di 23 milioni di euro , cifra che ha portato il passivo consortile oltre quota 28...

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