Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Carrus: «Veneto Banca basta con le controllate piene di figli e nipoti»
MONTEBELLUNA (TREVISO) «Troppe società. Troppe controllate e partecipate con dentro figli, nipoti e pronipoti. Basta. Adesso serve esser snelli». Passa anche da qui, dalla fiera rivendicazione di una decisa rottura con il passato e il mondo che ruotava intorno alla popolare, il rilancio di Veneto Banca impostato dall’amministratore delegato Cristiano Carrus con il nuovo piano industriale 2015-’20. Quello che il manager ha spiegato l’altra sera a oltre duemila dipendenti nella convention a villa Spineda, parlando a braccio per oltre un’ora e mezza. E dedicando un corposo capitolo anche al far piazza pulita di costi di struttura, che pesano su una banca che ha un rapporto tra costi e ricavi ancora oltre il 70%. E che in sei mesi deve trasformarsi in spa, fare un aumento di capitale da un miliardo e quotarsi in Borsa nel momento peggiore. «Abbiamo cominciato noi dirigenti, tagliando le auto blu: siamo capaci tutti di guidarci la macchina - ha detto Carrus -. Questa banca è vissuta in una certa ‘pinguità’. E invece la morigeratezza ora fa parte della reputazione e del futuro».
Dar l’esempio non guasta, visto che ai dipendenti si chiede di correre, con soci sul piede di guerra per le azioni illiquide e svalutate. «Il tema con i soci lo affronteremo una volta per tutte - ha detto Carrus, con un riferimento sospeso tra l’assemblea per la spa e la Borsa -. Ma poi bisogna tornare ad attaccare, a fare sviluppo. Veneto Banca non è un appestato da cui star lontani. Il mondo là fuori non sta meglio».
In questo Carrus mette al centro il credito: «Per fare soldi una banca deve prestarli bene. Esser rapidi è distintivo. I soldi a chi li merita li dobbiamo dare». Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: i crediti non restituiti. Palla al piede in Veneto Banca,che comporterà altri 250 milioni di accantonamenti entro il 2015 per portare le coperture sui deteriorati al 35%: «Il costo del credito è il più alto in Veneto Banca. La revisione del credito ci è scappata di mano ha sostenuto l’Ad -. A fine anno i deteriorati saranno al 27%: in 2 anni devono andare al 20%. Ma bisogna far ripartire anche il recupero: facciamole le messe in mora e i decreti ingiuntivi. Il conto non lo può pagare chi i soldi ce li restituisce».
Carrus ha rivendicato l’aver dato ai dipendenti obiettivi raggiungibili con il piano industriale. Con cui tiene aperte entrambe le strade della fusione e dell’autonomia: «Ce la possiamo far da soli e forse resteremo da soli. Questa banca ha cercato in tutti i modi di aggregarsi. Ma il tempo a disposizione è quasi finito. La verità è che i tavoli per le fusioni non hanno portato a nulla: se ciacoa e basta. Questo è un piano stand alone; ma pieno di sinergie possibili, invitante per operazioni di aggregazione». Che non passerà, se non fosse ancora chiaro, per Vicenza: «Non posso immaginare un’operazione con Bpvi. Ci servono 2,5 miliardi di capitale in due: un’enormità. Le sinergie da fusione vanno ricercate con banche che hanno capitale e risorse complementari alle nostre. Ma fra sei mesi, dopo l’aumento, avremo un’altra forza».
Da ultimo Carrus ha rifatto balenare l’idea di rispolverare i vecchi marchi commerciali, da Carifabriano ad Intra a Banca di Bergamo: «Me lo direte voi. Io da veneziano parto dall’esperienza al Banco Popolare del recupero del marchio Banco di San Marco, d’accordo col Patriarca: in un anno abbiamo portato via il 6% di quote di mercato a Carivenezia».