Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Clara Agnelli, una storia veneta amori, ville e liti con l’Avvocato
Si è spenta ieri a Mestre , all’età di 96 anni, la sorella di Gianni Agnelli Una storia veneta: s’innamorò a Cortina, visse a Mogliano e poi Abano
VENEZIA Addio a Clara Agnelli, la primogenita della grande dinastia italiana, che ieri si è spenta a 96 anni all’ospedale all’Angelo di Mestre, dove era ricoverata da fine giugno. «Donna Clara», come la chiamavano tutti, amavano il Veneto: ha vissuto con il marito Giovanni Nuvoletti (in foto) tra la villa di Mogliano Veneto, Venezia e Padova, dove si era ritirata in vecchiaia. «Colta, raffinata, amante della cuncina», la ricorda Piero Fracanzani. «Una signorilità senza tempo», dice Marina Salamon.
VENEZIA Donna Clara Agnelli se n’è andata. In silenzio e senza clamori, a 96 anni, la stessa età che aveva l’amatissimo secondo marito, il conte Giovanni Nuvoletti, quando le aveva detto addio per sempre nel 2008, chiudendo gli occhi all’ospedale di Abano. La sorella maggiore dell’Avvocato, da qualche settimana ricoverata in Geriatria all’ospedale dell’Angelo di Mestre, l’ha raggiunto ieri, portandosi dietro la sfumatura «più brillante, passionale e imprevedibile dell’unica vera grande dinastia italiana», dicono gli amici. Clara, primogenita di Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte, era un ossimoro vivente: riservata, raffinata, amante della casa che seguiva personalmente e cuoca eccellente, per nulla incline al pettegolezzo e alla mondanità, aveva però trascorso gran parte della sua esistenza sotto i riflettori. Prima per il matrimonio, appena diciottenne, celebrato nel 1938 con il principe Tassilo von Fürstenberg, allora 34enne, dal quale ebbe i figli Ira, attrice, Egon, lo stilista morto nel 2004, e Sebastiano, a capo della Banca Ifis. E poi per il colpo di fulmine con Giovanni Nuvoletti, amante della dolce vita, della cucina (è stato per dieci anni il presidente dell’Accademia italiana della cucina e presidente onorario dell’Accademia internazionale di cucina di Parigi), e della moda, giornalista, scrittore, perfino attore. E’ il vecchio primario nel film di Luciano Salce e con Alberto Sordi «Il prof. dott. Guido Tersilli, primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue».
Un amore, quello nato a Cortina tra la contessa e il gentiluomo figlio di contadini, capace di superare ogni ostacolo, fino alle nozze del 1974. Trovò la sua degna cornice in Veneto, terra cara alla contessa, a villa Papadopoli poi von Fürstenberg di Marocco di Mogliano Veneto, dono di nozze di Edoardo Agnelli, insieme a «Villa Bella» di Cortina. «Il legame fra Clara e Giovanni fu più forte di tutto — ricorda Piero Fracanzani, delegato dell’Accademia della cucina dei Colli Euganei — della contrarietà di Gianni Agnelli (e della Fiat, ndr) e della Chiesa, poiché entrambi erano già sposati (furono arrestati all’aeroporto di Tessera, mentre scendevano dall’aereo, per il reato di adulterio ndr). Nuvoletti raccontava spesso un aneddoto: un giorno di dicembre, all’inizio della storia con Clara, aveva incontrato l’Avvocato in piazza San Marco, a Venezia. Agnelli l’aveva redarguito duramente e sembra che gli fosse scappato un ceffone». «Dovemmo scappare, fare la fuitina — raccontò la contessa ai giornali negli anni Ottanta — mio fratello ci trovò ad Arosa, nei Grigioni. Giovanni se lo trovò di fronte nella hall dell’albergo: era venuto a prendere me, per riportarmi a casa. Indossavano la stessa giacca, la stessa cravatta e la stessa camicia. Mio marito gli disse: Gianni, prima di litigare dimmi una cosa: ti sei guardato allo specchio? Mio fratello gli rispose: ho persino il paltò uguale al tuo». Fu l’inizio dell’armistizio. E di una «seconda vita», che donna Clara e il conte Nuvoletti trascorsero tra la villa sul Terraglio, Venezia (la famiglia possiede un palazzo sul Canal Grande che ora frequentano i nipoti), Cortina (lui fu uno dei vip che ne inventò il mito e lei la presidente della sezione locale dell’Accademia della cucina) e Padova. Nella vecchiaia la coppia si trasferì ad Abano, prima all’hotel Ritz e poi in una residenza per anziani.
«Amavano la buona cucina — ricorda ancora Fracanzani — tra i loro locali preferiti c’erano la Trattoria dall’Amelia a Mestre e Al Capriolo in Cadore. E poi erano appassionati di letteratura. Erano sempre presenti ad una rassegna ambientata a Cortina, tra il Grand Hotel Savoia e il cinema Eden, che vedeva tra i relatori un giovane Vittorio Sgarbi. E tra i vip anche Giulio Andreotti, ospite della suore orsoline, Francesco Cossiga, Luca Cordero di Montezemolo e Giovanni Spadolini, nel cui partito repubblicano militò Susanna Agnelli, poi diventata sottosegretario e ministro degli Esteri». Insomma, una vita piena, con qualche acciacco ogni tanto, che costrinse Clara Agnelli a un breve ricovero all’ospedale di Padova. Fino alla vecchiaia, quando la coppia decise di lasciare la villa di Marocco e di trasformarla nella sede della Banca Ifis, controllata da Clara e dal figlio Sebastiano, tuttora presidente. «Hanno fatto un dono bellissimo alla comunità — riflette Marina Salamon, azionista Ifis — prima ristrutturando la villa e dotandola di un parco e poi mettendola a disposizione di centinaia di dipendenti e quindi creando posti di lavoro. Perfino il teatrino interno, costruito per il matrimonio di Ira, ora è diventato sala riunioni. Clara era una presenza di eleganza, discrezione, libertà e modernità al di là del tempo e della storia. C’è un suo ritratto all’ingresso della banca, che io guardo sempre». «Era una gran signora, amante della casa — concorda Ivano Taccori, amico di Egon, che fu il testimone di nozze della moglie — a Cortina aveva una splendida collezione di bicchieri antichi. Era acuta e spiritosa, raffinata e amante della cultura e del Veneto». «Somigliava molto al fratello Gianni — dice la stilista padovana Rosy Garbo — aveva una classe e un’eleganza innate. La moda la faceva lei. Io la ricordo a qualche sfilata: alta, non un gesto fuori posto, una charme indimenticabile ma mai altera». Era lei, Donna Clara.
Piero Fracanzani Il suo legame con Giovanni fu più forte di tutto, della contrarietà di Gianni Agnelli e della Chiesa, poiché entrambi erano già sposati Marina Salamon Era una presenza di eleganza, discrezione, libertà e modernità al di là del tempo e della storia. Ha donato la villa di Marocco alla comunità