Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

IL WEB E IL FALÒ DELLE FALSITÀ

- di Alessandro Baschieri © RIPRODUZIO­NE RISERVATA @ilbasco

Quattro vittime e venti feriti. Il centro commercial­e di Oderzo sta bruciando da più di un’ora, c’è un’ala già liquefatta e il calore impedisce ai soccorrito­ri di entrare. La notizia arriva in redazione alle 22, da fonti diverse. Ci sono le voci di cittadini che assistono impotenti al rogo, ci sono gli amici degli amici, c’è l’eco dei social network che sta per innescare un messaggio virale. Provate a pensare alle famiglie dei clienti abituali o dei dipendenti, famiglie che magari hanno un figlio fuori a cena che non risponde al telefono. O che sta guardando la Juve in tivù a casa di amici con la funzione «silenzioso». Magari è al cinema. Stiamo parlando di un sabato sera da liberi tutti.

Sappiamo com’è finita. Il rogo resta una tragedia ma al dolore di chi ha perso la sua attività o un posto di lavoro non si aggiungerà quello di chi ha perso un proprio caro. Erano «fake news», per usare termini cari al mondo dei media. L’algoritmo che muove i social, e che fa sì che le notizie più lette vengano riproposte con maggiore visibilità a chi non le ancora lette, ha propagato una notizia falsa. Un meccanismo che si autoalimen­ta perché la notizia «spaventoso rogo, quattro morti» viene per forza più cliccata di quella che si limita a registrare lo «spaventoso rogo». Ha più motore. Il fake virale confonde la fonte, spezza gli anelli della catena e nasconde la prova.

Tutti i giornali ci hanno lavorato a lungo, fino a notte fonda, astraendos­i dall’impatto emotivo della notizia e tentando di capire. Possibile che non ci sia niente di vero? Non c’era niente di vero, le fonti ufficiali e le verifiche incrociate (vigili del fuoco, Suem, proprietar­i degli immobili, forze dell’ordine) lo hanno dimostrato. Nessun giornale è caduto in errore. Eppure il giorno dopo, a cena, c’era ancora chi ne parlava in termini diversi: “gatu sentio dei do morti a Oderzo?”. Si perché nemmeno in retromarci­a il fake ritrova la casa della verità.

Concedetec­i un pizzico di orgoglio: di giornalism­o profession­ale c’è ancora bisogno. E quanto più obiettivi resteranno i giornali, al netto degli errori colposi che fanno parte della natura umana, tanto più sapranno distinguer­si dal mare magnum della Rete. Il filtro, la garanzia di una testata, soprattutt­o il lavoro di verifica, restano pilastri dell’informazio­ne. Una volta si diceva: se lo scrive il giornale vuol dire che è vero. Oggi sentiamo più spesso dire: se lo scrive il giornale, vuol dire che c’è qualcosa di vero. Qualcosa? Non è la strada, forse anche noi dovremmo fare un passo indietro quando scriviamo e pensare alla credibilit­à del passato per riconquist­are il futuro.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy