Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
INVIDIA E PASSI FALSI: L’ALIENO DEI 94 MILIONI
A Mestrino, nel paese della maxi vincita al Superenalotto, continua la «caccia all’alieno»
Per non invidiarlo lo compatiscono, per non deprimersi non lo vogliono nemmeno conoscere. C’è un alieno che gira a Mestrino, è come tutti noi e come tutti si comporta, ma è un mutante, il prodotto di due persone inconciliabili.
MESTRINO (PADOVA) Per non invidiarlo lo compatiscono, per non deprimersi non lo vogliono nemmeno conoscere. Mettiamola così: c’è un alieno che gira a Mestrino, è come tutti noi e come tutti si comporta, ma è un mutante, il prodotto di due persone inconciliabili ed una sta mangiando l’altra. Qualcosa da film dell’orrore, come n’infezione batteriologica: fino a sabato costui (costei) era un paesano (paesana) normale, un lavoratore (lavoratrice) probabilmente alle prese con tutte le nostre miserie, il mutuo da pagare, i figli da crescere, da sabato è un miliardario (miliardaria) oltre l’umana comprensione, mostruosamente ricco, pericolosamente ricco: 93 milioni 720 mila e 843 euro con il resto di 46 centesimi vinti con una schedina da 2 euro o giù di lì.
Mestrino vive un mancamento, la gente si guarda intorno e spia i compaesani in cerca dei primi segni della mutazione. Chi sarà? «Forse si comprerà una Ferrari e così sapremo», azzarda una signora con la borsa della spesa. Ma è un’illusa: non andrà così, non ci sarà coming out, le ricchezze non sono come l’omosessualità eppure la gente ne parla con pudore e ogni volta ridacchia nervosa: il mutante, l’alieno della porta accanto è un pensiero molesto e una presenza indecente. E siccome non si può vivere nell’ansia come non si può nascondere la vergogna che sempre provoca l’invidia, altro modo non c’è che adottare l’esorcismo. Siamo secolarizzati, scettici e cinici e non crediamo più a niente, ma il senso del sacro ci sorprende ogni volta quando irrompe sotto forma dell’inconcepibile (i 720 mila euro li padroneggiamo ancora, i 93 milioni no), in mancanza di religione ci rifugiamo nella magia.
Già il posto è magico. La fortuna è cieca e qui a Lissaro è anche travisata (Lissaro frazione di Mestrino, paese nel paese, una via che lascia la provinciale e si perde nei campi), chi avrebbe immaginato che la dea bendata fosse qui, nel minimarket di Michele che non è nemmeno attrezzato per una vincita del genere. Non lo è nemmeno esteticamente, vende gorgonzola in offerta a 0,99 euro all’etto, pasta di semola a 0,79 e carta igienica formato «salvaspazio» a 2,49. I tabacchi e la ricevitoria fanno da contorno.
La fortuna entusiasma tutti fuorché quelli che trascura. Michele, dietro al bancone vende prodotti per la casa e la mamma tira i conti alla cassa ma i conti questa volta non tornano: «Il miliardario potrebbe anche ricordarsi chi era prima di entrare da quella porta e cos’è diventato uscendone, ma non ci credo che lo farà». E l’allegria allora? Quella che abbiamo visto in televisione con i calici levati, i brindisi e gli evviva? «Bah, sono arrivate le televisioni con le telecamere, ti trovi in mano una bottiglia di prosecco e non sai nemmeno chi l’ha comprata, si brinda e non si sa bene perché. No, non c’è nessuna felicità da condividere».
La fortuna è come un pozzo. Michele pensa che i 93 milioni e 720 mila euro l’abbiano prosciugato del tutto e di fortuna qui a Lissaro non ce ne sarà più per i prossimi 50 anni. In mancanza di risorse e per via del pensiero magico, la mostruosa vincita è vissuta come una sottrazione di uno ai danni dei più, cosa che rende ancora più increscioso il gioco di ruolo che ognuno è costretto a infliggersi: e se fosse capitato a me? Si chiedono, se fossi io il destinatario di questa ordalia, predestinazione o disgrazia, io l’oggetto della proposta indecente? Una massaia si consola così: «Me lo chiedo e mi rispondo ogni volta con un’altra domanda. Che farei dopo? Il dopo è un incubo». «Intanto a chi lo dici? Agli amici? No. Ai parenti? No, è proprio a quelli che non devi fare».
Bene, vista così la fortuna somiglia ad una condanna, c’è chi ci è morto matto si sa, eppure il «troppo stroppia in ogni caso» dice perentorio un signore: «Capisco i soldi da lavoro, capisco quelli che vengono dal talento e capisco anche quelli fatti dei ladri, ma non questi che sembrano provenire solo dall’ingiustizia».
E’ sera e la ricevitoria di Michele si svuota. Il mutante deve essere lì fuori e nessuno lo ha riconosciuto ancora. Per individuarlo non resta che il metodo Don Corleone alla rovescia: il milionario mutante sarà quello che non si tradirà per aver parlato per primo, ma quello che tacerà per sempre. Insomma l’eletto è quello che non si farà più vedere nella ricevitoria di Michele, quello che tra tutti clienti non gli comprerà più una schedina del Superenalotto. E’ la teoria del pozzo e Michele è d’accordo.«Se non ha visto il Padrino anche lui, io ho molti i clienti da tenere a mente ma posso provarci».
Un’ultima verifica generosa e scriteriata l’abbiamo fatta presso la gioielleria Davide Riello, cinquanta metri più in là della ricevitoria. Il gentile padrone, richiesto se negli ultimi due giorni avesse aperto a qualcuno con la richiesta di un brillante da 50 mila euro, ha così risposto: «E’ quello che ci aspettiamo ancora, ma finora non è successo, aspettiamo con fiducia, costui avrà pure una moglie o un’amante, ecco faccia guadagnare qualcosa anche a noi». «Io al suo posto però metterei qualcosa in busta e zitto zitto la porterei a chi, non so... una famiglia che ne ha bisogno, i terremotati, uno sfortunato, insomma veda lui».