Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Marzo Magno racconta l’epopea dei tesori salvati
«Missione grande bellezza», il nuovo libro dedicato ai capolavori trafugati da Napoleone e Hitler
Domani Alessandro Marzo Magno presenta il suo nuovo libro, «Missione grande bellezza» (Garzanti), a Una Montagna di Libri Cortina d’Ampezzo. Museo Rimoldi, ore 18. Interviene Marisa Fumagalli. Il libro sarà disponibile da domani in libreria.
«Monsieur Canova. Ambasciatore? Imballatore, semmai». Ci voleva il rancore di un’antica contesa, quella tra Francia e Italia, perché al sommo Antonio venisse affibbiato il titolo dispregiativo di emballeur, imballatore appunto. Siamo nel 1815, lo scultore di Possagno si trova a Parigi come ambasciatore del Papa. È, in effetti, incaricato di portare a termine la missione più difficile: quella di recuperare le opere d’arte sottratte da Napoleone agli antichi stati durante la campagna d’Italia. Quando il generale còrso le aveva condotte in trionfo a Parigi, e persino un Canto ditirambico era stato composto da Le Sueur per l’entrata delle opere nella capitale. Numeri imponenti: 549 opere razziate solo nello Stato della Chiesa. Ne ritorneranno meno della metà, ma il risultato dell’opera ingegnosa (e poco conosciuta) di Canova sarà imponente: grazie a lui sarà ripresa dal Louvre e portata in Italia, tra gli altri, la Trasfigurazione di Raffaello, mentre, com’è noto, Le nozze di Cana di Veronese resteranno in Francia. E la storia prosegue, grazie ai tanti altri eroi che salvarono i capolavori italiani. La racconta, con la consueta abilità narrativa e precisione di racconto, Alessandro Marzo Magno, nel suo libro, Missione grande bellezza, appena edito da Garzanti. Nel Novecento sarà Rodolfo Siviero, toscano di adozione ma veneziano di origine, a rendersi attivo dopo la caduta del fascismo per salvare dai nazisti alcuni De Chirico addirittura dalla casa del pittore, rifugiatosi a Fiesole. Siviero come Canova, Hitler come Napoleone. Oppure no? «Agli storici dell’arte l’accostamento tra le razzie napoleoniche e quelle hitleriane fa venire l’orticaria - dice Marzo Magno -. Spiegano che dietro all’azione francese c’era una nuova idea di opera d’arte, mentre a ispirare i furti nazisti era soltanto la volontà di rapina. Vero, ma solo in parte: se Göring voleva semplicemente un po’ di donne nude da appendersi in salotto, Hitler invece era mosso dall’idea di «riportare a casa» l’arte tedesca. E di esporla nel vagheggiato Führermuseum di Linz, destinato a diventare il suo Louvre personale».