Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Gli espropriati «Noi paghiamo tre volte»
C’è chi ha perso il giardino, chi la terra, chi l’azienda: «E ora ci chiedono anche i pedaggi e le tasse»
Prima i terreni espropriati (e non ancora pagati), e ora l’aumento dell’Irpef e l’annullamento dell’esenzione dai pedaggi. «Paghiamo tre volte per quella strada maledetta», raccontano. E ora sperano che, almeno, i lavori finiscano presto
SPRESIANO Il 15 settembre 2015, l’imprenditore del vetro Livio Zanatta ha incontrato gli emissari della Sis. Gli hanno detto che la Pedemontana scorrerà proprio di fronte alla sua azienda, proprio sul piazzale nel quale entrano ed escono i camion dei fornitori, proprio a tre metri dai suoi uffici. E, ormai che c’erano, gli hanno pure annunciato che i cantieri invaderanno i campi intorno, spazzando via un centinaio di ciliegi. «Ma se non ho lo spazio per i camion - riflette Zanatta - significa che non posso lavorare e devo trasferire l’azienda. A quel punto mi sono rivolto a un professionista e ci siamo messi a fare i conti. Così è venuto fuori che i danni ammontano a 2,2 milioni di euro. Loro invece mi hanno espropriato l’area, e sa adesso quanto mi offrono di indennizzo? Quindicimila euro».
Spresiano. Zona di capannoni, radicchio e vitigni di Prosecco, a quindici chilometri da Treviso. Da qui partirà la Pedemontana Veneta, anche se le ruspe per ora lavorano solo nel paese vicino. L’unica traccia di quel che sarà la prima superstrada a pagamento d’Italia, sono dei paletti dipinti di rosso conficcati nei terreni.
Il piano messo in piedi dalla Regione per concludere l’opera, suona come una beffa ai tremila veneti che si sono visti espropriare le proprietà per fare posto a quei 94 chilometri d’asfalto che porteranno a Montecchio Maggiore, nel Vicentino. Non solo ci hanno rimesso la terra (oppure la casa o l’azienda) ma, oltre all’Irpef, si ritroveranno a pagare il pedaggio ogni volta che percorreranno quella strada costruita su un letto di ingiunzioni e carte bollate.
«Sia chiaro: non sono contrario alla Pedemontana chiosa Zanatta - è un’opera necessaria. Quel che non mi va giù è il metodo che stanno usando: la totale incertezza di ciò che avverrà, delle tempistiche e dei pagamenti degli indennizzi».
Per restare a Spresiano, c’è chi invita la comunità a non lamentarsi troppo. Come il parroco don Giuseppe Viero: «La strada statale Pontebbana è sempre intasata, senza contare che le auto corrono proprio di fronte all’asilo. La Pedemontana Veneta ci libererà dal traffico, sono trent’anni che l’aspettiamo. Se poi c’è qualche contadino che si lamenta, béh, magari lo fa solo per ottenere qualche soldo in più...».
Il viaggio attraverso il fantasma della superstrada, porta a Povegliano. Al presidente del Consorzio per la tutela del radicchio di Treviso, Paolo Manzan, hanno espropriato un terreno che aveva in affitto da quindici anni. «Due ettari coltivati, e a maggio sono arrivate le ruspe. Mi hanno promesso 8 euro al metro quadrato, mentre al proprietario andrà qualcosa di più. Quest’opera sta mettendo a soqquadro la realtà agricola: le aree sono state espropriate ma gli indennizzi non arrivano, di conseguenza gli agricoltori non hanno i soldi per comprare altri terreni. Spero che almeno i lavori si chiudano alla svelta, affinché i benefici che porterà questa infrastruttura vadano a compensare il sacrificio che ci viene chiesto».
Se Manzan è ottimista, poco distante c’è chi vorrebbe che tutto restasse com’è. Giorgio Begliorgio è un insegnante in pensione che vive in una casa antica immersa nella campagna. «Dopo averla ristrutturata mi sono dedicato alla produzione di Prosecco doc e Cabernet doc. Era un angolo di paradiso». Nell’aprile del 2015 ha saputo che dovrà dire addio a 5.300 metri quadri di vitigni perché il cantiere dovrà passare proprio lì, a neppure trenta metri da casa. Ha le lacrime agli occhi. «Sono degli imbroglioni, quelli che dicono che la Pedemontana è un bene collettivo. La verità è che questa strada sarà costruita sopra le vite delle persone. E intanto aumentano le tasse, con l’unico obiettivo di costruire un’opera divenuta ormai inutile, perché la utilizzeranno in pochi».
Lasciandosi alle spalle il Trevigiano, si entra in provincia di Vicenza. E nel Bassanese lo stato d’animo è un misto di paura e rassegnazione. «Qui a Nove andranno ad abbattere una rampa proprio davanti a casa mia – spiega Gianni Pizzato – spero non ci siano conseguenze. Vivere così non è facile ma a questo punto, con i lavori in stato di avanzamento, non possiamo fare altro che sopportare».
Il viaggio tra i cantieri è quasi concluso. A Montecchio Maggiore, dove la Pedemontana finirà la sua corsa, Giovanni Calearo aveva una grande casa con un giardino di 12mila metri quadrati. Oggi gliene rimangono poco più di mille e dalle finestre vede le ruspe scavare la trincea che scorre a due metri e mezzo dalle fondamenta. «Provo rabbia per come sono andate le cose», confida. «Prima c’è stato tolto il terreno, ora aumentano le tasse e cancellano l’esenzione del pedaggio: noi espropriati paghiamo tre volte il prezzo di questa strada maledetta».
Manzan Le aree sono state espropriate ma gli indennizzi non arrivano Ora aumentano l’Irpef. Per giustificare questi sacrifici, spero che almeno i lavori finiscano presto