Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pedemontana, nuove assunzioni Zaia: paghi Roma L’esecutivo blocca
Il sottosegretario Baretta: «Vogliono l’autonomia, poi chiedono aiuti». Addizionale, rinviato il voto in aula
VENEZIA L’accordo sulla Pedemontana, preannunciato dal governatore del Veneto Luca Zaia martedì scorso in consiglio regionale, sblocca subito i lavori. Tanto che Sis, il consorzio che sta costruendo l’opera, è pronto già a richiamare 90 tra tecnici e operai. Ma le questioni sono ben lungi dall’essere finite. Sulla reintroduzione dell’addizionale Irpef, infatti, è battaglia politica. A Zaia, che si è rivolto al governo («Se mette i 300 milioni, tolgo l’imposta»), ha replicato il sottosegretario Baretta («Invocano autonomia, poi chiedono aiuto allo Stato»). E intanto nelle commissioni la discussione sulla proposta è rinviata.
VICENZA A qualcosa servirà l’addizionale Irpef imposta dalla Regione ai veneti per sbloccare la Pedemontana: è bastato l’annuncio del governatore Luca Zaia che, in sottofondo, già si ode il rombo di ruspe e pale meccaniche. Il Consorzio Sis, il soggetto che deve costruire l’opera, a breve tornerà infatti ad assumere: entro aprile verranno ricontattati e ingaggiati 90 operai stradali e carpentieri, il cui contratto con il vincitore del project era scaduto a dicembre. A confermarlo sono i sindacati: «Verranno richiamati i 90 lavoratori a casa da due mesi e si prevedono altre 160 assunzioni in seguito. È arrivata la svolta», dichiara Giacomo Pirro, segretario degli edili della Feneal Uil di Vicenza.
Ma le questioni sono ben lungi dall’essere esaurite. Partiamo dall’addizionale Irpef, su cui si è scatenata la battaglia politica. Il punto è questo: Zaia martedì in consiglio ha annunciato che introdurrà l’imposta (si pagherà fino a 78 euro al mese, a testa) per coprire il nuovo investimento da 300 milioni. Confindustria e altre sigle hanno applaudito: «Scelta impopolare ma si tratta di un sacrificio necessario». Altri, invece, hanno criticato l’ennesimo sforzo richiesto ai cittadini. Ebbene, ieri, Zaia, ha affermato di aver chiesto all’esecutivo Gentiloni un contributo di 200 milioni di euro («Teniamo presente che la Pedemontana è stata vigilata dal governo»), sostenendo che se dallo Stato arrivassero i soldi, lui sarebbe pronto a ritirare l’addizionale. Facile a dirsi. Immediata ieri è arrivata la replica del governo, attraverso le parole del sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta: «La Pedemontana è un’opera importante, che è un bene che venga completata — ha affermato il membro dem dell’esecutivo —. Ed è un bene anche che la Regione si sia prese la responsabilità di portarla a termine. Certo, però, che se Zaia si rivolge al governo il giorno dopo aver annunciato che aumenterà le tasse non è certo un bel modo di fare. Tanto più se con una mano si chiede, come in questo caso, e con l’altra invece si rivendica costantemente maggiore autonomia». Sulla stessa linea del sottosegretario anche Alessia Rotta, deputata veronese del Pd: «Zaia cerca di fare il furbo — attacca — giocando allo scaricabarile. Non è il Governo ma lui ad aumentare le tasse». E anche la Cgil esprime critiche: «I cittadini si sentono becchi e bastonati — è la nota del sindacato —. L’addizionale Irpef invece consenta di dare risposta ai bisogni sociali di una popolazione sempre più impoverita». Per altro, c’è anche però chi sostiene il governatore. Così Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Treviso: «L’opera è fondamentale — afferma —, e non si poteva non chiudere. Certo, l’imposta è antipatica, ma se lo scopo è buono ci può stare. Ai parlamentari veneti, invece, dico: l’opera è di interesse nazionale, non locale. Va fatta lobby per recuperare denari dalle pieghe della prossima finanziaria».
E intanto in Regione, dove servirà il via libera del Consiglio, l’operazione trova già i primi incagli. Ieri la discussione nelle commissioni consiliari è stata subito rinviata. «La convocazione era avvenuta non rispettando i termini previsti dal regolamento — ha spiegato il pd Stefano Fracasso —, senza permettere ai consiglieri di avere il tempo per esaminare le proposte». Con un ultimo nodo, che rischia di arrivare al pettine: quello dei ricorsi. È il tema dell’interrogazione al ministro delle Infrastrutture della senatrice dem Laura Puppato: «C’è un reale rischio che la Pedemontana finisca al centro un ciclone di ricorsi da parte delle imprese che persero il bando di assegnazione, già allora molto contrastato? — si è chiesta l’ex consigliera regionale — Di fronte al cambiamento delle regole di ingaggio, cosa dovrebbero pensare quegli imprenditori che hanno partecipato a quel bando e se lo vedono oggi cambiare in corso d’opera con iniezione di garanzie e denaro fresco, modificando quindi le carte in tavola?»
Pier Paolo Baretta L’opera è importante, ma se Zaia si rivolge al governo dopo aver annunciato l’aumento delle tasse non è un bel modo di fare