Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Quei morti per credo religioso e cure non convenzionali
Quattro dottori seguaci della Nuova Medicina Germanica sotto la lente degli Ordini in Veneto
VENEZIA Morire a 19 anni per un linfoma di Hodgkin curato con rimedi omeopatici; di diabete perché una setta convince a fare a meno dell’insulina; per un cancro al seno trattato con la naturopatia. Sono alcuni dei casi di pazienti che si sono affidati alle medicine non convenzionali incontrati da medici e giudici veneti. Storie diverse, tutte con un identico finale: la fede dei malati nelle cure alternative ha portato alla morte.
VENEZIA Morire a 19 anni per un linfoma di Hodgkin curato con l’omeopatia. O a 60 per un cancro alla mammella trattato da una naturopata. Di diabete a vent’anni perché la setta ti ha convinto che la crisi si domina con la forza di volontà e che puoi fare a meno dell’insulina. Neoplasie curate a parole, con le vitamine, con le erbe, con le diluizioni: sono le storie di medicina alternativa che hanno attraversato le vicende professionali di medici, procuratori e avvocati in Veneto i cui assistititi hanno abbracciato la fede in medicine non convenzionali. In comune c’è il finale: la morte per la cieca fiducia in Geova, o in Hamer, in quel dottore che ha sei mesi di lista d’attesa.
Né la forza dell’evidenza né le inchieste frenano i medici Hamer e i loro seguaci, come dimostra il caso di Eleonora Bottaro, morta per una grave forma di leucemia due settimane dopo aver compito 18 anni: aveva rifiutato la chemioterapia convinta che fosse nociva e ora i genitori sono indagati per aver ostacolato le cure. Gli ordini dei medici non stanno a guardare e quattro procedimenti sono aperti o in fase d’istruttoria nei confronti di dottori Hameriani a Verona, Vicenza, Padova e Venezia. I casi più noti sono quelli di Paolo Rossaro a Padova, condannato in Cassazione per omicidio colposo di un camionista vicentino curato con massicce dosi di vitamina C per un tumore e Matteo Penzo, dirigente anestesista all’Usl 10 di San Donà. Vicino al mondo Hamer c’è il Giancarlo Rebellato dell’omonimo centro fisiomedico di Resana. E poi ci sono associazioni, centri «nuove scuole». Un sistema alternativo nel quale il protocollo coincide con la fiducia nell’efficacia della cura.
«Mi è capitato anni fa un ragazzo di 19 anni affetto da un linfoma di Hodgkin – racconta Roberto Mora, presidente dell’ordine dei medici di Verona Era guaribile con la chemioterapia ma dopo un paio di cicli il ragazzo smise. Aveva trovato un medico francese che gli aveva consigliato di sospendere e di curarsi con l’omeopatia. Quando tornò da me, il male era in uno stadio talmente avanzato che neanche la chemioterapia riuscì a salvarlo. Ero furioso e scrissi all’Ordine di Genova». Finale amaro anche per la donna con un cancro al seno che si era affidata ad una naturopata. «La denunciammo alla magistratura, lei se la cavò con 600 euro di ammenda per esercizio abusivo della professione e il giorno dopo tornò al lavoro».
«C’era una setta a Vicenza, truffatori che convinsero un ragazzo diabetico che avrebbe potuto farcela senza l’insulina». L’ex procuratore capo di Treviso Antonio Fojadelli ha viva la memoria di un caso che nei primi anni Duemila scosse Castelfranco, la Marca e Vicenza. La chiamarono setta degli angeli, prometteva guarigioni senza medicine, astrazione dai bisogni materiali con risultato che gli adepti venivano tenuti a pane ed acqua: una giovane si suicidò e un ventenne morì per una crisi diabetica. «Il ragazzo disse ad un testimone: sarò il primo esempio di persona che supera la crisi diabetica senza insulina. Ovviamente furono condannati», racconta Fojadelli. Il problema non è la libertà del paziente di rifiutare le cure se non mette a repentaglio la salute pubblica; il problema è come nasce questa volontà e la dose di libera scelta. «Una volta sono intervenuto con forza su una famiglia di testimoni di Geova che rifiutava la trasfusione sulla figlia minore. Quando questa fede è frutto di un condizionamento psicologico, si pone la questione». Difficile scorgere il confine tra plagio e convinzione personale. «Un caso simile a quello di Eleonora lo vissi personalmente con un’amica: credeva fortemente nella medicina Ayurvedica e rifiutò le cure per il cancro».
D’altra parte c’è la storia di Celeste Carrer, la bambina di Tessera affetta da atrofia muscolare spinale cui avevano dato solo un anno e mezzo di vita. Oggi ha sette anni, va a scuola, comunica grazie al computer. Grazie alle staminali, proprio quelle che hanno mandato in galera una seconda volta Davide Vannoni. La famiglia dovette combattere in tribunale per avere accesso alla cura compassionevole. «Per l’atrofia di Celeste non c’è una cura - spiega l’avvocato Marco Vorano - Quando non ci sono alternative, il barlume di speranza migliora la qualità della vita. E come dice l’Oms, la salute non è stare meglio fisicamente ma avere migliore qualità della propria esistenza».
«Le nicchie fuori dalla scienza ufficiale lavorano sull’accettazione della persona e del suo carico emotivo di ansia, dolore, perciò fanno presa - osserva il medico veneziano Franco Fabbro - La medicina ufficiale è forte del suo sapere ma è debole perché non può parlare alle viscere ma al cervello. Di questo dobbiamo farci carico noi medici ufficiali». Senza fare l’errore di liquidare i segnali con uno sbrigativo: tutte cretinate, lasci perdere, avverte il presidente dell’ordine dei medici di Padova Paolo Simioni. «Comunicare col paziente è tempo di cura - spiegaProporre cure impegnative e faticose come la chemioterapia è uno dei momenti più importanti della professione, bisogna spiegare in modo che la persona capisca appieno».
Fojadelli Plagiato da una setta, un diabetico ventenne smise l’insulina Mora Aveva 19 anni e un linfoma curabile ma scelse l’omeopatia