Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ex popolari, un mese per chiudere con l’Ue
ALLA FONDAZIONE CINI FINO AL 30 LUGLIO LA MOSTRA DEDICATA AL GRANDE DESIGNER
Crediti in sofferenza e personale. E un mese per chiudere. Ruoterebbe attorno a questo la trattativa con l’Unione europea per salvare le ex popolari venete.
Inediti Le opere di Sottsass per la Millennium House non sono mai state messe in mostra
Colori, trasparenze, assemblaggi: a San Giorgio vasi e lampade che diventano sculture. Tra le curiosità le «Kachinas», i «Capricci» e gli oggetti di Baccarat
Incastri e intrepide sospensioni che sfidano la forza di gravità, complessi assemblaggi con l’impiego di filo metallico e basi in marmo, forme inconsuete e compenetrazioni, per un elogio di trasparenze e colori.
Non erano mai uscite dalle casse le 22 sculture di vetro create da Ettore Sottsass tra il 1999 e il 2005 su richiesta dello sceicco del Qatar, Saud Al Thani per la sua Millennium House di Doha. Le opere, pensate come un’installazione unica e realizzate alla Vetreria Cenedese di Murano, dovevano risolvere lo spazio living della faraonica dimora progettata da Arata Isozaki, che prevedeva interventi di Achille Castiglioni per la palestra, David Hockney per la piscina e Ron Arad per il soggiorno e sala da pranzo per la famiglia.
Una «villa dell’arte» da sogno che non venne realizzata a causa della morte del giovane sceicco e che almeno in parte rivive nella mostra «Ettore Sottsass: il vetro», sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, fino al 30 luglio. Gli elementi ideati da Sottsass sono di dimensioni varie (taluni di oltre un metro), dagli azzardati accostamenti cromatici e dalle sagome inattese. Inclinati quando non sospesi, sono presenze, personaggi, protagonisti posti su un palcoscenico. Sono oggetti con personalità, lontano da ogni possibile convenzionalità. Come tutti gli oltre 220 pezzi esposti nella mostra, in gran parte provenienti dalla collezione di Ernest Mourmans. Nuovo capitolo del programma de «Le Stanze del Vetro» - progetto culturale pluriennale promosso da Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung - , curata da Lu- Massimo Barbero e realizzata in occasione del centenario della nascita dell’architetto, designer e pittore, è questa la prima esposizione interamente dedicata alla produzione di vetri e cristalli di Ettore Sottsass (1917-2007).
Motivi esuberanti, contrasti di colore stridenti e assonanti, asimmetrie coraggiose, forme geometriche impilate come totem. I suoi primi esperimenti col vetro risalgono agli anni Quaranta, quando presenta alcuni oggetti alla Biennale. Negli anni Settanta invece realizza la sua prima serie famosa, quella per la Vetreria Vistosi. Lavorerà in seguito con le principali aziende muranesi, dalla già citata Cenedese alla Toso Vetri d’Arte e alla Venini. Sottsass disegna vasi, lampade e oggetti che diventano sculture a sé stanti, lontani da finalità d’uso.
Lo si capisce già dalla prima sala della mostra, riservata alle serie «Memphis» degli anni Ottanta: forme capovolte e pendagli per creazioni che sembrano giocattoli: «Sottsass - sottolinea Pasquale Gagliardi, Segretario Generale della - rivoluziona i canoni tradizionali, i rapporti con i volumi». Rivoluziona anche le tecniche con l’uso della colla chimica (rispetto alla tradizionale incollatura a caldo) per saldare i vari elementi dei suoi lavori. Lavori che nell’esposizione sono lasciati liberi da teche, valorizzati dall’allestimento firmato da Annabelle Selldorf. Il quattro volte Premio Compasso d’oro gioca sulla verticalità e sulla compenetrazione delle materie. Il vetro si unisce ai metalli, alla plastica, al marmo, che diventa il basamento di tante opere dagli anni Novanta. La serie delle «Rovine», «Big and small works», gli «Esercizi» e i «Capricci»: sala per sala, foreste cromatiche, con elementi spesso ironici, come ad esempio «Asparagi sacri» o la simpatica «Medusa». Sempre in questo decenca nio parte la collaborazione col Cirva di Marsiglia, centro di sperimentazione del vetro, dove dal 2004 Sottsass inventa le divertenti «Kachinas», fantocci di vetro ispirati alle omonime bambole votive indiane, vasi con occhi e collane. I «New works» (2006) sono infine una summa del lessico sottsassiano.
Sottsass collabora anche con aziende a vocazione industriale, come Alessi, Egizia, Fontana Arte, Serafino Zani e Swarovski che lo portano a misurarsi sia con la precisione del taglio sia con la tradizione del cristallo. Ha 85 anni quando realizza per Baccarat una serie di oggetti, già esposti al Pompidou di Parigi e ora in mostra, in una galleria finale dove troviamo pure un orologio, unico manufatto in vetro disegnato per Olivetti, azienda a cui Sottsass è stato legato per 30 anni scrivendo la storia del design.
Eppure «Non credo di aver inventato niente, ho proposto un modo di essere». Parola di Ettore Sottsass.