Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Grande passione, incontri e sigarette: più di tre mesi col piede sull’acceleratore
PADOVA Tutto è cominciato nella Sala Verde del Caffè Pedrocchi, in pieno centro. Dove il 25 gennaio scorso, con a fianco l’amico avvocato nonché ex calciatore del Padova Diego Bonavina, l’imprenditore Sergio Giordani, che mercoledì prossimo compirà 64 anni, ha ufficializzato la sua candidatura «civica» a sindaco della città del Santo.
E tutto rischia malauguratamente di concludersi, proprio adesso che manca poco più di un mese alle elezioni amministrative dell’11 giugno, nei locali intitolati a Ippolito Nievo in via Piovese, a Voltabarozzo, periferia Sud del capoluogo. Dove l’altra sera l’ex presidente dell’Interporto, già patron dell’ultimo Calcio Padova promosso in serie A nel 1994, ha accusato un grave e improvviso malore, che ora potrebbe estrometterlo dalla corsa a Palazzo Moroni. In mezzo, dentro una campagna elettorale partita molto presto (in pratica sei mesi fa, quando l’allora primo cittadino leghista Massimo Bitonci è stato sfiduciato da 17 consiglieri comunali e la reggenza del municipio, per la prima volta nella sua storia, è finita nelle mani di un commissario), ci sono stati 100 giorni tondi di incontri pubblici, riunioni private, telefonate infinite, sopralluoghi di qua e di là, appuntamenti istituzionali, abbracci e strette di mano nei mercati rionali, conferenze stampa, ospitate televisive e chi più ne ha più ne metta. Insomma, l’inevitabile quotidianità di chi si candida a governare una città con più di 200mila abitanti. Quasi una passeggiata di salute per chi, come ad esempio l’ex sindaco Bitonci (l’uomo da battere alle elezioni in calendario tra cinque settimane), fa l’amministratore pubblico da ben 23 anni. Ma, evidentemente, una maratona da correre al ritmo di un centometrista per chi, come appunto Giordani, non è un politico di professione. E, di conseguenza, non è abituato a stare sotto la luce dei riflettori anche per 18 ore al giorno. Già. Perché in quest’estenuante salita dolomitica che ora rischia di stopparsi proprio sotto il cartello dell’ultimo chilometro, l’ex numero uno biancoscudato, oggi titolare della catena di negozi Non Solo Sport, si è fisicamente speso in prima persona come forse nessuno poteva immaginare. Tanto da perdere, per sua stessa ammissione, più di sei chili. Si è sempre svegliato alle sei del mattino e non è mai andato a letto prima delle due di notte. Ha spesso saltato i pranzi e le cene. Ha bevuto litri di caffè, consumato decine di barrette energetiche, preso parte a continui aperitivi e fumato centinaia di sigarette. Malgrado i ripetuti inviti della moglie Lucia e dei figli Antonio e Paola a ridurre il carico di appuntamenti, Giordani non si è mai risparmiato e ha davvero messo tutto sé stesso in quest’avventura per lui inedita: «Non ho nessuna tessera di partito – il suo mantra – Non devo fare carriera politica. Non ho bisogno di pubblicità e tantomeno di uno stipendio. Ho soltanto un piccolo difetto: sono innamorato di Padova.
Questa città mi ha dato tanto. Ed è arrivato il momento che io le restituisca qualcosa». Il suo desiderio principale, in questi tre mesi e mezzo di campagna, è stato quello di stare in mezzo alla gente. Di farsi conoscere e apprezzare. Perché, a suo dire, doveva colmare un deficit di popolarità rispetto a Bitonci. E, dando retta ai tanti uomini del suo staff, ci stava riuscendo. E pure bene. Ma Giordani, negli ultimi 100 giorni vissuti con l’acceleratore costantemente pigiato, ha dovuto smussare anche i complessi angoli della politica, mediando in continuazione con le varie forze, partitiche e civiche, che compongono il suo schieramento. «Io non mollo», ha pubblicamente scandito l’altra mattina, dieci ore prima di sentirsi male, durante la presentazione del suo programma. Forse qualcuno, avendolo visto più stanco e stressato del solito, gli aveva suggerito di rallentare. Però lui, è fatto così, ha tirato dritto.