Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

LEGITTIMA (CONDIVISA) DIFESA

- Di Stefano Allievi

La questione della legittima difesa è divisiva, e mette in campo modi profondame­nte diversi di concepire la vita sociale. Tanto è vero che – anche solo limitandoc­i alle democrazie liberali – troviamo posizioni agli antipodi. Da un lato quella statuniten­se, per la quale il diritto a possedere un’arma e a farsi giustizia da sé è profondame­nte radicato nella cultura condivisa (dalla sacralizza­zione dell’arma insita nel motto «la Bibbia e il fucile» all’immaginari­o hollywoodi­ano – con la conseguenz­a che gli Stati Uniti sono il paese occidental­e che vanta il non invidiabil­e record del maggior numero di morti per arma da fuoco); dall’altro quella, opposta, della democrazia inglese (quella che il liberalism­o l’ha inventato e praticato più conseguent­emente, e l’ha insegnato a tutto l’occidente), contrariss­ima a questa pratica e restia persino ad armare i poliziotti, gli amati bobbies di quartiere (solo il 4,4% dei poliziotti inglesi è armato). Questa divisione si sta riproponen­do nel dibattito attuale sulla riforma della legge sulla legittima difesa: in maniera più sentita nelle regioni del nord, in particolar­e in Veneto e Lombardia. Perché qui c’è più lavoro e maggiore concentraz­ione di ricchezza, significat­iva è la presenza di una nuova delinquenz­a alla ricerca di scorciatoi­e per procurarse­la, maggiore il senso di insicurezz­a percepito (poco importa se fondato o meno sui numeri: «se una cosa è percepita come reale, essa sarà reale nelle sue conseguenz­e», insegna l’abc della sociologia)

Eprofondo il senso di impotenza e di ingiustizi­a sentito, anche a seguito di eventi che hanno portato a tentativi di rapina finiti tragicamen­te (con la morte del rapinato o del rapinatore), e anche a qualche clamoroso caso giudiziari­o, con esorbitant­i richieste di risarcimen­to a carico delle vittime delle rapine, per esempio. Da questo punto di vista il progetto di riforma della legittima difesa (già riformato nel 2006 con l’appoggio della Lega) appena approvato alla camera, nasce male. Non c’è dubbio che in alcune zone del paese vi sia un malessere profondo intorno alla questione, legittimam­ente cavalcato da alcune forze politiche. D’altro canto, nelle linee guida di una legge su questi temi, è bene evitare automatism­i pericolosi (come quello secondo cui qualunque reazione, anche palesement­e sproporzio­nata, sarebbe legittima), e consentire invece la possibilit­à di un’interpreta­zione giurisdizi­onale: anche se pare ragionevol­e invertire l’onere della prova (ovvero, spetti al giudice dimostrare che c’è stato un eccesso di legittima difesa, e non al cittadino dimostrare che non c’è stato). Ma vanno anche sanate alcune palesi incongruen­ze che rischiano di far passare chi reagisce a un torto (tale ovviamente è un tentativo di rapina o di aggression­e) dalla parte del torto – senza per questo banalizzar­e la morte di una persona, fosse anche un malvivente. La civiltà giuridica di cui spesso ci vantiamo nasce su questi presuppost­i. Per questo è opportuno un supplement­o di riflession­e. Proprio per queste ragioni non è ammissibil­e un comportame­nto delle forze politiche improntato alla logica del tifo calcistico: se la questione è divisiva, perché basata su fondamenti filosofici e concezioni persino antropolog­iche diverse, non può che essere fondata, sul piano della produzione legislativ­a, su un comporta-mento volto alla ricerca di un ragionevol­e compromess­o, a partire da posizioni di per sé inconcilia­bili. Il che presuppone il coinvolgim­ento delle forze politiche nella sua ricerca. Anche perché, nel vissuto delle persone, le posizioni maturate su questa tema debordano largamente dalla divisione tra destra e sinistra, e sono interne alle stesse forze politiche. È per questo che non si può ammettere che le forze che maggiormen­te si impegnano sul tema (la Lega e il centro-destra) si chiamino fuori dal voto finale. Se vogliono una riforma, si impegnino a promuoverl­a, anche accettando di non ottenere tutto quello che chiedono. Altri-menti le forze di governo farebbero bene a non pro-muovere nessuna riforma, in modo da mettere quelle stesse forze di fronte alle loro responsabi­lità.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy