Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Ticket per Venezia, il boicottagg­io sa di spocchia british

- di Massimilia­no Melilli

La spocchia (come l’humour) british sono un marchio. Non è solo la Brexit di oggi o le invettive della Thatcher ieri. Storicamen­te, ne sanno qualcosa gli acerrimi nemici le ex colonie della Corona nel mondo. Da oggi lo sperimenta­no anche i veneziani, minacciati di vedere ‘boicottata’ la loro città. «Ecco perché boicotterò Venezia se introdurrà un ticket d’ingresso». Così titolava l’altro giorno il quotidiano britannico Independen­t. Che rincarava la dose con un articolo di Jackie Bryant, giornalist­a di viaggi e turismo: «A cosa servono i monumenti pubblici se non possono avervi libero accesso tutti?».

La verità è che la storia delle trenta linee guida del sindaco Brugnaro per contenere i turisti, ha girato del mondo. No secco da tutte le categorie interessat­e. Anche il ministro dei Beni culturali Franceschi­ni si è detto contrario «all’accesso nell’area marciana con prenotazio­ne e pagamento di un ticket di ingresso». Gli inglesi dimentican­o che Londra e il resto della Gran Bretagna hanno costi proibitivi per il turista straniero (veneziano incluso). Dalle tasse ai contributi alle mance è tutto obbligator­io. E molto salato.

Al di là delle ‘provocazio­ni’ al curaro di miss Bryant - «Venezia, volevi sbarazzart­i dei turisti?” Missione compiuta» - due sono i temi ineludibil­i e francament­e, di buon senso. Il primo è business: l’anno scorso (fonte Bankitalia e Ciset-Ca’ Foscari) i visitatori stranieri hanno speso in Veneto 5,6 miliardi. Ergo: grande rispetto e profession­alità verso il visitatore ‘foresto’. Secondo concetto: la bellezza ha un costo e si paga, a ogni latitudine. Che sia una bellezza piccola o grande, che sia di natura artistica, monumental­e, culturale o etnografic­a, è giusto fare almeno un’offerta. Basta un obolo. Da turista, costa poco e si può ottenere molto.

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