Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Il patto con Trento renderà più solidi e sicuri i risparmi dei cortinesi»
Lancedelli ( Banca Rurale) spiega l‘alleanza con Ccb
CORTINA D’AMPEZZO La formula è quella dell’autonomia responsabile. Più controlli, sì, ma anche più risparmi, eliminando un bel po’ di costi fissi, che sono poi quelli che attualmente fermano la crescita degli istituti di credito. Che soffrono di più quando sono piccoli. Come la «Cassa rurale e artigiana di Cortina», che conta di diventare più efficiente, più solida anche grazie all’operazione dell’altra sera, quando l’assemblea dei soci ha approvato (con una maggioranza bulgara) l’aggregazione al gruppo bancario cooperativo guidato dalla Cassa Centrale Banca (Ccb) di Trento, dicendo al contempo di no a Iccrea Banca di Roma.
Il passaggio era necessario, perché richiesto da recenti riforme in materia. La scelta, però, c’era. A rassicurare i soci della banca di Cortina è Alberto Lancedelli, presidente dell’istituto di credito.
Presidente che strada è stata presa?
«Credo che abbiamo preso quella giusta»
In base a quali criteri avete deciso per Trento?
«Ci è piaciuto il programma generale della capogruppo Ccb: la banca resta al centro del progetto e gode di una autonomia proporzionale all’andamento. E poi, dopo l’aumento di capitale, al quale noi parteciperemo, Ccb sarà più solida di Iccrea. E poi i numeri erano onestamente diversi. Il margine di intermediazione per dipendente è di 494mila euro per l’holding Ccb, di 497mila per la banca Ccb. Per Iccrea i numeri sono 325mila (holding) e 376mila (banca). Quanto al costo per dipendente, per Ccb è di 78mila euro (holding) e 77mila (banca); per Iccrea 87mila (holding) e 91mila (banca). Infine, con Trento abbiamo in comune il tipo di gestionale».
Cosa cambierà?
«Il cliente non si accorgerà di niente. I servizi – come le carte di credito – in mano a Iccrea, passeranno col tempo a Ccb. Ci saranno più controlli, ma saranno esercitati solo se i nostri parametri peggioreranno. Di certo, dobbiamo aggiornare lo Statuto, che deve prevedere la nuova situazione».
Che dimensioni ha la Cassa Rurale?
«Un attivo di 500 milioni, un margine di intermediazione di 12 e 69 dipendenti».
Sofferenze?
«Circa il 3%, quindi meno del normale. Ma con una copertura delle partite deteriorate del 25%, una percentuale non troppo elevata».
Come vede il futuro?
«Dipenderà dalla capacità degli amministratori, perché l’attività sarà sempre più difficile. Il fatto è che i costi fissi aumentano di continuo. Si pensi soltanto all’informatica e ai controlli che debbono essere eseguiti perché nessuno si infiltri nel sistema. Stanze apposite, personale apposito. Un sacco di soldi. L’idea è che la capogruppo ci sollevi un po’ da queste spese. Che senso ha avere un ufficio legale, uno per banca, se ci siamo aggregati? A mio avviso, tanti sono i servizi che potrebbero essere messi in comune».
Quali tempi sono previsti?
«Già nella seconda metà del 2018 i gruppi bancari cooperativi dovrebbero essere attivi. Poi, quanto al passaggio di alcuni servizi da Iccrea a Ccb, ci vorrà un po’ più tempo».