Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pedemontana, rischio danno erariale Dura relazione della Corte dei Conti sul nuovo contratto tra Regione e Consorzio Sis Sotto accusa il maxi contributo pubblico da 300 milioni: «Norme violate»
VENEZIA A pochi giorni dall’approvazione in giunta - e dalla successiva firma - del nuovo schema di contratto tra la Regione ed il consorzio di costruttori Sis (è in agenda per la metà della prossima settimana e a Palazzo Balbi assicurano che non ci saranno rinvii), quando il clima sulla Pedemontana pareva essersi rasserenato e anche i contribuenti sembravano ormai rassegnati al ritorno dell’addizionale Irpef, una nuova tegola casca sulla superstrada più contestata del Veneto e, forse, d’Italia.
E’ infatti arrivata mercoledì, alla Regione come ad altri 82 destinatari (ci sono tutti, dai Comuni attraversati dal tracciato a Palazzo Chigi e i ministeri, da Cassa Depositi e Prestiti alla Bei), la nuova relazione firmata dal magistrato della Sezione centrale di controllo della Corte dei Conti Antonio Mezzera, il giudice che già da alcuni anni ha posato la sua lente sui 94 chilometri in project financing tra Montecchio e Spresiano. Una relazione dura, che ribadisce le «significative criticità» già evidenziate nelle due puntate precedenti (30 dicembre 2015 e 9 novembre 2016), contesta le mancate risposte dell’amministrazione regionale nei termini di sei mesi previsti dalla legge (sono scaduti una settimana fa) e introduce pure nuovi profili di dubbio, relativi proprio al contratto in via di definizione, il terzo da che è iniziata questa storia. Insomma, per Mezzera non va bene neppure quella che si sperava potesse essere - finalmente - la soluzione a tutti i guai e nel preambolo della sua relazione avverte: se i 13 punti successivi non dovessero venire adeguatamente chiariti, un domani potrebbe configurarsi un danno erariale. Con questi presupposti, e tenendo a mente che si tratta di un’opera da due miliardi di euro, chi avrà il coraggio di alzare la mano quando in giunta si tratterà di votare «sì» al nuovo contratto?
Il punto più critico è il numero 4, proprio perché si riferisce alle novità illustrate dal presidente Luca Zaia in consiglio regionale il 7 marzo scorso, in occasione dell’annuncio del ritorno dell’addizionale. La Corte, nel ricordare il previsto aumento del contributo pubblico da 614 a 914 milioni di euro e l’introduzione del canone di disponibilità a favore di Sis, con conseguente spostamento a carico della Regione del rischio legato all’incasso dei pedaggi per tutta la durata della concessione (39 anni), avverte: «Tale radicale mutamento delle prestazioni contrattuali rischia di violare consolidati principi comunitari (il riferimento è alle direttive sulla concorrenza e gli aiuti di Stato, ndr) incidendo su elementi sostanziali della convenzione originaria tali da snaturare l’originario rapporto». Che poi è esattamente il rischio paventato da alcuni noti avvocati amministrativisti, secondo i quali le modifiche al contratto costringerebbero la Regione a rimettere in gara il project. E Mezzera, in tal senso, continua: «Va ricordato che sia in sede di gara che nelle successive fasi processuali, furono determinanti al fine dell’attribuzione della commessa le stime di traffico e il contributo da parte della Regione». E difatti Impregilo, capofila della cordata di imprese che anche con un lungo contenzioso giudiziario provò in ogni modo a strappare a Sis il project, ha già inviato formale diffida alla Regione dal proseguire con la firma del nuovo contratto.
Questa la contestazione principale, a cui comunque se ne aggiungono altre 12, molte delle quali, a dire il vero, riferite alla precedente gestione commissariale (come tale in carico allo Stato) di Silvano Vernizzi: il cospicuo ricorso alle finanze pubbliche, tra Stato e Regione; i dubbi sulle stime di traffico; il closing bancario che non arriva mai (il nuovo contratto prevede, ed è la prima volta, 8 mesi dalla firma); i ritardi, anche progettuali, della viabilità complementare promessa ai Comuni; i contrasti con le amministrazioni di Marostica e di Povegliano e con i ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali, che lamentano scarse informazioni ed altrettanto scarso coinvolgimento (e va ricordato che eventuali inghippi nell’espletamento delle procedure Vas e Vinca potrebbero portare all’apertura di procedure d’infrazione comunitaria); i ritardi nel pagamento degli espropriati, a cui sarebbero stati liquidati appena 43 milioni sui 174 concordati.
Tant’è, mentre già infuria la polemica politica (dal Pd ai Cinque Stelle si grida al «disastro su tutta la linea» e alla «stroncatura definitiva»), i tecnici della Regione sono al lavoro per dare alla Corte tutti i chiarimenti richiesti, si spera senza ulteriori conseguenze. Hanno tempo fino al 30 giugno.
I dubbi in 13 punti Tra i rilievi anche lo scarso coinvolgimento dei Comuni e assenza di controlli ambientali