Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Case popolari, spunta il tetto agli stranieri «Non superino la quota del 13 per cento»
Nuova proposta in consiglio regionale, continua la stagione del «Prima i Veneti»
VENEZIA Case popolari, spunta il tetto agli stranieri. Continua la battaglia sul «Prima i Veneti» condotta a suon di leggi o proposte di legge in consiglio regionale. In principio furono gli asili e le scuole materne, con la corsia preferenziale riservata ai figli di genitori «residenti in Veneto da almeno 15 anni». Poi è toccato alle case di riposo, i sostegni alla disabilità, i contributi per gli affitti onerosi, con l’introduzione del requisito della residenza «da almeno 5 anni in Veneto». Ora, una proposta avanzata dai tosiani prevede una tetto agli immigrati nelle case popolari. «Non superi il 13 per cento».
VENEZIA Non solo «Prima i veneti». Anche un tetto agli stranieri. Si fa sempre più aspra la battaglia in consiglio regionale per l’accesso ai servizi sociali. In principio furono gli asili e le scuole materne, con la corsia preferenziale riservata ai figli di genitori «residenti in Veneto anche in modo non continuativo da almeno 15 anni o che prestino attività lavorativa in Veneto ininterrottamente da almeno 15 anni», legge poi impugnata dal governo davanti alla Consulta perché ritenuta incostituzionale. Poi è toccato alle case di riposo, i sostegni alla disabilità, i contributi per gli affitti onerosi, con l’introduzione del requisito della residenza «da almeno 5 anni in Veneto», seguito da un meccanismo premiale che aumenta i punteggi in graduatoria all’aumentare degli anni vissuti nella nostra regione (la legge, in questo caso, non è ancora approdata in aula). Ora è il momento degli alloggi popolari, con tre diversi progetti di legge che vanno ad innestarsi nella più generale proposta di riforma del settore dell’edilizia residenziale pubblica presentata un anno fa dalla giunta Zaia. Se ne è discusso ieri, in commissione Territorio.
In particolare, colpisce il testo firmato da Maurizio Conte della Lista Tosi e da Giovanna Negro di Veneto del Fare, già autori del «Prima i veneti» negli asili e nelle scuole materne, secondo cui «al fine di evitare discriminazioni al contrario», si renderebbe «urgente porre un “tetto percentuale massimo” per gli alloggi di edilizia sovvenzionata annualmente disponibili per l’assegnazione agli extracomunitari». Questo, si legge, per «governare il fenomeno dell’immigrazione senza ledere gli interessi della popolazione locale che da un canto vede irrisolto il problema casa e dall’altro vede assegnate buona parte delle poche case sociali (in alcune province sino ad oltre il 30%) a stranieri che non hanno versato i contributi con le quali sono state costruite e che provengono da Stati che non hanno analoghe norme in favore dei cittadini italiani». Chiarito che si sta parlando di stranieri in possesso di regolare permesso di soggiorno, il tetto viene fissato dai due «tosiani» al 13% ma la giunta dovrebbe rivederlo ogni due anni sulla base delle rilevazioni dell'Istat.
Il secondo progetto di legge, firmato sempre da Conte e Negro, si rifà invece al più classico principio del «Prima i veneti» mutuato dal fortunato slogan utilizzato dal governatore Luca Zaia nella campagna elettorale del 2010. In questo caso si prevede che possano fare domanda per l’accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica solo quei cittadini che abbiano la residenza o svolgano la loro attività lavorativa in Veneto «ininterrottamente da almeno 15 anni». In sostanza lo stesso identico requisito introdotto per gli asili impugnato il mese scorso dal governo. Ma i «tosiani» non si scoraggiano, spiegano che «la ratio della proposta sta nella limitatezza delle risorse finanziarie disponibili» e nella volontà di « privilegiare quei cittadini che dimostrino di avere un “serio legame” con il territorio» e a conforto citano sentenze e ordinanze della Corte costituzionale. È chiaro che il destino di questo progetto di legge dipenderà dall’esito del giudizio della Consulta sugli asili, perché in caso di bocciatura di quest’ultimo, proseguire oltre sarebbe nulla più che un mero esercizio di stile.
Infine il terzo progetto di legge, più articolato, pensato da Riccardo Barbisan (autore del «Prima i veneti» nell’accesso ai servizi ed ai contributi sociali) e poi firmato da tutti i consiglieri di Lega e Lista Zaia. Le novità in questo caso insistono su aspetti diversi, dagli anni di matrimonio per le coppie che si presentano ai bandi all’assenza di condanne a carico di chi fa domanda. Anche qui, però, spunta il requisito della residenza, con un meccanismo premiale a punteggio crescente: «Se residente da almeno 8 anni continuativi: punti 4; da almeno 16 anni: punti 8; da almeno 24 anni: punti 16».
Si vedrà come proseguirà il confronto in commissione e poi in aula, e se si arriverà ad un unico testo condiviso, ma va da sé che sia il progetto di legge Barbisan, essendo presentato dalla maggioranza, così come quelli dei «tosiani», visti i precedenti, hanno ottime chance di arrivare fino in fondo.