Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Noi, veneti e vincenti»
L’intervista doppia Giovanni Battaglin e Damiano Cunego raccontano le loro vittorie al Giro d’Italia, unici ciclisti nati nella nostra regione a primeggiare Lo scalatore di Marostica: «Ricordo l’ultima tappa e il boato all’Arena: capii di avercela fatta»
anni di distanza, il 30 maggio del 2004, in un ciclismo spaesato per la morte di Marco Pantani, il Piccolo Principe della Lessinia fa innamorare i tifosi conquistando quattro tappe e portando la maglia rosa fino a Milano. Due campioni dalle storie opposte, un vicentino e un veronese, che in cento edizioni della corsa rosa hanno scritto in maniera indelebile il loro nome sul trofeo infinito.
Che ricordo ha del Giro giro conquistato e della maglia rosa portata sino al traguardo?
Battaglin: «La corsa terminava a Verona. Arrivare all’Arena è stato qualcosa di fantastico. Non sapevo di aver vinto, durante la cronometro le macchine non potevano seguirti. Ero stato un’ora in mezzo alla gente, lungo tutto il percorso non capivo i tempi e nell’unico rilevamento mi trovavo a pari merito col secondo. C’erano gli abbuoni, rischiavo di perdere il giro, avevo 38’’ di ritardo. Entrando all’Arena il boato mi ha fatto capire che ero primo. Il massaggiatore poi me l’ha confermato, un momento stupendo».
Cunego: «Arrivare in rosa a Milano è un qualcosa di fantastico, in pochi possono provarlo. Capisci di aver fatto la storia di questo sport e il bello viene dopo con i tanti riconoscimenti. Vincere il Giro mi ha fatto conoscere al grande pubblico. Sono quelle gare che Qui sopra Giovanni Battaglian che vinse il Giro del 1981. A destra Damiano Cunego, vincitore nel 2004 verranno ricordate in eterno, certe vittorie rimangono negli annali e nessuno te le può cancellare».
Due modi differenti di vincere, ci racconta come avete iniziato quel Giro?
B. «Io tornavo dalla Vuelta che avevo vinto la domenica precedente. Il mercoledì dopo c’era già il prologo a Trieste e potevo contare su una grande condizione. Avevo finito in crescendo in Spagna e partivo rilassato al Giro. Con una cor-