Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Cede il tetto, operaio precipita e muore
Dosson, il 34enne di origine kosovara stava lavorando sulla copertura di un capannone per rimuovere il guano. Era assicurato a una corda ma gli si è aperto uno squarcio sotto i piedi
CASIER Il tetto sul quale stava lavorando cede, lui precipita e si schianta al suolo dopo un volo di 6 metri. Un tragica fine per Shukri Shala, 34enne operaio di origine kosovara, residente a Treviso. L’uomo è morto, poco prima delle 13 di ieri, all’interno dei capannoni della T.d.e. Vending di via delle Industrie 121, nella zona industriale di Dosson di Casier.
Shala non lavorava per quell’azienda, ma era arrivato nello stabilimento per effettuare alcuni lavori di manutenzione e pulizia della copertura, per conto della ditta di cui era dipendente, il cui titolare Salvatore Cinquerrui si trovava poco distante dal luogo dell’infortunio mortale. L’operaio era salito sul tetto e stava rimuovendo dalle grondaie il guano dei piccioni, che aveva intasato gli scarichi. Shala si era adeguatamente assicurato con una corda, che avrebbe dovuto proteggerlo da una caduta verso l’esterno del capannone, e aveva indossato tutti i dispositivi previsti dall’antinfortunistica.
Purtroppo però è successo l’imprevedibile, perché la copertura del capannone, improvvisamente, ha ceduto e sotto i piedi dell’operaio si è letteralmente aperto uno squarcio. Per questo il 34enne è precipitato nel vuoto, da un’altezza di circa 6 metri, schiantandosi sul pavimento in cemento, all’interno dell’edificio. Senza che la corda alla quale era assicurato, potesse fare nulla per impedirlo. L’impatto al suolo non gli ha lasciato scampo. A nulla, infatti, è valso l’immediato intervento del Suem 118, chiamato dai colleghi dell’uomo, che dalla centrale operativa ha mandato sul posto l’ambulanza e l’auto medica. Ma i tentativi dei sanitari di salvargli la vita sono stati vani.
Le lesioni riportate nella caduta ne hanno provocato la morte praticamente istantanea. Il corpo dell’uomo è stato quindi trasferito all’obitorio dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, a disposizione della magistratura. I rilievi e le indagini sono stati affidati ai carabinieri e ai tecnici dello Spisal, che dovranno accertare la dinamica esatta dell’infortunio mortale e soprattutto chiarire perché il tetto è crollato.
Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco che hanno lavorato per mettere in sicurezza la copertura del capannone. Ad accorrere in via delle Industrie, anche il titolare di Shala, in lacrime e incredulo per quanto era appena accaduto. «Il titolare è sconvolto - spiega Walter Fuser, il suo avvocato che lo ha raggiunto -, la sua è una ditta piccola ma seria e l’operaio, che aveva seguito tutti i corsi sulla sicurezza, indossava i presidi antinfortunistici. Purtroppo è successo qualcosa che nessuno si aspettava».
La vittima, Shukri Shala. Sotto, il suo titolare Salvatore Cinquerrui
L’operaio, originario del Kosovo, lavorava da quattro anni per l’azienda di Casier e viveva in via Noalese a Treviso, insieme alla moglie e ai due figli piccoli.
«Questa volta è toccato a un giovane operaio di origini kosovare, il mese scorso a un ventenne operaio in trasferta in Emilia. A gennaio un’imprenditrice a Cimadolmo», commenta amaramente Nicola Atalmi, della segreteria provinciale della Cgil di Treviso, che definisce gli infortuni sul lavoro «una vera piaga per la Marca e per il Veneto dove, dall’inizio dell’anno sono già 24 i morti sul lavoro». Un problema che, precisa Atalmi, riguarda soprattutto le piccole e medie imprese e alcuni settori lavorativi: «E’ inaccettabile che la crisi sia un alibi per mancare al rispetto delle norme sulla sicurezza. Bisogna moltiplicare l’impegno e le iniziative per mettere in sicurezza il lavoro. C’è il sospetto che mentre le imprese maggiori abbiano ormai introiettato come un valore sicurezza e salute nel posto del lavoro, esistano invece migliaia di piccole aziende e settori produttivi interi dove le norme e la prevenzione sono sconosciute».