Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Quesiti per il referendum Ai sindaci piace il breve
I primi cittadini: ok ad autonomia provinciale e regionale L’Agordino è scettico. Da Roit: «Ora servono le risorse»
BELLUNO I referendum sull’autonomia del Veneto e della provincia di Belluno? Per i sindaci, l’importante è che produca qualcosa, specie se quel qualcosa si può mettere a bilancio. Oltre al valore della consultazione popolare, osservano i primi cittadini, servono i fatti: deleghe, risorse, autonomia decisionale.
Martedì i primi cittadini si riuniranno nell’Assemblea dei sindaci e decideranno quale dei due quesiti formulati dalla Provincia sia il più consono da proporre agli elettori.
Prima opzione: «Vuoi che la specificità della Provincia totalmente montana di Belluno venga ulteriormente rafforzata con il riconoscimento di funzioni aggiuntive e delle connesse risorse finanziarie e che ciò venga recepito anche nell’ambito delle intese Stato-Regione per una maggiore autonomia del Veneto ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione?».
Seconda opzione: «Vuoi che la Regione Veneto, direttamente o attraverso l’intesa con lo Stato, riconosca alla Provincia di Belluno ulteriori forme e condizioni di autonomia, con le connesse risorse finanziarie?».
Il sindaco di Feltre Paolo Perenzin
preferisce la formulazione più breve per il quesito provinciale. «Per chi vota, è più semplice da comprendere - osserva - Riguardo il contenuto dei referendum, ritengo corretto contrastare il centralismo, statale e regionale L’obiettivo dev’essere tenere in piedi il sistema-Paese mantenendo la sussidiarietà e dando autonomia alle comunità territoriali. Il mio voto positivo ai due referendum andrebbe in quest’ottica, non in quella della sparata autonomista».
Dario Scopel, sindaco di Seren del Grappa, ha le idee chiare. «Voterò Sì su entrambe le schede - spiega - Belluno, in particolare, è in una situazione complicata, incastrata tra realtà autonome. I due quesiti della Provincia non li ho ancora analizzati, ma bisogna capire se la stessa Provincia abbia la competenza in materia referendaria».
Paolo Vendramini, sindaco di Ponte nelle Alpi, la mette così: «Sono a favore di entrambe le consultazioni. È importante che la Provincia abbia la propria specificità. Quanto al Veneto, forse si poteva andare al tavolo delle trattative. Comunque sia, se dal referendum si trarranno vantaggi, è positivo. Tra i quesiti mi piace di più il
Perenzin (Feltre) Contrario a ogni centralismo, a Roma e a Venezia
secondo, più netto e comprensibile».
Nell’Agordino, due voci dissonanti tra loro. Il sindaco di Agordo Sisto Da Roit sarebbe per la prima formulazione del quesito bellunese, quella che richiama la Costituzione. «Se la Regione applicasse davvero lo statuto e lo Stato finanziasse gli enti locali, il referendum non servirebbe - osserva - Ai principi vanno fatti seguire fatti sostanziosi. Tra il dire e il fare ci sono di mezzo le risorse».
Il sindaco di Rocca Pietore Andrea Severino De Bernardin declassa il referendum provinciale. «Lascio agli altri sindaci la scelta sul quesito migliore, per me è un’idiozia - attacca - Voterei solo per il referendum regionale, la nostra battaglia dev’essere quella dell’autonomia veneta: solo dopo averla portata a casa possiamo pensare al resto».
Secondo il sindaco di Pieve di Cadore, Maria Antonia
Ciotti, «Zaia non deve chiedere l’autonomia del Veneto se non intende concederla al Bellunese». Rispetto ai due quesiti «bellunesi» posti all’attenzione dei sindaci , aggiunge, «la seconda sembra una presa in giro: è evidente che l’autonomia deve concederla il Veneto e non lo Stato. In tutti i casi, mi chiedo se l’uomo della strada sia in grado di capire l’uno e l’altro». Il primo cittadino di Calalzo,
Luca De Carlo: «Sono a favore dell’autonomia di Belluno. Poi, è evidente che sarebbe meglio essere la periferia di una regione autonoma, purché sia salvaguardata l’unità d’Italia, per me un valore. Quanto ai quesiti per il referendum bellunese, più corretto il secondo». Il sindaco di Vigo di Cadore,
Mauro Da Rin Bettina sospende il giudizio sui due quesiti, ma sostiene che «la battaglia vera sia quella per tenerci una parte del residuo fiscale» mentre il sindaco di Domegge, Lino
Paolo Fedon, apprezza di più la prima opzione, ma dice che “nessuno sa se otterremo qualcosa, come veneti e come bellunesi».
Vendramini (Ponte) Secondo quesito più netto e comprensibile De Carlo (Calalzo) Sì alle consultazioni, ma l’Italia alla fine resti unita Ciotti (Pieve) Autonomia sia per il Veneto che per noi Oppure per nessuno