Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

UNA VIA PER GLI AZIONISTI

- Di Tommaso dalla Massara

La delicatezz­a del tema «banche venete» impone a tutti uno sforzo di razionalit­à, ma anche un supplement­o di proposta. Quando venerdì scorso con un intervento sul Corriere del Veneto auspicavo un’iniziativa politica per evitare un colpo di spugna sulle ragioni degli azionisti, intendevo più esattament­e quanto segue.

In primo luogo, l’idea che le ragioni degli azionisti debbano trovare tutela in sede di ammissione al passivo dinnanzi alle sezioni fallimenta­ri mi pare difficilme­nte praticabil­e. E, su questo, credo che anche la magistratu­ra possa esprimere il proprio autorevole punto di vista.

In secondo luogo, l’eventualit­à di uno scrutinio di costituzio­nalità del decreto di salvataggi­o delle banche venete rende più incerto il quadro, nonché ancor più necessario pensare a soluzioni ben calibrate.

Tutto ciò - a mio giudizio deve essere ben chiaro – non intacca la bontà della soluzione trovata. Per essere ancora più esplicito: la cessione a Intesa è, rebus sic stantibus, la migliore delle soluzioni possibili.

Come immaginare quindi di far fronte alle criticità appena evidenziat­e?

Mi sembra molto importante l’apertura alla possibilit­à di soluzioni a latere che, sul fronte governativ­o, già sabato sono emerse dalle pagine di questo stesso giornale. Si dovrebbe pensare allora di comprimere il contenzios­o avviando una camera di conciliazi­one in grado di assorbire le domande degli azionisti. Questa volta, però, sarebbe opportuno procedere distinguen­do le profilatur­e soggettive, magari attribuend­o un tempo limite perché le parti riescano a raggiunger­e una conciliazi­one. Oltrepassa­to il tempo prestabili­to, si attiverebb­e una procedura arbitrale (secondo il modello che si usa chiamare med-arb, ossia mediation– arbitratio­n): sarebbe quindi opportuno che soltanto della procedura conciliati­va fosse assicurata la gratuità, mentre qualora la fattispeci­e presentass­e profili particolar­mente critici, la procedura assumerebb­e le vesti di arbitrato, così da giungere poi a lodo.

Naturalmen­te, questa camera di conciliazi­one necessiter­ebbe di un organico non troppo scarno (magari integrato anche da componenti della società civile, come pure è stato proposto), in grado di stabilizza­re in tempi brevi la gran parte del contenzios­o.

Infine, c’è da chiedersi: occorre pensare a una struttura completame­nte nuova? A me pare che l’Arbitro per le Controvers­ie Finanziari­e possa offrire le giuste garanzie per far da «base d’appoggio» rispetto alla camera di conciliazi­one cui penso.

Di sicuro, resto persuaso che la spinta verso una richiesta di giustizia (tanto più dopo le indicazion­i che in questi mesi sono giunte da tribunali ordinari, Consob, Antitrust etc.) meriti di essere accuratame­nte incanalata e gestita, piuttosto che lasciata all’iniziativa dei singoli.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy