Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il Veneto dimezza gli addetti in cassa integrazione
Il Veneto ha dimezzato il numero degli addetti in cassa integrazione. È uno dei dati emersi ieri dai numeri del rapporto Inps presentato ieri a Roma.
VENEZIA I lavoratori veneti che nel 2014 erano finiti in Cassa integrazione sono stati oltre 150 mila. Due anni dopo il loro numero, 104 mila nel 2015, si è più che dimezzato scendendo a 72 mila, secondo una flessione di circa il 30% per ciascun anno. E’ uno dei molti dati contenuti nel 16 esimo rapporto annuale dell’Inps e che da solo basterebbe a dare un’idea della variazione del clima osservata dopo anni di difficoltà. Tendenza comune, grosso modo, a Nordest, e che in termini assoluti vede i lavoratori dipendenti in Veneto passare da 1,423 milioni del 2015 a 1,453 lo scorso anno, 30 mila occupati in più, +2,1%, e le giornate retribuite pro-capite salire da 254 a 257. Vero che nel 2015 è intervenuta l’accelerazione nelle assunzioni del Jobs Act, con l’esonero dal versamento del contributi previdenziali per tre anni alle aziende che avessero inserito in organico disoccupati. E il timore di un aumento della disoccupazione, anche per l venir meno dell’articolo 18? «I numeri disponibili smentiscono l’attribuzione della crescita dei licenziamenti nel 2016 agli effetti di liberalizzazione dovuti al Jobs Act», afferma il rapporto Inps. In Veneto i 42,904 licenziati del 2016 sono più dei 41,588 del 2015, ma meno dei 45.843 del 2014. Piuttosto il presidente Inps, Tito Boeri, si è detto preoccupato della fine degli incentivi sulle assunzioni a tempo determinato, chiedendone sui contributi per i lavoratori a inizio carriera.
Una leva valida da utilizzare di nuovo? «Una movimentazione sui grandi numeri come quella osservata due anni fa non può essere replicata – è il punto di vista di Bruno Anastasia, ricercatore dell’agenzia regionale Veneto Lavoro e collaboratore nella redazione del rapporto Inps – ma lo strumento potrebbe avere ancora una certa ulteriore efficacia nell’inserimento dei giovani». Una dinamica aggiuntiva sul piano dell’occupazione, in sostanza, avrebbe eventualmente una curva più moderata e comunque legata ad una pluralità di fattori troppo complessa per addentrarsi in previsioni. «I risultati di breve periodo possono arrivare con gli incentivi – osserva ancora Anastasia – ma quelli a lungo termine sono legati al miglioramento generale del clima connesso alla situazione reddituale delle imprese, alla qualità del lavoro, alle competenze ed a molte altre variabili».
Se la Cig diminuisce il 2016 un discorso in più va poi fatto per i licenziamenti. In Veneto si è passati a 42.900 dai 41.600 del 2015, variazione in effetti modesta e che può essere posta in relazione con un comportamento assunto da molti imprenditori, sul finire del 2014, tale da drogare i numeri dell’anno dopo. Vale a dire un massiccio ricorso ai licenziamenti per consentire ai lavoratori ultracinquantenni di poter usufruire dell’indennità di mobilità per un triennio anziché dei 24 mesi ai quali avrebbero avuto diritto in seguito all’entrata in vigore della nuova legge dal 1. gennaio.
Anastasia Ulteriori incentivi efficaci per inserire i giovani