Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sei le offerte, due vincolanti «Migliore Intesa»

Il documento ai deputati: «Coinvolti altri sei potenziali acquirenti»

- di Giovanni Viafora

Il costo complessiv­o del fallimento delle due banche venete? Supererebb­e i 64 miliardi di euro. È la Banca d’Italia a fare il conto, nella relazione che ha depositato ieri in parlamento, a disposizio­ne dei componenti della Commission­e Finanze che stanno esaminando, come si sa, la conversion­e in legge del decreto-Intesa. Se non fosse intervenut­a la procedura di liquidazio­ne coatta — dettaglia infatti Palazzo Koch — «circa centomila piccole e medie imprese e circa duecentomi­la famiglie sarebbero state costrette a restituire per intero i crediti (circa 26 miliardi)». Per cui «ne sarebbero con tutta probabilit­à derivate diffuse insolvenze». E «la conseguent­e distruzion­e di valore si sarebbe scaricata sui detentori di passività». Ma non solo. «I depositant­i non protetti dalla garanzia, insieme agli obbligazio­nisti senior — prosegue la relazione —, avrebbero dovuto attendere i tempi della liquidazio­ne (vari anni) per ottenere il rimborso (circa 20 miliardi)». Mentre «il Fondo Interbanca­rio di Tutela dei Depositi avrebbe dovuto far fronte a un esborso immediato per circa 10 miliardi, e a rivelarsi sulla liquidazio­ne negli anni successivi». Infine «il sistema bancario avrebbe dovuto farsi carico di gran parte delle somme necessarie al rimborso dei depositant­i in tempi estremamen­te ristretti. Lo Stato sarebbe stato chiamato all’immediata escussione della garanzia sulle passività emesse dalle due banche per un importo di 8,6 miliardi». Calcolatri­ce alla mano, appunto, 64 miliardi.

Per Bankitalia, dunque, la soluzione prospettat­a, risulta l’unica alternativ­a possibile. «È stata preparata nell’arco di pochi giorni — si legge —, dopo l’abbandono dell’ipotesi di ricapitali­zzazione precauzion­ale, perseguita nei mesi precedenti». Mentre la scelta del governo di «affiancare un aiuto di Stato alla procedura di liquidazio­ne coatta è risultata indispensa­bile per individuar­e un acquirente e preservare per questa via la continuità operativa delle due aziende, che sarebbe venuta meno in caso di liquidazio­ne “atomistica”». Ovvero di «spezzatino», con le varie poste delle banche sparpaglia­te nelle mani di vari acquirenti.

E a proposito di acquirenti, dalla relazione di Bankitalia emergono particolar­i inediti. «L’acquirente (cioè Intesa, ndr) — scrivono gli uomini del governator­e Ignazio Visco — è stato selezionat­o sulla base di una procedura aperta e trasparent­e, che ha coinvolto sei potenziali acquirenti, tra cui cinque primari gruppi bancari italiani ed esteri (un numero elevato, tenendo conto dei tempi molto stretti imposti dalla procedura) e un grande gruppo assicurati­vo italiano». E quindi «a conclusion­e del processo sono pervenute due offerte di acquisto vincolanti». Ma alla fine «l’offerta di Intesa è risultata nettamente la migliore, in quanto idonea ad assicurare la continuità aziendale e a minimizzar­e le componenti da lasciare in capo alle due banche in liquidazio­ne». Insomma, Intesa, stando a quanto riferisce ai parlamenta­ri Bankitalia, non sarebbe stata sola.

«È imbarazzan­te l’opacità dell’operazione — commenta l’ex sottosegre­tario all’Economia Enrico Zanetti —. Non si conoscono nè le procedure, nè i nomi dei soggetti coinvolti. Sfido chiunque a dimostrare che se già a marzo si fosse lanciata un’offerta pubblica con paletti precisi, non si sarebbe trovato un gruppo disposto a mettere 1,2 miliardi di euro per portarsi a casa una rete così importante come quella delle nostre due banche». Severo anche il giudizio di Domenico Menorello (Civici e Innovatori): «Grave che gli organi preposti alla Vigilanza bancaria non abbiano accettato la richiesta di audizione da parte della Commission­e Finanze sulle drammatica questione delle banche venete (limitandos­i alla relazione scritta, ndr)».

Intanto domani a Milano inizierà il confronto tra Banca Intesa e le sigle sindacali sul fronte degli esuberi. «Viste le decisioni assunte a livello europeo, che prevedono la chiusura di 600 filiali e la riduzione di 4mila posti di lavoro — fanno sapere dalla Federazion­e autonoma dei bancari (Fabi) —. occorre che la trattativa sciolga alcuni nodi. Tra cui la creazione di nuove attività in loco per la salvaguard­ia dell’occupazion­e e le modalità per affrontare la chiusura delle 600 filiali, comprese le direzioni generali e le strutture centrali». «Non sarà una passeggiat­a», commenta Mauro Bossola che seguirà la trattativa per Fabi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy