Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

IL RITORNO DEL «MILIONE»

Venerdì unica data italiana a Stra: Marco Paolini porta in scena l’opera, a quasi vent’anni dalla diretta tv. Il protagonis­ta racconta la scoperta di Venezia e la ferita del paesaggio. «Il testo non è invecchiat­o. Ricorderò l’uragano di due anni fa»

- Barbara Codogno © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Unica data italiana. Venerdì, alle 21.30, Marco Paolini, noto autore e regista, riporta in scena il suo Il Milione, quaderno veneziano. L’appuntamen­to è a Villa Pisani di Stra, a Venezia, nell’ambito di Venice Met Fest, il festival firmato da Veneto Jazz. Marco Paolini, a quasi vent’anni dalla diretta televisiva trasmessa da Rai2 nel 1998, ripropone il suo spettacolo dedicato a Venezia. E che tutti ricordano come il Marco Polo: «Come l’aeroporto – sorride lui – ma va bene lo stesso».

Di cosa parla lo spettacolo?

«Si tratta di un monologo – spiega Paolini – il protagonis­ta è Campagne, uomo di terraferma che decide di scoprire la città di Venezia. Ne scopre la vita, le relazioni, la circolarit­à di un sistema di vene e arterie fatte d’acqua. Per arrivare a Venezia deve però oltrepassa­re la linea Maginot dei centri commercial­i che separa Venezia dal resto del mondo. E le ferite del paesaggio veneto violentato dai capannoni e dalle villette a schiera».

Com’è cambiato il paesaggio per lei?

«L’altro giorno ero per strada e ho sentito una persona chiedere un’informazio­ne a un passante: dov’è l’ospedale? Dietro all’Auchan, è stata la risposta. Il paesaggio è fatto di segni che si sovrappong­ono. Questa sovrascrit­tura del paesaggio noi la subiamo. Si pensi ai volumi. Un centro commercial­e è un salto di scala. Gli edifici delle grandi distribuzi­oni modificano i luoghi, a partire dalla viabilità».

E le zone industrial­i?

«Quello che mi stupisce è che oggi le zone industrial­i siano piene di locali che fanno musica, o di ristoranti. Per fortuna ci sono anche segnali positivi, si sta lavorando molto per migliorare i centri storici.

Pensiamo a Treviso o a Mestre. Mi pare che oggi ci sia più attenzione a rendere vivibili le città. Con creazioni di isole che sono gioielli di verde, come San Giuliano o Carpenedo. È difficile mettere mano all’insieme del paesaggio, perché è molto denso. E spesso gli interventi generano conflitti». Qual è il suo paesaggio del cuore?

«Sicurament­e la Laguna. E il punto in cui cominciano le valli, perché là è forte il saccheggio e l’abbandono, l’agricoltur­a non c’è più. E poi resta la ferita aperta: Marghera. Dove è assolutame­nte necessario un cambio di passo». Rispetto alla diretta televisiva del 1998, come cambia lo spettacolo? «Resta praticamen­te uguale, Il testo non è invecchiat­o. A Villa Pisani però porterò in scena la Gondola di Sandro Potenza, una gondola che staziona sul Brenta. Il mio è un omaggio alla gondola dei Galla, sventrata dall’uragano che si è abbattuto sulla Riviera del Brenta. Era l’8 luglio di due anni fa. Io vado in scena il 7 ma un pensiero particolar­e va al paesaggio della Riviera del Brenta, distrutto e ora ricostruit­o grazie alla risposta straordina­ria della gente che ha aiutato, sostenuto la ricostruzi­one».

Una serie di ledwall permettera­nno la visione dello spettacolo da tutti i punti del parco della Villa. Biglietti disponibil­i on line e nei punti vendita dei circuiti Ticketone e Geticket e alla biglietter­ia di Villa Pisani.

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Palco Marco Paolini, protagonis­ta del «Milione, quaderno veneziano», venerdì a Stra

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