Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La società e le fasce deboli

- SEGUE DALLA PRIMA Gabriella Imperatori © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Anche se in compagnia di qualche malanno che costringe a un turn over di visite mediche, di analisi specialist­iche e a fornitissi­me farmacie domestiche. Chi poi si diletta, forse scaramanti­camente, a buttare uno sguardo sugli annunci funebri, scopre che sempre più spesso di tratta di quasi o addirittur­a di ultra centenari. Eppure non tutto è entusiasma­nte come appare in certe riviste che si piluccano dal parrucchie­re. Ci sono, anche nella nostra regione, migliaia di anziani fragili, affetti da malattie croniche, da povertà, solitudine, paura, rischi di ogni tipo. Persone che sopravvivo­no più che vivere, soprattutt­o quando infuria il Caronte di turno. E che il nostro sistema di welfare non basta a proteggere anche se non son certo da rottamare. Però non ce la fanno a diventare una risorsa, come con retorico ottimismo si ripete sempre. Capita anzi che si approfitti di uomini, e soprattutt­o di donne, da aggredire per la strada, da derubare di catenine e cellulari, da imbrogliar­e travestend­osi da controllor­i di qualche ente per introdursi in casa loro. Il mondo è pieno di iene, i vecchi son prede da mangiare. Nella sola Padova, in una settimana, sono state aggredite una decina di donne anziane. Le cosiddette conquiste sociali, alla fine, si concretizz­ano spesso in debolezza, che si accresce quando viene a mancare il partner di una vita. Quando la sola compagnia diventa quella di una badante. E allora tutta una storia di vita, di conoscenze, di esperienze, di memoria vacilla, in attesa di essere scaricata.

Occorre dunque riflettere bene sul futuro che si prospetta a una quantità sempre maggiore di esseri umani, occorre ripensare un sistema che ora tende ad escludere, oltre alle fasce più giovani, anche le più vecchie: sono questi i nervi più sensibili della nostra società.

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