Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La società e le fasce deboli
Anche se in compagnia di qualche malanno che costringe a un turn over di visite mediche, di analisi specialistiche e a fornitissime farmacie domestiche. Chi poi si diletta, forse scaramanticamente, a buttare uno sguardo sugli annunci funebri, scopre che sempre più spesso di tratta di quasi o addirittura di ultra centenari. Eppure non tutto è entusiasmante come appare in certe riviste che si piluccano dal parrucchiere. Ci sono, anche nella nostra regione, migliaia di anziani fragili, affetti da malattie croniche, da povertà, solitudine, paura, rischi di ogni tipo. Persone che sopravvivono più che vivere, soprattutto quando infuria il Caronte di turno. E che il nostro sistema di welfare non basta a proteggere anche se non son certo da rottamare. Però non ce la fanno a diventare una risorsa, come con retorico ottimismo si ripete sempre. Capita anzi che si approfitti di uomini, e soprattutto di donne, da aggredire per la strada, da derubare di catenine e cellulari, da imbrogliare travestendosi da controllori di qualche ente per introdursi in casa loro. Il mondo è pieno di iene, i vecchi son prede da mangiare. Nella sola Padova, in una settimana, sono state aggredite una decina di donne anziane. Le cosiddette conquiste sociali, alla fine, si concretizzano spesso in debolezza, che si accresce quando viene a mancare il partner di una vita. Quando la sola compagnia diventa quella di una badante. E allora tutta una storia di vita, di conoscenze, di esperienze, di memoria vacilla, in attesa di essere scaricata.
Occorre dunque riflettere bene sul futuro che si prospetta a una quantità sempre maggiore di esseri umani, occorre ripensare un sistema che ora tende ad escludere, oltre alle fasce più giovani, anche le più vecchie: sono questi i nervi più sensibili della nostra società.