Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Messi in sicurezza i lavoratori Ora il Senato converta il decreto oppure nessuno sa cosa accadrà»
MILANO «Una trattativa strana, surreale. Di solito, prima si avviano le procedure e poi arrivano i dipendenti. Qui è successo esattamente il contrario». Mauro Bossola ha partecipato da segretario generale del sindacato dei bancari Fabi alla trattativa lampo con Intesa sui diecimila dipendenti provenienti dalle ex banche venete. «Con questo accordo abbiamo evitato i licenziamenti e messo in sicurezza i lavoratori», dice. E usa quasi le stesse parole di Eliano Lodesani, direttore operativo di Intesa: «La forte tutela dell’occupazione delle due ex banche venete con alle spalle anni molto difficili è la miglior base di partenza di una nuova fase».
Bossola, le condizioni erano complicate eppure a meno di tre settimane dal decreto che ha sancito il passaggio di 900 sportelli e quasi diecimila lavoratori a Banca Intesa, l’accordo è stato chiuso.
«È stato un tour de force: un lunedì ci siamo svegliati in Intesa con diecimila colleghi in più. In una situazione inedita e
con l’Europa che aveva imposto il taglio di 600 filiali su 900 e quattromila esuberi».
Che sono esattamente le cifre dell’accordo. Come saranno gestite?
«Gli esuberi su base volontaria sono mille e cento per i dipendenti delle ex venete, per i quali si apre tra ottobre e dicembre la prima finestra di uscita. Da oggi coloro che maturano i requisiti per la pensione entro il 2024 possono far domanda di prepensionamento volontario, grazie al fondo di solidarietà di settore che li sosterrà per sette anni. C’è tempo fino al 18 settembre per presentare la domanda, allegando il certificato Inps sui contributi versati e la posizione pensionistica individuale. Poi sindacati e Intesa si incontreranno per
fare il punto: quante domande, da quali sedi, per quali professionalità. E a quel punto si capirà quali sedi chiudere, due terzi del totale. Una falcidiata da gestire con attenzione».
La chiusura delle filiali significa trasferimenti. Saranno assorbiti nelle sedi Intesa sul territorio?
«In parte. Ma c’è anche la possibilità di impiego in lavorazioni aggiuntive: call centre, banca virtuale, home banking. Ovviamente saranno formati e riqualificati prima della ricollocazione. Noi abbiamo intenzione di valorizzare questi colleghi in Veneto perché sono loro che faranno ripartire la fiducia dei clienti: la relazione con le persone del territorio è fondamentale in questa fase». Come hanno accolto la no-
tizia della firma dell’accordo, i lavoratori di ex Bpvi e Vb?
«Tristi e sollevati. Tristi perché finisce un’epoca importante, è un mondo che si chiude. Sollevati perché entrano in uno dei più solidi gruppi bancari in Europa, dove possono trovare il loro spazio professionale».
Abbiamo parlato dei prepensionati e degli altri che restano al lavoro. Poi ci sono 700 persone che non rientrano nel piano di salvataggio.
«Purtroppo sì ed è un problema molto serio. Fanno parte di società che Intesa non ha acquisito perché non rientravano nel suo progetto di banca: società di factoring e leasing, Arca, Bim, Apulia previdenza. Il dottor Fabrizio Viola, uno dei tre liquidatori, dice che troverà delle soluzioni di vendita ma
non è facile trovare chi compra. Siamo molto attenti a queste persone». Che clima c’era al tavolo di trattativa?
«Intesa ha chiarito subito che non voleva che l’operazione apparisse come un’elemosina, né che l’atteggiamento sembrasse paternalistico. E ai colleghi delle venete ha chiesto di evitare atteggiamenti fatalisti».
Ora manca solo la riconversione del decreto al Senato.
«Auspichiamo che l’accordo dia la spinta al Senato per una veloce approvazione. In caso contrario, nessuno sa cosa accadrebbe: alle due venete la licenza è stata ritirata ...».
Bossola Accordo fatto, i bancari delle venete tristi e sollevati Un’epoca si chiude ma entrano in uno dei gruppi più solidi in Europa