Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
DALLE MULTE I SOLDI PER RISARCIRE
Come è noto il decreto legge sulle banche venete è stato convertito in legge senza sostanziali modifiche. Le possibilità di tutela per i soci-investitori al momento si sono ridotte alla richiesta di ammissione al passivo delle procedure di liquidazione coatta amministrativa dei loro crediti risarcitori o restitutori, con le relative incognite e i connessi costi. A ben vedere però rimangono tuttora percorribili a livello normativo le soluzioni che erano state indicate su questo giornale prima della definitiva approvazione del provvedimento. In alternativa alla mia proposta di individuare per legge le categorie di azionisti meritevoli di un sostegno economico (si veda l’edizione del 22 luglio) torna attuale anche la proposta avanzata dal professor Tommaso Dalla Massara, nell’edizione del 20 luglio, di attribuire ad un organismo di conciliazione la valutazione delle posizioni di quanti ne facessero richiesta.Un organismo simile esiste già ed è l’arbitro per le controversie finanziarie (Acf), l’accesso al quale è consentito ai consumatori con costi assai contenuti. Si tratterebbe di adattarlo alla particolarità della situazione degli azionisti delle banche venete stabilendo, con un intervento normativo ad hoc, che le controversie relative alle operazioni in azioni od obbligazioni dei due istituti venissero decise entro un periodo di tempo massimo e con una provvedimento vincolante, che dovrebbe comportare la rinuncia alla domanda di ammissione al passivo della liquidazione coatta amministrativa.
Rimarrebbe il problema di reperire le risorse finanziarie necessarie a soddisfare le domande di ristoro che venissero accolte dal predetto organismo.
In tale prospettiva non vedo ostacoli all’adozione di un’ulteriore legge che destinasse a quello scopo le somme che venissero incamerate, all’esito dei relativi giudizi, per le consistenti sanzioni pecuniarie comminate dalla Consob ai vertici dei due istituti di credito.
Mi pare che gli azionisti delle due banche meritino questa serie di misure. Essi sono stati impropriamente assimilati, anche da chi ricopre ruoli istituzionali, agli azionisti di società quotate in borsa sebbene abbiano acquistato titoli illiquidi, in molti casi nella convinzione di acquistare obbligazioni.