Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Frana di Alverà, l’area ancora off limits Nuova allerta meteo, resta la paura
Residenti sfollati almeno fino a venerdì. Accuse alla Regione, Bottacin: «Noi sul pezzo»
CORTINA D’AMPEZZO È stato rinviato il rientro a casa degli sfollati di Alverà. La trentina di persone che sabato scorso è stata fatta evacuare dal rione di Cortina d’Ampezzo per il pericolo di smottamenti non potrà tornare nelle proprie abitazioni almeno fino a venerdì. La grande colata detritica scesa venerdì notte da Rio Gere fino al nucleo abitato e che è costata la vita all’anestesista in pensione Carla Catturani, infatti, minaccia ancora le case dei residenti. A deciderlo è stato il Coc, il Centro di coordinamento comunale aperto all’indomani della frana, che ora sta gestendo l’emergenza.
Ad aggiungere ulteriore preoccupazione sono anche gli ultimi bollettini meteo con l’allerta diffusa ieri dalla Regione. Il Centro funzionale decentrato ha infatti dichiarato lo stato di preallarme sulle zone centro-settentrionali del Veneto e lo stato di attenzione nel resto del territorio settentrionale. Le zone considerate più critiche rimangono quelle dell’alto Bellunese, dell’alto Piave e dell’intera provincia di Belluno. L’Arpav inoltre segnala la possibilità di ulteriori rovesci e temporali con fenomeni localmente intensi, forti raffiche di vento e grandinate, per la tarda mattinata di oggi, concentrate soprattutto sulle zone montane e pedemontane. Un’instabilità che potrebbe proseguire anche domani,con forti venti in quota.
Insomma, non c’è pace per Cortina d’Ampezzo, Borca di Cadore, da dove è partito il preallarme di domenica, e per San Vito, dove due anni fa morirono tre escursionisti a causa proprio di una frana.
«Fino a venerdì gli abitanti di Alverà dovranno restare fuori casa. Poi si vedrà - spiega il sindaco di Cortina, Giampietro Ghedina -. Anche la statale 48, quella che collega Cortina a Misurina, rimarrà chiusa fino a oggi pomeriggio».
Tutto quindi resta così come è, aggiunge il primo cittadino, in attesa di definire il Piano di emergenza. Ad occuparsene sarà una task force composta da Prefettura, vigili del fuoco, Protezione civile, carabinieri, polizia, guardia di finanza, genio civile e Veneto Strade.
Nel frattempo prosegue il rimpallo di responsabilità per la mancanza di risorse tra Governo e Regione. La polemica aveva preso il via da alcune dichiarazioni del deputato del Partito Democratico Roger De Menech su quanto successo nei giorni scorsi a Cortina. « La priorità, in questo momento aveva dichiarato due giorni fa il parlamentare del Pd - è affrontare e risolvere i problemi dell’emergenza con gli strumenti che abbiamo, dal sistema della Protezione civile al Genio, con le disponibilità dei Comuni, della Provincia, della Regione e con quanto offre il Governo. Probabilmente avremo La piccola frazione di Alverà all’indomani della frana che ha provocato la morte di una dottoressa bisogno di strumenti aggiuntivi, come la dichiarazione dello Stato di Calamità. Ho sentito il ministro Gian Luca Galletti in merito e credo non ci saranno difficoltà di sorta, anche perché le risorse ci sono».
«È paradossale che chi ci accusa di giocare allo scaricabarile sia proprio chi al momento non ha ancora fatto nulla commenta piccato l’assessore alla Protezione civile del Veneto, Gianpaolo Bottaccin - e, se ci fosse la pagella come a scuola, giusto per essere chiari, meriterebbe uno zero tondo». La Regione, continua l’assessore, era ad Alverà già dalle quattro di sabato mattina, insieme a vigili del fuoco e volontari. «Spiace dover fare queste precisazioni – prosegue –, ma non è accettabile dover prendere quotidiane lezioni proprio da chi rappresenta un Ente che al momento manca ancora all’appello, se non attraverso la felice eccezione rappresentata dai vigili del fuoco. L’onorevole dovrebbe sapere bene che, a differenza delle altre Province, Belluno grazie a una legge regionale incassa direttamente oltre 15 milioni annui dei canoni con i quali dovrebbe garantire la difesa del suolo territoriale. Ma aldilà delle chiacchiere, il dato inequivocabile è che stiamo ancora aspettando i cento milioni che il governo promise per le frane della Val Boite».