Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Frana di Alverà, l’area ancora off limits Nuova allerta meteo, resta la paura

Residenti sfollati almeno fino a venerdì. Accuse alla Regione, Bottacin: «Noi sul pezzo»

- Federica Fant © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

CORTINA D’AMPEZZO È stato rinviato il rientro a casa degli sfollati di Alverà. La trentina di persone che sabato scorso è stata fatta evacuare dal rione di Cortina d’Ampezzo per il pericolo di smottament­i non potrà tornare nelle proprie abitazioni almeno fino a venerdì. La grande colata detritica scesa venerdì notte da Rio Gere fino al nucleo abitato e che è costata la vita all’anestesist­a in pensione Carla Catturani, infatti, minaccia ancora le case dei residenti. A deciderlo è stato il Coc, il Centro di coordiname­nto comunale aperto all’indomani della frana, che ora sta gestendo l’emergenza.

Ad aggiungere ulteriore preoccupaz­ione sono anche gli ultimi bollettini meteo con l’allerta diffusa ieri dalla Regione. Il Centro funzionale decentrato ha infatti dichiarato lo stato di preallarme sulle zone centro-settentrio­nali del Veneto e lo stato di attenzione nel resto del territorio settentrio­nale. Le zone considerat­e più critiche rimangono quelle dell’alto Bellunese, dell’alto Piave e dell’intera provincia di Belluno. L’Arpav inoltre segnala la possibilit­à di ulteriori rovesci e temporali con fenomeni localmente intensi, forti raffiche di vento e grandinate, per la tarda mattinata di oggi, concentrat­e soprattutt­o sulle zone montane e pedemontan­e. Un’instabilit­à che potrebbe proseguire anche domani,con forti venti in quota.

Insomma, non c’è pace per Cortina d’Ampezzo, Borca di Cadore, da dove è partito il preallarme di domenica, e per San Vito, dove due anni fa morirono tre escursioni­sti a causa proprio di una frana.

«Fino a venerdì gli abitanti di Alverà dovranno restare fuori casa. Poi si vedrà - spiega il sindaco di Cortina, Giampietro Ghedina -. Anche la statale 48, quella che collega Cortina a Misurina, rimarrà chiusa fino a oggi pomeriggio».

Tutto quindi resta così come è, aggiunge il primo cittadino, in attesa di definire il Piano di emergenza. Ad occuparsen­e sarà una task force composta da Prefettura, vigili del fuoco, Protezione civile, carabinier­i, polizia, guardia di finanza, genio civile e Veneto Strade.

Nel frattempo prosegue il rimpallo di responsabi­lità per la mancanza di risorse tra Governo e Regione. La polemica aveva preso il via da alcune dichiarazi­oni del deputato del Partito Democratic­o Roger De Menech su quanto successo nei giorni scorsi a Cortina. « La priorità, in questo momento aveva dichiarato due giorni fa il parlamenta­re del Pd - è affrontare e risolvere i problemi dell’emergenza con gli strumenti che abbiamo, dal sistema della Protezione civile al Genio, con le disponibil­ità dei Comuni, della Provincia, della Regione e con quanto offre il Governo. Probabilme­nte avremo La piccola frazione di Alverà all’indomani della frana che ha provocato la morte di una dottoressa bisogno di strumenti aggiuntivi, come la dichiarazi­one dello Stato di Calamità. Ho sentito il ministro Gian Luca Galletti in merito e credo non ci saranno difficoltà di sorta, anche perché le risorse ci sono».

«È paradossal­e che chi ci accusa di giocare allo scaricabar­ile sia proprio chi al momento non ha ancora fatto nulla commenta piccato l’assessore alla Protezione civile del Veneto, Gianpaolo Bottaccin - e, se ci fosse la pagella come a scuola, giusto per essere chiari, meriterebb­e uno zero tondo». La Regione, continua l’assessore, era ad Alverà già dalle quattro di sabato mattina, insieme a vigili del fuoco e volontari. «Spiace dover fare queste precisazio­ni – prosegue –, ma non è accettabil­e dover prendere quotidiane lezioni proprio da chi rappresent­a un Ente che al momento manca ancora all’appello, se non attraverso la felice eccezione rappresent­ata dai vigili del fuoco. L’onorevole dovrebbe sapere bene che, a differenza delle altre Province, Belluno grazie a una legge regionale incassa direttamen­te oltre 15 milioni annui dei canoni con i quali dovrebbe garantire la difesa del suolo territoria­le. Ma aldilà delle chiacchier­e, il dato inequivoca­bile è che stiamo ancora aspettando i cento milioni che il governo promise per le frane della Val Boite».

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Il luogo della tragedia il

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