Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Fulmine sulla chiesa, paura tra i turisti In mare soccorse decine di barche
Venezia, terrore vicino a San Marco. Il parroco: «È stato brutto». Sradicata edicola storica
VENEZIA Un boato tremendo, uno squarcio di luce che taglia la navata e una fiammata che illumina il tetto, tra le urla dei tantissimi turisti rifugiatisi nella chiesa per sfuggire al temporale. Ieri pomeriggio, quando il cielo è caduto sopra Venezia, a pagare il conto più salato è stata la chiesa di San Zulian, a pochi passi dalla ben più nota basilica di San Marco, dove un fulmine è riuscito ad attraversare il soffitto e a bruciare completamente l’impianto elettrico e il sistema d’allarme. «È stato un brutto, bruttissimo istante — racconta il parroco, don Massimo D’Antiga — La chiesa era piena di persone, quasi tutti stranieri che avevano cercato riparo dalla pioggia, e quando hanno visto il lampo si sono spaventati.
Fortunatamente nessuno si è fatto male e il patrimonio artistico e architettonico di San Zulian non ha subito danni, ma i cavi elettrici sono stati sovraccaricati, quelli esterni hanno persino preso fuoco, e ripristinare tutto sarà un problema».
Il vento impetuoso e la pioggia fitta e pesante hanno tempestato i ponti e le calli del capoluogo veneto per circa un’ora, prima di diminuire finalmente d’intensità, ma tanto è bastato per causare seri danni ai quattro angoli di Venezia: se al Lido, oltre ai problemi sulle spiagge, i vigili del fuoco e la polizia municipale sono dovuti intervenire per un paio di alberi caduti, nel centro storico una violenta raffica è riuscita invece a sradicare dalla sua posizione persino la celebre edicola di via Garibaldi, uno dei simboli più fotografati dai turisti che dall’area marciana si dirigono verso i Giardini di Sant’Elena per visitare i padiglioni della Biennale; la stretta casupola, tappezzata di quadretti, targhe, incisioni e simboli, è rovinata sulla trachite della pavimentazione lagunare, mentre le immagini dello scempio facevano il giro della rete, allarmando i residenti.
Il più grosso spavento, comunque, è stato riservato a chi si era allontanato dalla costa in barca, solo per essere sorpreso da un fortunale che rendeva quasi impossibile manovrare il timone: in poche decine di minuti la guardia costiera si è infatti trovata costretta a rispondere a diverse richieste di aiuto, arrivando perfino a dirottare le imbarcazioni di vigili del fuoco e guardia di finanza per poter contare su qualche mezzo aggiuntivo durante i soccorsi. Cinque i principali interventi della Capitaneria, il più grave dei quali a venti miglia da Venezia, oltre le acque di Caorle: un motoscafo di dieci metri con a bordo quattro adulti e due bambini si era infatti bloccato sulla via del ritorno dalla Croazia, ed è stato necessario accompagnarlo con un gommone delle autorità fino a Porto Baseleghe, a Bibione.
Simili anche i problemi incontrati dagli altri naviganti che hanno contattato il 1530, «numero blu» per le emergenze in mare: qualcuno si è trovato l’elica del motore bloccata, altri lamentavano l’avaria della strumentazione, molti semplicemente non erano in grado di governare la barca. Solo alle otto di sera l’ultima motovedetta è rientrata in porto, dopo aver concluso la sua opera di soccorso.