Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

I fondi: «Save, un assetto stabile alla base dei piani di raddoppio»

Verso l’Opa: se Atlantia aderisse, incassereb­be 250 milioni

- di Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA «La nostra cordata rappresent­a una compagine azionaria stabile, in grado di definire l’indirizzo strategico di lungo termine di Save e di sostenere finanziari­amente l’importante programma di investimen­ti, tra i quali quelli in corso volti a raddoppiar­e l’attuale capacità dell’aeroporto di Venezia».

Parole di Vincent Levita, fondatore e amministra­tore delegato di InfraVia, la società cui si riferisce uno dei due fondi che, da ieri, condivide con Pan-European Infrastruc­ture II (Deutsche Asset Management, cioè Deutsche Bank) e con Enrico Marchi il controllo della società di gestione del sistema aeroportua­le di Venezia. Tecnicamen­te, i due investitor­i internazio­nali detengono ciascuno il 40,47% di una nuova società, chiamata Milione. Il rimanente 19,06% è invece intestato a Sviluppo 87, sigla che, attraverso la conegliane­se Finanziari­a Internazio­nale, fa capo a Marchi. Così composta, Milione possiede ora indirettam­ente (attraverso Agorà) il 60,7% della società aeroportua­le. Uno dei cui soci di peso, va anche ricordato, è Atlantia, compagnia riferibile ad Edizione Holding e dunque alla famiglia Benetton.

Milione ora dovrà lanciare un’Offerta pubblica di acquisto (Opa) obbligator­ia sulle rimanenti azioni di Save, allo scopo di ritirare la società da Borsa Italiana e sarà tutto da vedere se Atlantia, che ne ha in portafogli­o il 21,3%, vorrà aderirvi. Oppure uscire dalla compagine, dopo che quella quota era stata rilevata dalla San Lazzaro Investment Spain (Amber) meno di un anno fa, pagandola 174 milioni, vale a dire 14,75 euro per azione. Visto che con l’Opa potrebbe rivenderle a 21 euro, dunque, ecco che Atlantia di milioni ne porterebbe a casa intorno ai 250 ma non è detto che questa plusvalenz­a la ingolosisc­a. Per Marchi sarebbe un pensiero in meno, dato che all’atto della chiusura degli accordi con i nuovi partner ha posto come condizione che nessuna azione, per i prossimi 4 anni, sia ceduta a cinque ben precise società internazio­nali di gestione di infrastrut­ture, una delle quali è proprio Atlantia. La quale, oltre a controllar­e Adr, cioè la società aeroportua­le di Fiumicino e Ciampino, pochi giorni fa ha messo un bel piede (il 29%) anche dentro il vicino aeroporto di Bologna. O Atlantia esce da Save, dove è tenuta nel freezer, per dedicarsi ad attività aeroportua­li in altre aree del Paese, oppure rimane e aspetta. Marchi ricorda che Atlantia ha sempre dichiarato di essere entrata in Save per fare solo il socio finanziari­o, e dunque di non avere ambizioni verso una futura governance sul Marco Polo, e questo pare sia sufficient­e a tenerlo tranquillo. Almeno ufficialme­nte. Del resto la piena fiducia dei nuovi soci ce l’ha.

«La nuova stabilità dell’assetto azionario e la continuità dell’attuale management team - ha ribadito ieri Hamish Mackenzie, manager di Deutsche Asset Management - saranno fondamenta­li per sviluppare un asset infrastrut­turale di eccellenza per il futuro in una delle regioni più dinamiche d’Europa».

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Al comando Enrico Marchi

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