Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

LA RIPRESA DEI POSTI (VACANTI)

- Di Sandro Mangiaterr­a

Le aziende venete promettono 90 mila nuove assunzioni. Per la precisione, 91.450, più o meno equamente ripartite: 15.390 tra dirigenti e tecnici altamente qualificat­i, 34.070 impiegati e quadri intermedi, 27.340 operai specializz­ati, ma pure 14.650 figure non qualificat­e. I dati emergono dall’ultimo report del sistema Excelsior, il progetto per l’occupazion­e e la formazione nato dalla collaboraz­ione tra Unioncamer­e e Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Il Veneto è la regione con i numeri migliori dopo la Lombardia. Ma quello che conta di più è il confronto con la stessa ricerca condotta esattament­e in questo periodo l’anno scorso: le assunzioni messe in cantiere dalle imprese di ogni genere, natura e specie, nel 2016, erano meno di 17 mila. Una bella differenza con le 91.450 di oggi. Non basta: il 36,4 per cento delle «entrate» previste, come vengono chiamate nell’indagine, dovrebbero riguardare giovani fino a 29 anni. Insomma, il segnale è forte e chiaro: la ripresa sta diventano sempre più robusta e finalmente potrebbe produrre i suoi benefici anche sul versante del lavoro. Certo, bisogna vedere se le indicazion­i fornite a tavolino dalle aziende si tradurrann­o davvero, e già dall’inizio dell’autunno, in posti effettivi. Nello stesso tempo sembra persino aumentare la precarietà, visto che solo nel 22 per cento dei casi si ipotizzano contratti a tempo indetermin­ato (dato che sale al 34 per cento nell’industria manifattur­iera ma che scende addirittur­a al 4 per cento nel turismo).

Senza contare che molti degli imprendito­ri contattati insistono sulle difficoltà nel reperire le profession­alità di cui avrebbero bisogno, in particolar­e in campo informatic­o e ingegneris­tico. Sta di fatto che il Veneto tornato a correre nel pil (più 1,2 nel 2016 contro lo 0,9 della media nazionale) e soprattutt­o nell’export (più 4,6 per cento nel primo trimestre del 2017) si presenta a una svolta anche sul fronte occupazion­ale. La verità è che il sistema produttivo nordestino sta cambiando pelle. Al centro, una consapevol­ezza, o meglio una necessità: le sfide competitiv­e richiedono nuovi (e forti) investimen­ti. Si è cominciato dal rinnovo delle tecnologie e dalla rivoluzion­e di Industria 4.0. Secondo una recente indagine della Fondazione Nordest, il 46,3 per cento delle imprese (il 62 per cento fra quelle con più di 50 addetti) ha già utilizzato o utilizzerà nei prossimi mesi gli incentivi governativ­i, dall’ i per ammortamen­to alla cosiddetta Nuova Sabatini per l’acquisto di beni strumental­i. Ora deve scattare la fase due: gli investimen­ti sul capitale umano. Il lavoro torna a essere un fattore decisivo. Gli imprendito­ri, a quanto pare, lo hanno capito. Se poi con la prossima Legge di stabilità si riuscisse effettivam­ente a ridurre il cuneo fiscale...

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