Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
LA RIPRESA DEI POSTI (VACANTI)
Le aziende venete promettono 90 mila nuove assunzioni. Per la precisione, 91.450, più o meno equamente ripartite: 15.390 tra dirigenti e tecnici altamente qualificati, 34.070 impiegati e quadri intermedi, 27.340 operai specializzati, ma pure 14.650 figure non qualificate. I dati emergono dall’ultimo report del sistema Excelsior, il progetto per l’occupazione e la formazione nato dalla collaborazione tra Unioncamere e Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Il Veneto è la regione con i numeri migliori dopo la Lombardia. Ma quello che conta di più è il confronto con la stessa ricerca condotta esattamente in questo periodo l’anno scorso: le assunzioni messe in cantiere dalle imprese di ogni genere, natura e specie, nel 2016, erano meno di 17 mila. Una bella differenza con le 91.450 di oggi. Non basta: il 36,4 per cento delle «entrate» previste, come vengono chiamate nell’indagine, dovrebbero riguardare giovani fino a 29 anni. Insomma, il segnale è forte e chiaro: la ripresa sta diventano sempre più robusta e finalmente potrebbe produrre i suoi benefici anche sul versante del lavoro. Certo, bisogna vedere se le indicazioni fornite a tavolino dalle aziende si tradurranno davvero, e già dall’inizio dell’autunno, in posti effettivi. Nello stesso tempo sembra persino aumentare la precarietà, visto che solo nel 22 per cento dei casi si ipotizzano contratti a tempo indeterminato (dato che sale al 34 per cento nell’industria manifatturiera ma che scende addirittura al 4 per cento nel turismo).
Senza contare che molti degli imprenditori contattati insistono sulle difficoltà nel reperire le professionalità di cui avrebbero bisogno, in particolare in campo informatico e ingegneristico. Sta di fatto che il Veneto tornato a correre nel pil (più 1,2 nel 2016 contro lo 0,9 della media nazionale) e soprattutto nell’export (più 4,6 per cento nel primo trimestre del 2017) si presenta a una svolta anche sul fronte occupazionale. La verità è che il sistema produttivo nordestino sta cambiando pelle. Al centro, una consapevolezza, o meglio una necessità: le sfide competitive richiedono nuovi (e forti) investimenti. Si è cominciato dal rinnovo delle tecnologie e dalla rivoluzione di Industria 4.0. Secondo una recente indagine della Fondazione Nordest, il 46,3 per cento delle imprese (il 62 per cento fra quelle con più di 50 addetti) ha già utilizzato o utilizzerà nei prossimi mesi gli incentivi governativi, dall’ i per ammortamento alla cosiddetta Nuova Sabatini per l’acquisto di beni strumentali. Ora deve scattare la fase due: gli investimenti sul capitale umano. Il lavoro torna a essere un fattore decisivo. Gli imprenditori, a quanto pare, lo hanno capito. Se poi con la prossima Legge di stabilità si riuscisse effettivamente a ridurre il cuneo fiscale...