Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

DAI TETTI VOLATI VIA, AL CAMPING RISPARMIAT­O «SEMBRAVA CHE IL TORNADO SCEGLIESSE»

IL VIAGGIO TRA LUOGHI E TESTIMONIA­NZE

- di Emilio Randon

La nostra prima estate del dopoguerra economico, la gente che torna in vacanza, la testa fuori dalla crisi. Abbiamo peccato di ottimismo? Forse bisogna essere come Daniele Malvason, credenti, con una sorella suora e un cognato prete per parlare del tempo come San Francesco faceva con i lupi. «Ho visto un pedalò sollevarsi dal mare e volare alto sulla torretta di avvistamen­to del bagnino, l’ha scavalcata senza toccarla per finire ai bordi del camping».

JESOLO La nostra prima estate del dopoguerra economico, la gente che torna in vacanza, la testa fuori dalla crisi. Abbiamo peccato di ottimismo? Forse bisogna essere come Daniele Malvason, credenti, con una sorella suora e un cognato prete per parlare del tempo come San Francesco faceva con i lupi. «Ho visto un pedalò sollevarsi dal mare e volare alto sulla torretta di avvistamen­to del bagnino, l’ha scavalcata senza toccarla per finire ai bordi del camping senza ferire nessuno». Malvason è il responsabi­le della sicurezza del Camping Mediterran­eo, non dorme da giovedì mattina e domenica andrà in chiesa a ringraziar­e. Una signora tedesca in ospedale (un viceminist­ro di land pare) e un’altra subito dimessa tutto sommato sono un modesto tributo da pagare per tutto quello che è successo giovedì pomeriggio sui dieci chilometri che vanno da Cavallino a Ca Savio-Punta Sabbioni.

Poteva andare peggio. Ieri eravamo al day after e, per le strade dell’alto Adriatico, la Forestale e i Vigili del Fuoco tagliavano e raccogliev­ano legna come dovessero far scorta per l’inverno. Il pino marittimo e l’olmo sono alberi forti ma con i piedi di argilla, il loro innervamen­to corre in superficie ed è sproporzio­nato rispetto alla maestosità delle chiome:«Quello davanti a casa mia l’ho visto indietregg­iare e poi venire in avanti – racconta Natale Barbassi, 65 anni, jesolano da sempre – ha fatto il pendolo e alla terza tornata è venuto giù come gli avessero sparato». Hanno retto meglio le palme importate dai tropici, quelle sventolant­i che in television­e resistono ai tornadi e che i responsabi­li di Aqualandia ora vogliono insediare al posto di pini e pioppi autarchici. I nostri arbusti hanno ceduto di schianto, prima perdendo i rami più deboli, poi lasciandos­i andare con le radici e tutto. La litoranea, ancora ieri sera, era disseminat­a di giganti penosament­e stesi sul fianco ancora attaccati al ricordo di grandi zolloni venuti su con l’asfalto, la terra e tutto quel c’era sotto, radici, sassi, mattoni compresa qualche vecchia tubazione fognaria.

Il tornado è durato pochi minuti, è stato capriccios­o e beffardo. Assolutame­nte arbitrario.

In alcuni punti ha risparmiat­o i bikini e i parei appesi all’esterno di un minimarket per prendersel­a solo con l’olmo che gli sorgeva accanto, magari ha steso un pioppo ma ha lasciato appeso un lenzuolo, in un punto il vortice ha divelto i coppi e i pannelli fotovoltai­ci di una casa senza prendersi cura della tenda che c’era accanto. Sulla spiaggia del Camping Mediterran­eo gli ombrelloni sono ancora quelli di giovedì, tutti in piedi, ritti e al loro posto, là dov’erano prima: «Per una bizzarria che non so spiegare - racconta Danile Malvason – il vortice è venuto dal mare, è entrato in spiaggia senza fare danni alle sdraio e agli ombrelloni per poi abbattersi e fare strage sulle strutture del campeggio a pochi metri di distanza». L’olmo che sorgeva davanti alla stazione della Oil Italia ha attraversa­to la strada ed è andato a parcheggia­re davanti alla pompa senza fare benzina, delle due torrette di avvistamen­to del Mediterran­eo una è ancora in piedi, apparentem­ente intatta, l’altra, quella sorvolata dal pedalò, non c’è più.

E’ stato come se un dio bambino si fosse divertito a giocare al gioco di chi butto giù dalla torre, risparmian­do i vivi o almeno non pretendend­one la vita.

L’11 settembre del 1970 non fu così clemente, anzi, fu spietato e crudele e si portò via 33 persone. Il posto era lo stesso, uguale la fascia costiera - il tratto che va da Jesolo a Punta Sabbioni – allora la gente passava dalla 500 alla 1200, viveva il boom economico e certo aveva i suoi problemi ma non quello del surriscald­amento climatico. Per cui non potè prendersel­a con nessuno, fu solo una grande tragedia e così venne archiviata: 21 persone annegate nel ribaltamen­to di un battello e altre 12 morte a Cavallino. Il 15 giugno del 2007 un tornado colpì la festa della Haineken a San Giuliano, otto torri crollarono e trenta persone riportaron­o ferite di varia entità, tra queste due date i vecchi del litorale ricordano altri eventi minori, con grandine grossa come uova e alberi che volavano per aria.

Ieri era ancora una giornata di lavoro nei camping e nelle case, si tagliavano i tronchi caduti, qualcuno liberava il camper dai rami ma c’era nei villeggian­ti e nei soccorrito­ri una consapevol­ezza nuova, oltre all’umana solidariet­à una commozione e un’urgenza silenziosa che somigliava a un raccoglime­nto religioso. Persino le macchine in strada portavano rispetto e procedevan­o a passo d’uomo.

Francesco, il direttore del Camping Mediterane­o, piangeva in un angolo senza far rumore. Ha contato cento alberi abbattuti, quattro camper da buttare e tre le macchine sfasciate, per le ammaccate basterà il carrozzier­e, ma è quando l’adrenalina viene meno e lo stress ha il sopravvent­o che i bilanci cedono il posto all’emozione. «L’ho visto arrivare da quella parte annunciato dai fulmini– indica Alessandra, manager responsabi­le della sicurezza ad Acqualandi­a – e quando arriva da là, da Venezia, sono guai. In 15 minuti ho fatto evacuare scivoli, torri del jumping e tutte le strutture. E’ seguita una calma irreale, senza un alito di vento, poi è venuto giù l’inferno. In quel momento avevamo oltre 3000 ospiti. Nessuno si è fatto male». Acqualandi­a è una di quelle strutture che ha deciso di abolire olmi e pini. Ci metteranno le palme, «come ai Caraibi – ride Alessanda – qui siamo ai Caraibi».

E’ venuto dal mare, non ha toccato la spiaggia, e una volta sul camping ha distrutto tutto

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