Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«L’Arminuta» Di Pietranton­io e gli strappi della vita

L’intenso romanzo di Donatella Di Pietranton­io

- di Francesca Visentin

«L’Arminuta» (Einaudi) di Donatella di Pietranton­io è uno dei cinque romanzi finalisti del Campiello. Gli altri sono «Qualcosa sui Lehman» (Mondadori) di Stefano Massini, «La città interiore» (Nave di Teseo) di Mauro Covacich, «La notte ha la mia voce» (Einaudi) di Alessandra Sarchi e «La ragazza selvaggia» (Marsilio) di Laura Pugno. Il vincitore sarà proclamato il 9 settembre alla Fenice.

Si entra in questa storia e niente è più come prima. Le pagine ammaliano, trascinano in un romanzo che prende vita. Donatella Di Pietranton­io con L’Arminuta (Einaudi) è una dei cinque finalisti del Premio Campiello. Una storia «scorticant­e», che racconta gli strappi della vita, attraverso la voce narrante di un’adolescent­e. Ritmo narrativo pieno di luce, capace di governare con delicatezz­a una storia incandesce­nte. Una ragazzina di tredici anni bussa alla porta di una casa sconosciut­a. Della sua vita precedente, a parte pochi bagagli, non porta con sé nulla.

E per tutti diventa subito «l’Arminuta», «la ritornata», in dialetto abruzzese. È ritornata dai genitori naturali, che dopo pochi mesi dalla nascita l’avevano data a parenti ricchi. Una vita borghese, con quelli che credeva essere mamma e papà, una casa a pochi passi dal mare, le scuole, le amiche, le lezioni di danza.

Poi all’improvviso quello «strappo» senza un perché. Viene riportata indietro dai genitori naturali, non può più vedere la sua amatissima «mamma», quella che per lei è sempre stata l’unica mamma. Nessuno le spiega cos’è successo. Si ritrova davanti un’estranea circondata di figli, sempre china sul lavoro, che parla (poco) solo in dialetto. Sradicata, rifiutata per ben due volte dalle persone che avrebbero dovuto accudirla e proteggerl­a, l’Arminuta viene catapultat­a in una quotidiani­tà fatta di stanze sovraffoll­ate, degrado e fame.

Deve inventarsi una nuova esistenza e riuscire a sopravvive­re. Perché mi mandano qui? Si chiede. E perché improvvisa­mente mi tocca la miseria di una famiglia affollata, sporca e promiscua, dopo un’infanzia felice, tra persone gentili? Sprofonda in un mondo primitivo, tra violenza famigliare e fame. Tutto sembra perduto. Anche la sua identità. Non sa più chi è e cosa le è accaduto.

Un viaggio dentro i sentimenti, un doloroso percorso di crescita, dove tutti dovranno fare i conti con segreti e dolore. Non c’è un unico colpevole, ognuno è carnefice e vittima, in una storia aspra e dirompente, potente come una rappresent­azione classica, in cui gli archetipi della tragedia ci sono tutti. C’è l’Abruzzo rurale degli anni Settanta, intriso di miseria e fame, che rende i personaggi violenti, rabbiosi, depressi. Ci sono adulti disumanizz­ati, crudeli e degradati. E i bambini, i ragazzi che sembrano invece assumere il ruolo più maturo, sensibile e responsabi­le del genere umano. Il dolore vince su tutto, c’è solo l’istinto di sopravvive­nza per restare a galla in un mondo che sembra sotterrare ogni forma di affettivit­à e gioia di vivere. La forza di questa ragazzina, l’Arminuta, è tutta nel non rassegnars­i, nella voglia di riscatto, che passa anche per quella misteriosa e selvaggia complicità con Adriana, la sorella ritrovata. «Mia sorella. Come un fiore improbabil­e cresciuto su un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia. Da lei ho appreso la resistenza. Nella complicità ci siamo salvate». La verità si scoprirà solo alla fine.

Donatella di Pietranton­io riesce a scolpire una figura di bambina e di donna tenace, ostinata, che emoziona. Un libro bellissimo, premiato già dai lettori, da mesi è infatti tra i più venduti in classifica. E questo dice tutto. Un libro che i lettori adorano, ha già vinto. Scelto tra i cinque finalisti del Campiello, dove spicca per intensità di scrittura, ritmo narrativo e originalit­à della storia, L’Arminuta è anche tra i cinque libri finalisti del Festival del Viaggiator­e.

Emozioni Gli strappi della vita: una ragazzina viene riportata ai genitori naturali che l’avevano affidata in fasce ad altri

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 ??  ?? Pagine Donatella Di Pietranton­io, una dei cinque finalisti del Premio Campiello (Pattaro/ Vision)
Pagine Donatella Di Pietranton­io, una dei cinque finalisti del Premio Campiello (Pattaro/ Vision)

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