Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

In ruolo a 67 anni rinuncia al posto Donazzan: «Ma non è un caso isolato La soluzione? Graduatori­e locali»

L’assessore regionale sul caso dell’insegnante di Conegliano

- Ma. Pi.

TREVISO «Insegnanti che entrano in ruolo ad un passo dalla pensione, quello di Conegliano non è un caso isolato. Ma la docente ha fatto bene a rifiutare il contratto, è una questione di dignità». Così l’assessore regionale alle Politiche dell’istruzione Elena Donazzan ha commentato la storia di Elena Stefinlong­o, insegnante di Conegliano di 67 anni che dopo una vita da precaria nella scuola si era vista proporre di entrare in ruolo da settembre, a pochi mesi dalla pensione, salvo rifiutare. L’assessore regionale accusa il governo per quanto accaduto. «Capitano cose come queste per colpa della non gestione nelle immissioni in ruolo», spiega. «Questa non è buona scuola, quella riforma che è frutto dei veti incrociati nelle trattative coi sindacati. Un esempio di quello che succede? Un precario costa poco: viene licenziato a giugno, riassunto ad ottobre o raramente a settembre e nei mesi di mobilità guadagna 29 euro al giorno. Meno di un profugo: l’Italia garantisce una spesa maggiore per i migranti che non per i propri docenti».

Dopo la polemica, arriva la proposta: «Servono concorsi ed immissioni in ruolo a carattere territoria­le», incalza Donazzan. «A febbraio so quanti allievi avrò, so quanti insegnanti mi servono e quanti andranno in pensione. Basta fare delle graduatori­e locali, non regionali, senza obbligare le persone a spostarsi: non possiamo deportare gli insegnanti dove vogliamo, questa è gen- te che guadagna 1.400-1.700 euro al mese, non sono manager superpagat­i, spesso hanno famiglia e case in affitto».

Rimangono quindi da raccontare i casi estremi di un sistema dove in realtà sono decine ogni anno i casi al limite, di docenti che ottengono il tanto desiderato contratto troppo tardi, quando ormai la sicurezza non serve più. La storia di Elena, che ha scatenato la polemica, era iniziata con la laurea in Lettere. Anzi: un anno prima della laurea, quando aveva iniziato ad insegnare. Era il 1975. Dopo vent’anni di lavoro ha dovuto dare le dimissioni, voleva un contratto part time che non poteva ottenere. Quindi, ha ripreso il lavoro da precaria nel 2005, sempre con contratti a tempo determinat­o. E così dal 2007 è insegnante di sostegno alla scuola media, nell’ultimo anno di scuola alla Nostra Famiglia di Conegliano. Una vita intera, dunque, da precaria: adesso ha due figlie di 38 e 31 anni e due nipotini. Fino all’annuncio: dal prossimo anno, a sette mesi dalla pensione, avrebbe avuto l’indetermin­ato. Salvo un anno di prova, come tutti gli altri.

Di qui la decisione dell’insegnante di rifiutare: una proposta che sembrava una beffa, nessun vantaggio economico o di pensione, solo una certezza in un momento della vita nella quale ormai non ve ne era più bisogno dopo anni. «Meglio che quel posto vada a qualche giovane», ha salutato la donna.

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Le assegnazio­ni Le nuove cattedre hanno riservato non poche sorprese

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