Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Tramutate i defunti in diamanti» Ma la «rivoluzione» è un flop: solo 4 clienti (e neppure veneti)
euro – spiega Zanardo – e cioè una cifra in linea con quanto normalmente si investe per la realizzazione di un monumento a terra. E senza considerare che una tomba richiede manutenzione e pulizia costanti mentre un diamante si conserva in casa al sicuro».
Il business per l’agenzia di Conegliano, però, sotto questo aspetto, non è certo un granché. «Molti sono quelli che chiedono informazioni ma alla fine solo quattro clienti hanno deciso per questa soluzione. Qui, come nel resto del Paese, non siamo ancora pronti per simili scelte». Un po’ perché nell’immediatezza di un evento luttuoso i familiari non sono proprio sereni, un po’ perché il tempo per una decisione ponderata quanto atipica manca, la gestione del defunto è nella stragrande maggioranza dei casi quella tradizionale, con un leggero incremento delle cremazioni.
Se i congiunti sono poi numerosi si inserisce il tema sul chi debba conservare la pietra eventualmente ottenuta, anche se è possibile una sua suddivisione, per quanto di solito sia dall’inizio piuttosto piccola. Soprattutto, viene meno la possibilità del momento di consolazione e ricordo che caratterizza da secoli la cultura occidentale.
E se i giapponesi di città paiono essere i più entusiasti fruitori della nuova opzione offerta dagli impianti svizzeri, soprattutto per la carenza di suolo laggiù riservata ai camposanti, in Italia lo spazio per il riposo dei trapassati ancora non manca. E alla diamantificazione si preferisce la tumulazione.