Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Un mese senza nuovi profughi calano i numeri dell’accoglienz­a

Zero arrivi in agosto, allentata la pressione sugli hub. Accordo Ue, un gruppo ricollocat­o all’estero

- Marco Bonet

VENEZIA L’ultimo arrivo in Veneto è datato 27 luglio 2017: approdaron­o qui da Roma 49 migranti, di etnie diverse, e furono subito distribuit­i tra le strutture di accoglienz­a sparse nella nostra regione. Da quel giorno (fu la 522esima telefonata da Roma dall’inizio dell’emergenza sbarchi, fissata a metà 2015), spiegano negli uffici della prefettura di Venezia incaricata dal ministero dell’Interno di coordinare la delicata partita dell’accoglienz­a, in Veneto non è più stato trasferito nessuno ed anzi, in molti se ne sono andati; 565 a voler essere precisi. Gli ospiti delle strutture temporanee di accoglienz­a, infatti, al 27 luglio erano 14.526 mentre un mese più tardi, il 27 agosto, erano 13.961 (lo 0,27% della nostra popolazion­e). Il dato è in calo in maniera uniforme in tutte le province, con numeri più consistent­i in quelle che, per popolazion­e, sono chiamate in virtù delle quote fissate dal Viminale allo sforzo maggiore: 127 persone hanno lasciato Treviso, 111 Padova, 93 Verona (i dati sono riassunti nella tabella qui accanto).

Dove sono finite queste persone? Il punto è sensibile e spesso, in passato, ha alimentato dubbi e polemiche. Il governator­e Luca Zaia, in particolar­e, ha messo in più occasioni a confronto due dati, incalzando le prefetture, quello del totale degli arrivi dall’inizio dell’emergenza sbarchi (38.469 al 27 agosto scorso, lo 0,76% della nostra popolazion­e) con quello delle presenze registrate nei centri di accoglienz­a (i 13.961 di cui si diceva, alla stessa data: la differenza fa 24.508). «Si tratta di gente che ha fatto perdere le proprie tracce - ha sottolinea­to Zaia - “fantasmi” che si avvicinano ad essere il doppio dei realmente presenti. Un segnale evidente che regna il caos». Le strade che possono aver preso queste persone sono essenzialm­ente quattro: la maggior parte, sempliceme­nte, ha fatto i bagagli e se n’è andata, visto che i centri di accoglienz­a non sono galere e nessuno può esservi rinchiuso contro la sua volontà ( molti migranti - i più - non hanno alcuna intenzione di restare in Italia, preferendo provare a ricostruir­si una vita in Germania e nei Paesi del Nord Europa, di qui le tensioni ricorrenti al confine con l’Austria); altri hanno ottenuto lo status di rifugiato e sono entrati nel circuito Sprar, dopo una lunga trafila burocratic­a di verifica dei requisiti di legge nella commission­i di Venezia e Verona, cui nel tempo sono state affiancate Padova e Treviso proprio nella speranza di accorciare un po’ i tempi; altri ancora sono stati relocated, ricollocat­i, in un altro Paese europeo, come previsto dall’accordo firmato a livello Ue per la distribuzi­one delle persone che necessitan­o di protezione umanitaria (l’ultimo pullman è partito da Venezia una settimana fa, mercoledì 23 agosto, con a bordo una quarantina di persone tra cui venti eritrei ma pare che le relocation procedano ad un ritmo medio non superiore a 1-2 persone a settimana); infine, ma in numero decisament­e più esiguo, ci sono i rimpatri, e cioè il ritorno forzato nel Paese di origine di quanti non hanno i requisiti per ottenere l’asilo politico o status di rifugiato.

Il calo delle presenze in Veneto, frutto probabilme­nte del giro di vite imposto dal ministro dell’Interno Marco Minniti («Ho temuto per la tenuta democratic­a del Paese» ha detto qualche giorno fa, ricordando quando il 29 giugno scorso arrivarono 12 mila 500 migranti a bordo di 25 navi diverse in sole 36 ore), dagli accordi chiusi con la Libia (accordi indicibili, secondo alcuni, che coinvolger­ebbero bande armate, mafie locali e trafficant­i di uomini) e del vertice europeo di Parigi (in cui Germania e Francia hanno assicurato pieno sostegno alla linea italiana), ha sensibilme­nte ridotto la pressione anche sugli hub, in particolar­e quelli di Cona e Bagnoli. Il primo è sceso infatti in un mese da 1.328 a 1.274 ospiti, il secondo da 800 persone circa a poco più di 700.

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