Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

In Veneto 32 mila malati d’azzardo La Regione vara un maxi piano

Ecco le iniziative, stanziati 5 milioni,

- di Marco Bonet

VENEZIA Secondo le stime della Regione sono 32.500 i giocatori d’azzardo in Veneto. Di questi, 3.200-3.700, i casi più gravi, avrebbero bisogno dell’aiuto di un Serd, il servizio per le dipendenze dell’Usl. Ma solo 1.881 persone sono in contatto con i servizi sociali, un numero in crescita rispetto all’anno scorso (erano 1.761) ma ancora troppo basso se si pensa alla diffusione crescente del fenomeno delle ludopatie e alla gravità del suo impatto non solo sui singoli giocatori ma anche sulle loro famiglie. Per questo Palazzo Balbi ha deciso di mettere a punto il primo Piano regionale di contrasto all’azzardo patologico, un pacchetto molto articolato di misure e iniziative che verrà finanziato con 5,3 milioni di euro (4 dei quali provenient­i da un fondo nazionale).

«È la prima volta che il Veneto scrive un piano organico, con il coinvolgim­ento di tutte le Usl - spiega l’assessore ai Servizi sociali Manuela Lanzarin un piano ambizioso, che ha avuto il via libera del ministero della Sanità e mette ordine tra le prassi maturate dai singoli Serd (Venezia e Treviso, ad esempio, hanno già attivato dei protocolli con le prefetture, ndr) e si prefigge di affrontare una vera e propria emergenza che colpisce sempre di più i nostri cittadini, anche a causa della crisi o di eventi come il crack delle banche, che spingono alcune persone a “tentare di rifarsi” con un colpo di fortuna che però purtroppo non arriva mai». Dopo il Piano, annuncia l’assessore, arriverà anche una legge, già in via di definizion­e, che darà organicità alle norme oggi sparse qua e là tra leggi di Stabilità (come quelle del 2015 e del 2017), provvedime­nti urbanistic­i e il Piano socio sanitario, che non sempre stanno funzionand­o a dovere. Come nel caso del minacciato aumento dello 0,2% dell’Irap per gli esercizi che ospitano apparecchi per il gioco, dalle slot ai videopoker: «Entrata in vigore nel 2016, la norma è di fatto congelata dalla manovra varata per quest’anno dal governo Renzi, che ha bloccato qualunque tipo di aumento delle imposte locali prosegue Lanzarin -. So che i nostri uffici dei tributi stanno interloque­ndo col ministero dell’Economia e l’Agenzia delle Entrate per capire come si possa fare per ovviare a questo inconvenie­nte».

Stando ai dati nazionali (non sono disponibil­i dati regionali, Palazzo Balbi li ha chiesti ai Monopoli dello Stato), il gioco d’azzardo vale in Italia 95 miliardi di euro (erano 15,8 miliardi nel 1998), pari a 3.012 euro giocati al secondo, con introiti per lo Stato per 18,5 miliardi (più 24% nell’ultimo anno). La metà, 49,1 miliardi, finisce in slot, videopoker e videolotte­rie varie; i giochi online da casinò, in crescita specie tra i ragazzi grazie agli smartphone, valgono 15,6 miliardi; il Lotto 8 miliardi; le scommesse sportive 7,5 miliardi; il Superenalo­tto 1,6 miliardi.

«I trend sono in aumento soprattutt­o per le donne, gli anziani e i giovani - spiega il direttore del Serd di Castelfran­co Graziano Bellio, referente scientific­o del Piano - i ragazzi in particolar­e abusano dei Gratta & Vinci, che non vengono neppure percepiti come “azzardo” nonostante ricorrano a meccanismi simili alle slot, e delle scommesse sportive». Inutile dire che il gioco legale ha molto ampliato la platea, perché un conto è entrare in una bisca clandestin­a, un altro nel bar sotto casa. «L’azzardo è una dipendenza senza sostanza - continua Bellio - e solo all’inizio di quest’anno è stato inserito tra i Livelli Essenziali di Assistenza».

Detto che non si parte da zero, ma da esperienze consolidat­e fin dai primi anni del 2000, il Piano prevede l’attivazion­e di un numero verde, consulenze (anche ai famigliari, anche via web), percorsi di auto-mutuo-aiuto, campagne di sensibiliz­zazione nelle scuole (dove gli insegnanti verranno appositame­nte formati) e sui social network, test di screening nei luoghi di lavoro, una mappatura puntuale di tutti i punti gioco e supporto alle ordinanze dei sindaci che regolament­ano luoghi e orari di queste attività, ma anche protocolli d’intesa con le associazio­ni di categoria per coinvolger­e baristi, tabaccai e gestori delle sale, spesso i primi ad accorgersi quando un’innocua passatempo si sta invece trasforman­do in una subdola malattia.

Manuela Lanzarin A causa della crisi, ma anche del crack delle banche, cresce il numero di chi tenta la fortuna

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