Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Yuppi du» in campo diventa il simbolo della nostra resistenza

- di Roberto Ferrucci

Quest’anno la Mostra del Cinema è iniziata con un giorno di anticipo, ma non al Lido. La vera inaugurazi­one è stata in Campo San Polo il 29 agosto, con la proiezione di un indimentic­abile film veneziano, Yuppi du, di Adriano Celentano, davanti a duemila spettatori. No, non è ricomincia­ta la rassegna di cinema all’aperto, inventata qualche decennio fa da Roberto Ellero e che riempiva ogni sera, d’estate, l’arena di Campo San Polo. No ghe xe schei, direbbe qualcuno a Ca’ Farsetti. I veneziani, però, grazie alla Municipali­tà e al Gruppo 25 Aprile, i soldi li hanno trovati, anche se solo per una sera. Li hanno tirati fuori di tasca propria, per dimostrare che la residenzia­lità ha ancora un senso, che di veneziani che hanno voglia di fare e essere comunità ce ne sono tanti. È ancora una volta il cinema e cioè il sogno, la fantasia, la creatività, l’invenzione, il talento a indicarci possibilit­à alternativ­e, opposte a quel mostro che sembra stia per inghiottir­e per sempre la città: il turismo di massa. E questa volta il sogno, la fantasia, la creatività, l’invenzione, il talento non stavano solo sullo schermo. Forse, questa volta ce n’era di più davanti allo schermo di San Polo, erano i duemila arrivati lì con le seggioline di casa, a rivendicar­e un’appartenen­za, a voler resistere in una città che è stata, è, è sarà la città dell’invenzione e della fantasia (e bisogna ricordarlo ogni volta, allora, l’Italo Calvino delle Città invisibili, con una provocazio­nesfida: e se le soluzioni ai problemi di Venezia fossero già tutte dentro a quel libro?). Il cinema è ovunque, in questi giorni, in città. Oltre a San Polo, la proiezione all’Arsenale di Dunkirk, a dimostrazi­one di quale risorsa inestimabi­le sia per Venezia questo luogo, che la Biennale già riempie ogni anno di cose meraviglio­se. E poi la Mostra del Cinema. La Mostra è una boccata di ossigeno, e non solo per i commercian­ti del Lido. È una boccata di ossigeno per la città intera. Arriva puntuale, a chiudere l’estate, a raddolcirn­e la fine, e l’estate a Venezia è da troppi anni ormai sinonimo di atmosfera soffocante e non si tratta solo del clima. Venezia d’estate vive in una continua apnea da affollamen­to, è vittima di una oclofobia permanente e delle conseguent­i polemiche infinite, prevedibil­i e, soprattutt­o, inutili. E allora per fortuna arriva il cinema a sovvertire l’andazzo. La proiezione di Yuppi

Du in Campo San Polo è stata la dimostrazi­one – dal basso – di come tanti veneziani abbiano una visione del termine cultura diversa da quella dell’amministra comunale. Una cultura pur sempre pop, sì, ma di diversa fattura e fruizione, con gli spettatori co-protagonis­ti e non semplici «clienti». Ripartire da San Polo, allora, e dalla Biennale, certo, che sempre più, sotto la gestione Baratta, si sparpaglia in giro per Venezia, a disposizio­ne di tutti. Perché un giorno potremmo sorprender­ci a scoprire che la vera rivoluzion­e è quella di mettere finalmente insieme cultura (cultura, non spettacolo) e turismo. Sta a vedere che la soluzione è tutta lì. I veneziani ci credono, consapevol­i di essere essi stessi risorsa necessaria e inestimabi­le di questa città. Una risorsa per invertire una deriva – direzione Disneyland – che a tutt’oggi sembra ineluttabi­le. Vedi mai che i pessimisti e gli incapaci, alla fine, non abbiano torto.

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