Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Killer si laurea in filosofia in carcere ed evade al primo permesso premio

Scontava una condanna a 26 anni per omicidio, era ritenuto un detenuto modello

- Nicola Munaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA Di lui le cronache potranno dire: killer, ladro, detenuto modello, filosofo. Evaso durante un permesso premio. Aggettivi che sono parabola e storia per descrivere la vita di Boris Rasnik (43 anni, serbo) alias Kristian Vuktic, alias Loram Hauk, detenuto nel carcere Due Palazzi di Padova e irrintracc­iabile da mercoledì scorso. Durante un permesso premio di tre giorni da passare in una comunità protetta con la libertà di lasciare la struttura (solo se accompagna­to) per tre ore ogni giorno, come concesso dal tribunale di Sorveglian­za di Padova, è salito su una macchina che lo aspettava e se n’è andato. Dove, chissà.

E sì che Boris Rasnik (questo il suo vero nome) era uno che aveva finito di far parlare male di sé. Il 16 giugno scorso infatti si era laureato in Filosofia nella sezione del carcere dell’Università di Padova. Summa cum laude, il voto finale a riassumere i cinque anni di studi e la tesi «La forza nella riflession­e di Simon Weil», scrittrice francese marxista e anarchica, nata a Parigi nel 1909 e morta di tubercolos­i, a soli 34 anni a Londra. Relatore il professore Adone Brandalise. Quell’esame era stato per Boris Rasnik una sorta di seconda verginità. Gli articoli di stampa avevano celebrato la sua laurea e la sua nuova vita da detenuto redento.

Rasnik infatti era in carcere dal settembre 2003 quando erano arrivati al pettine i nodi di diverse condanne per una vita da fuorilegge: ventisei anni, 10 mesi e 20 giorni totali da passare dietro le sbarre, cumulo pena dell’omicidio di un connaziona­le freddato con una pistola a Torino nel 1996 e per cui il quarantatr­eenne serbo si era visto condannare a 23 anni di reclusione; più diversi altri furti commessi in molte città del Nord Italia che avevano fatto salire il monte della pena di altri 4 anni. I traslochi periodici di detenuti lo avevano fatto arrivare all’ombra della città del Santo dove Boris Rasnik si era impegnato a diventare un detenuto modello.

Proprio la rigida osservanza delle buone maniere e l’aver rispettato i permessi concessi negli anni precedenti, avevano convinto il tribunale di Sorveglian­za di Padova a concedere – era il 22 agosto scorso - il disco verde ad un nuovo periodo di vita fuori dal carcere per il serbo. Che quindi è uscito dal Due Palazzi alle 9 di martedì scorso, 26 settembre, per passare tre giorni nella comunità di recupero «Piccoli passi», che ha sede non distante dal penitenzia­rio padovano.

Lì Rasnik, che aveva anche la possibilit­à di girare per Padova tre ore al giorno – ma solo accompagna­to da volontari e familiari - avrebbe dovuto passare le sue giornate fino alle 18 di ieri, ora limite per rientrare in cella. Non è rientrato e di lui non si è saputo più nulla da mercoledì. Evaso durante una delle ore in cui gli era concesso star fuori dalla comunità. Probabilme­nte, per lui che già in passato era riuscito a scappare da un carcere della Bosnia, era già tutto studiato nei minimi dettagli.

E ora ombre vengono gettate anche sul percorso di riabilitaz­ione fatto in cella dal killer serbo. Che forse la veste da pentito e detenuto modello l’aveva indossata per arrivare a ottenere proprio quei permessi premio che quindi gli avrebbero poi dato la possibilit­à di allontanar­si dal carcere e organizzar­e la fuga lontano dalle celle. Dove avrebbe dovuto scontare il suo debito con la legge fino al 26 maggio 2024. Una pena lunga, interrotta ogni tanto da qualche concession­e e allietata – a detta di tutti – dalla nuova vita da studioso che non più tardi di tre mesi fa lo aveva portato all’alloro da dottore in Filosofia, e pure con il massimo dei voti.

L’ennesimo capitolo di una vita passata a indossare maschere.

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