Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ora i professori fanno muro: «Fino alle Medie, alunni accompagnati»
VENEZIA Prima è scoppiato il caso della scuola media Stefanini di Voltabarozzo (Padova) e ora tocca all’istituto comprensivo di Fossò nel Veneziano ma è probabile che a breve tutti i genitori di bambini iscritti alle medie in Veneto dovranno organizzarsi ed essere fuori da scuola ogni giorno, alle 13. Non che siano cambiate le norme nazionali e nemmeno l’Ufficio scolastico regionale ha disposto nuove procedure ma, a maggio, la Corte di cassazione ha stabilito le responsabilità di un tragico incidente avvenuto in Toscana nel 2002, quando un undicenne fu investito dallo scuolabus all’uscita da scuola e morì. I colpevoli, per i giudici, sono la scuola e il Ministero. Una sentenza severa che sta compattando i docenti: in forma di autotutela, contro il rischio di cause e di fronte a rapporti sempre meno sereni tra insegnanti e genitori, tutti appoggiano (e caldeggiano) quei dirigenti scolastici che impongono la presenza dei genitori o di un nonno o semplicemente di un adulto con la delega all’uscita dell’istituto e, anzi, ritengono che non dovrebbe trattarsi di casi isolati ma della norma. La ministra all’Istruzione Valeria Fedeli però non indica una ricetta valida per tutti. Anzi, sposa il contenuto della circolare dell’Ufficio scolastico del Veneto che stabilisce di valutare la posizione dell’istituto e il livello di maturità degli allievi, caso per caso. «Intanto i genitori hanno la possibilità di fare deleghe – dice -, nello stesso tempo c’è l’esigenza, che però compete all’autonomia delle scuole in accordo con i genitori, di insegnare ad andare e tornare da soli. Come agire dipenderà dalle condizioni: da dove sei, da quali sono i percorsi da fare. Quando si vogliano dare delle regole, lo si faccia in un contesto complicato. Gli studenti vanno sempre tutelati e i modi con cui si affrontano i problemi contestualizzati».
I sindacati non sembrano tuttavia d’accordo con Fedeli. Con il rischio di cause, meglio imporre la presenza di un «precettore». «Il minore va “consegnato” ad un responsabile – dice la segretaria regionale di Cisl scuola Sandra Biolo -, alle medie poi sono ancora bambini». Biolo è consapevole che i costumi sociali (alle medie di solito tutti iniziano a spostarsi da soli) sono diversi e che imporre ai genitori di essere sempre all’uscita della scuola potrebbe peggiorare i rapporti con le famiglie ma, sottolinea, «altrimenti, la responsabilità in caso di incidente, ricade sui docenti». Volendo applicare le previsioni del codice civile alla lettera, fino al compimento del 18esimo anno nessuno potrebbe rientrare da scuola da solo. «È vero ma c’è un distinguo dettato dal senso comune», conclude.
Il senso comune, su cui molta della vita di comunità si è sempre basata, ora viene minato. E per lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet può essere rischioso. «Questa è una repubblica di azzeccagarbugli, è difficile uscirne indenni – commenta -, la denuncia è un problema oggettivo, non so come si faccia ad un uscirne». Da un lato, c’è la legge che fissa paletti rigidi a tutela dei minori e non pare lasciare possibilità di deroga. Dall’altro, c’è il sentire comune che vede appunto nell’andare e rientrare da scuola da soli, a partire dalle medie, un passaggio di crescita. Ma non solo, alle medie i ragazzini hanno già cellulari, tablet e computer, sono connessi ad internet e molti sono grandi, almeno per aspetto fisico. «È in atto un corto circuito con la società – continua Crepet –, stiamo involvendoci e ciò che sembra giusto si complica: il buon senso non vale più, siamo in pieno affanno giuridico». Un «affanno» che sotto il profilo dello sviluppo emotivo del minore potrebbe non essere privo di conseguenze. «Apporta danno alla crescita dell’individuo», conclude.
«Il problema è il vuoto normativo, non esistono provvedimenti del Miur, nessuno si assume la responsabilità di dire come agire – spiega Fabio Barina di Gilda -, oggi se un allievo deve uscire prima dev’esserci un genitore, ma alle 13 va bene se va da solo. Quest’anno riprendo ad organizzare gite scolastiche di cinque o sei giorni ma è a mio rischio e pericolo. Ci fosse un’alleanza genitoriscuola sarebbe più facile ma non c’è». Barina sta seguendo, da sindacalista, cause contro docenti per piccoli incidenti avvenuti nell’ora di ginnastica e dopo la sentenza toscana, gli insegnanti vogliono essere certi di non finire in tribunale. «La proposta di legge ferma in Senato dal 2013 e che dirime il nodo delle responsabilità va approvata», conclude.
Nonostante la circolare dell’Ufficio scolastico regionale (e la Ministra) dica di valutare le condizioni ambientali e la maturazione degli studenti, sta passando il criterio di autotutela. A Fossò, la comunicazione del dirigente ai genitori, «in ottemperanza alla sentenza della corte di cassazione», fa sapere che se il genitore ritarda, il docente attende cinque minuti, poi consegna l’alunno al collaboratore scolastico che informa la dirigenza «la quale chiama i vigili o i carabinieri in caso di reiterati ritardi» e se sono sistematici «lo straordinario sarà a carico del genitore e si configura l’abbandono di minore».
Il minore va sempre consegnato ad un responsabile. A undici anni si è ancora piccoli