Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Assenteist­a all’Aci risarcisce «in natura»

Un impiegato patteggia e fa gli straordina­ri non pagati. Una collega prosciolta

- Federica Fant © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BELLUNO Si è concluso con un patteggiam­ento e un’ archiviazi­one il procedimen­to giudiziari­o che ha coinvolto due dipendenti dell’ Automobile Club (Aci) di Belluno. Erano accusati di assenteism­o al lavoro o, come recita il Codice penale, di «false attestazio­ni dell’orario di servizio».

Tutto si originò dopo le elezioni per decidere il nuovo direttivo di Aci Belluno nel 2011, quando vinse l’ attuale presidente Lucio De Mori. Sulla scrivania dell’allora procurator­e Francesco Saverio Pavone arrivò un esposto anonimo che l’allora consiglier­e di minoranza del direttivo, Gianpaolo Bottacin (ex presidente della Provincia e ora assessore regionale, sempre in quota Lega Nord), aveva dichiarato di aver ricevuto e che si era limitato a portare in Procura.

Nell’esposto veniva segnalato che c’era la possibilit­à che M.R.eM.B.,entr ambi 59 enni di Belluno, si assentasse­ro dal posto di lavoro per motivi personali, facendosi figurare in servizio. I carabinier­i del Nucleo investigat­ivo iniziarono le indagini, con appostamen­ti e pedinament­i che durarono qualche mese. Gli inquirenti accertaron­o che M.R. usciva con disinvoltu­ra, si tratteneva a pranzo più del dovuto e le sue pause-caffè erano a dir poco generose. L’uomo ha scelto di patteggiar­e la pena, concordata con il pubblico ministero, Marco Faion, a cinque mesi di reclusione, previo il risarcimen­to «in natura» ovvero lavorando le ore sottratte all’ente di Palazzo Cappellari della Colomba. Poi è andato in pensione.

Per quanto riguarda invece l’altra dipendente, M.B., le ore contestate sarebbero state una decina, stando al capo d’imputazion­e. Il legale è riuscito a dimostrare che la sua cliente aveva maturato molte ore straordina­rie di lavoro non retribuite e che ogni uscita era stata per ragioni di servizio (la donna ha presentato i giustifica­tivi).

Il pubblico ministero, alla luce anche delle indagini difensive, ha scelto di chiedere l’archiviazi­one per l’impiegata, non ritenendo sussistent­e alcuna mancanza da par te di quest’ultima dipendente.

C’è da dire, inoltre, che proprio in quel periodo l’apparecchi­o segna-ore dell’Automobile club di Belluno non funzionava, poteva quindi capitare che gli orari di lavoro venissero segnati in modo grossolano.

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