Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
VAN GOGH A VICENZA I QUADRI, I TEMI
Goldin racconta il pittore in un lungometraggio presente in mostra
Le immagini dei capolavori, le sezioni, tutte le informazioni: oggi con il Corriere del Veneto otto pagine sulla mostra «Van Gogh. Tra il grano e il cielo», che domani apre nella basilica Palladiana di Vicenza, a cura di Marco Goldin.
«Q uando le parole sono sincere e gentili possono cambiare il mondo». Questa luminosa frase del Buddha ci aiuta a stanare il desiderio intimo di Marco Goldin, quello che si palesa, non solo nella cura della mostra «Van Gogh. Tra il grano e il cielo» ospite della Basilica Palladiana di Vicenza, ma che anima anche il film documentario Van Gogh. Storia di una vita.
Un lungometraggio che gli è sbocciato tra le mani, come un tenero fiore giallo e azzurro. All’inizio, la ricognizione di Goldin, come lui stesso racconta, sarebbe dovuta essere soltanto un breve documentario dedicato alla vita del pittore olandese. Nel corso di quelle che si fecero febbrili settimane di riprese nei luoghi dove di Van Gogh ancora vive il segno, la traccia, Marco Goldin è entrato sempre più in prossimità con l’uomo Van Gogh.
Il film racconta infatti la storia di un uomo, davanti a un altro uomo. I dipinti diventano luoghi, i luoghi diventano «parola». Tanto che, a un certo punto, Goldin avverte quasi che sia Van Gogh a parlargli, a portarlo per mano dentro ai dipinti, a condurlo dentro la sua vita. Allo studioso appare e per merito suo a tutti noi - il Van Gogh uomo: un cuore lacerato d’amore. L’amore che avrebbe desiderato spargere a piene mani e che nella realtà non ha mai potuto dare. Quel perduto e tradito amore, grazie a Goldin, si trasforma, nella riscrittura della vita, in risarcimento e riscatto. Il curatore cura e lenisce quel cuore, ferito a morte.
Per questo il film commuove. Ne abbiamo avuto le prove durante le serate durante le quali Goldin introduceva al pubblico la mostra e il suo film: persone con gli occhi lucidi, col cuore scosso, a piangere. L’emozione che si fa avanti. Perché tutti i cuori lo cercano, l’amore. Pochi, però, sanno amare con coraggio. Come fece Van Gogh. Ed è a lui, e a loro, che Marco Goldin dedica questo film. Le centinaia di persone, a Padova, a Treviso, a Verona e a Vicenza, che sono rimaste ore in fila ad attendere di poter entrare nei teatri, tutti esauriti, dove si proiettava il film, potranno vederlo dal 7 ottobre in una suggestiva sala cinema, appositamente allestita nel grande salone della Basilica Palladiana, giusto al termine del percorso espositivo.
Un’occasione per riflettere sulle opere esposte, 129 in tutto, 43 dipinti e 86 disegni, e per salutare Van Gogh trattenendo del maestro olandese un ricordo nitido e struggente. Il lungometraggio, realizzato da Linea d’ombra con il sostegno di Segafredo Zanetti, ha il grande merito di travolgere i consueti punti di vista sull’autore.
Goldin accende la luce su di un Van Gogh inedito, delineando con grande vividezza quell’itinerario di senso - biografico, artistico e spirituale – che ci porta a capire come e dove nacque la creatività di una delle figure più importanti nella storia della pittura occidentale. Percorre la Via Crucis di Van Gogh. In ogni tappa del viaggio – il Borinage, Etten, l’Aia, il Drenthe, Nuenen, Parigi, Arles, Saint-Rémy e Auvers-sur-Oise – si palesano «vita e opera» del maestro. Ed è in questa immersione, nelle sue relazioni personali, nella corrispondenza con il fratello Théo, nei luoghi dove egli soggiornò e trasse ispirazione per i suoi quadri, che troviamo l’anima e il cuore di Vincent van Gogh. Non tutti sanno che l’intera parabola artistica di Van Gogh è racchiusa nell’arco di un solo decennio, dal 1880 – quando in una lettera comunica al fratello la decisione «di diventare un pittore» – al 1890 – l’anno terribile della sua morte.
Era il 29 luglio 1890, Van Gogh si trova ad Auvers-sur-Oise, in Francia. Goldin ritrova le coordinate esatte della tragedia e ce ne mostra la perfetta bellezza: il luogo è un immenso crocevia tra giallo e azzurro. Il grano e il cielo a mescolarsi insieme, a impastarsi densi, come pennellate carnose. E quando, nel film, Goldin racconta del gesto estremo compiuto dal pittore, lo fa portando luce non sull’incolmabile solitudine che conduce al non ritorno, al cambio di passo che varca il limite tra vita e morte. Il film porta luce e verità sull’amore, sul cuore e sull’anima del maestro. Le parole «sincere e gentili» di Goldin consegnano al mondo un Van Gogh ancora vivo, presente. Per sempre fuso, nel tutto.