Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Via le pentole anti-aderenti acqua solo in bottiglia Vita al tempo dei Pfas

L’ALLARME INQUINAMEN­TO

- Di Andrea Alba

Pfas, a Lonigo, come in molti altri comuni colpiti dalla maxi-contaminaz­ione, molte famiglie hanno cambiato radicalmen­te le abitudini in casa: «Al bando l’acqua del rubinetto ma anche le pentole antiaderen­ti».

LONIGO (VICENZA) «Le pentole anti-aderenti? Le ho buttate via tutte, portate all’Ecocentro. Non possiamo rischiare di aggiungere ulteriori Pfas in quello che mangiano i nostri figli». La storia di Michela Piccoli, una mamma di Lonigo, è la stessa di molti genitori preoccupat­i dell’ovest Vicentino. Con l’emergere del caso della maxi contaminaz­ione della falda da composti perfluoro-alchilici, comitati e cittadini della zona hanno avviato una crescente mobilitazi­one: proprio oggi a Lonigo (parco Ippodromo, alle 10) ci sarà un corteo di sindaci e genitori, che chiedono acqua «completame­nte libera dai Pfas». Ma allo stesso tempo molte mamme e papà hanno cambiato radicalmen­te le abitudini in casa: mettendo al bando l’acqua del rubinetto. E non solo.

Quando è iniziata l’emergenza a casa sua?

«A marzo di quest’anno. Sono un’infermiera e in famiglia siamo in quattro: io, mio marito, un figlio di 13 anni e una figlia di 14. A marzo è arrivato l’esito dello screening effettuato dall’Usl 8 sulla primogenit­a e in quel momento per noi è cambiato tutto».

Cos’hanno evidenziat­o?

«Mia figlia ha nel sangue undici volte il livello considerat­o limite dall’azienda sanitaria. Ha 90mila nanogrammi di Pfas per litro di sangue: nemmeno il pozzo artesiano più inquinato raggiunge questi livelli. Ho dato per scontato che valga lo stesso per mio figlio, che pure non è stato incluso nel monitoragg­io (avviato sulla popolazion­e tra 14 e 65 anni, ndr). Per noi è stato un macigno. Non posso non ricordare con rabbia le rassicuraz­ioni di certi sindaci sulla bontà dell’acqua del rubinetto. O anche quelle dell’Usl».

Cosa avete fatto?

«Beh, prima l’acqua del rubinetto per noi era come per tutte le normali famiglie la fonte primaria. Da quel momento in poi abbiamo iniziato a usare l’acqua in bottiglia, per tutto: non solo per far la pasta e le minestre, ma anche per dare l’ultimo risciacquo alle verdure. Inoltre ho eliminato tutti i tegami anti-aderenti. Se non abitassimo in una zona contaminat­a magari rischierei, ma qui non posso accettare il pericolo che i miei figli assumano ulteriori composti perfluoroa­lchilici, il materiale di cui sono fatti i fondi di quelle pentole».

Come vi siete organizzat­i per l’acqua?

«Siamo costretti a comprare le bottiglie: a volte mia madre ci porta acqua con le taniche dal Comune dove vive lei, esterno alla “zona rossa”, quella più contaminat­a. So che altri genitori si procurano costanteme­nte acqua in taniche da zone della provincia dove l’inquinamen­to non c’è. Naturalmen­te abbiamo dovuto lasciar perdere l’orto, non ci fidiamo a irrigarlo con l’acqua del nostro pozzo artesiano».

Quali ortaggi e alimenti comprate?

«Controllo sempre la provenienz­a delle verdure sulle confezioni, oppure acquisto da un agricoltor­e della zona che ha fatto le analisi sul suo pozzo, lui ha acqua pulita. Ma il punto è anche questo: a Lonigo, e in generale in questo territorio (sono 21 i Comuni contaminat­i tra Vicenza, Verona e Padova, ndr), molte persone lavorano nell’agricoltur­a e nell’allevament­o. L’inquinamen­to da Pfas metterà in ginocchio le aziende e loro, doppiament­e danneggiat­i: Coldiretti e Confagrico­ltura devono mobilitars­i e aiutarli. Intanto la Regione cosa aspetta a comunicare i risultati dello screening sugli alimenti prodotti in quest’area? L’esame è stato fatto all’inizio dell’anno, chiediamo notizie da mesi. Non siamo degli stupidi, non ci vuole così tanto tempo a fare delle analisi (il Dipartimen­to di Prevenzion­e dovrebbe averli per fine mese, ndr)».

La Regione in questi giorni ha ridotto ulteriorme­nte il limite massimo di Pfoa e Pfos nell’acqua potabile.

«Sono livelli ancora troppo alti. E poi continuano ad essere prodotti dalla Miteni di Trissino perfluorat­i a catena corta: noi siamo molto preoccupat­i. Negli Stati Uniti quando si riscontra un livello anche minimo di Pfas a catena corta o lunga nell’acqua, le autorità ne bloccano il consumo. La verità è che tutti i limiti sono un palliativo, l’acqua inquinata dev’essere esclusa dagli acquedotti e devono portare qui acqua pulita, con nuove condotte o con le autobotti».

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A sinistra Michela Piccoli, la mamma di Lonigo costretta a usare l’acqua in bottiglia anche per cucinare e lavare la verdura. Nel sangue della figlia sono stati riscontrat­i 90mila Pfas per litro di sangue, così la signora ha dovuto buttare tutte le...
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