Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il Pil veneto vola ma i «piccoli» restano indietro
La Cgia: gli autonomi chiudono. Poletti: «Misure per l’edilizia»
Secondo le previsioni della Cgia, il Pil veneto alla fine dell’anno potrebbe crescere del 2%. come non accadeva dal 2010. Ma il treno della ripresa non è stato agganciato da molti artigiani e piccoli commercianti, che continuano a chiudere bottega.
VENEZIA Tutto va un po’ meglio nell’economia regionale ma non per l’artigianato, un mondo quasi per nulla agevolato dalle misure governative per agganciare il treno del 4.0 e che continua a perdere unità produttive.
La diagnosi del momento veneto giunge dalla Cgia di Mestre che, se da un lato pronostica un aumento di 2 punti del Pil regionale alla fine di quest’anno (come non accadeva dal 2010) e individua una crescita delle esportazioni a fine giugno del 6,1%, dall’altro non può fare a meno di sottolineare come le imprese artigiane e del commercio al dettaglio, nello steso arco di tempo, siano diminuite rispettivamente dell’1,2% e 1,5%.
Esploso sugli 8 anni della crisi, il trend negativo non lascia spazio a equivoci: dal 2009 sono andate perse 15 mila realtà dell’artigianato (-10,3%) e 840 fra i piccoli del retail (-1,7%). Una conferma, cioè, di come sia stata profonda la contrazione dei consumi delle famiglie, di cui questi comparti vivono.
«La dinamica delle vendite al dettaglio nel periodo è positiva per volumi e valore – fa presente il coordinatore dell’Ufficio studi Cgia, Paolo Zabeo – ma solo grazie alla grande distribuzione organizzata, non per i negozi di vicinato. Se aggiungiamo il mix di eccessivo peso delle tasse, aumento degli affitti e mancanza di credito, si capisce perché moltissimi autonomi sono stati costretti a chiudere». E poi, si aggiunge il segretario, Renato Mason, c’è la questione della digitalizzazione, che non sembra proprio a portata di mano dei piccoli: «Pur essendo uno strumento intelligente, il piano Industria 4.0 rimane tarato sulle esigenze delle medie e delle grandi aziende. Non è un caso, infatti, che la stragrande maggioranza degli incentivi sia stata utilizzata da queste ultime».
Sono argomenti che il presidente della Confartigianato di Verona, Andrea Bissoli, sostanzialmente sottoscrive, pur facendo presente che «molte imprese artigiane hanno investito in nuove tecnologie digitali ben prima del 4.0 e oggi ne incassano i vantaggi. Detto questo, è fuori dubbio che il sostegno pubblico sia rivolto prevalentemente alle realtà più strutturate. Spero – conclude Bissoli – che il governo lo comprenda e cerchi di invertire una tendenza non favorevole ai piccoli».
Il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, ieri a Vicenza per l’assemblea dell’Anci, tiene tuttavia a ricordare che per il mondo artigiano, in particolare per l’edilizia, cioè il settore più provato dalla crisi, il governo «ha cercato di tenere in piedi gli investimenti, soprattutto sui possibili interventi per mettere in sicurezza le abitazioni, dai bonus energetici alle ristrutturazioni. Abbiamo cercato di fare in modo che le risorse pubbliche investite si combinino con quelle dei cittadini».
A sfumare l’impostazione che viene data di una strutturazione a comparti a sé stanti artigianato o industria, Pmi o grandi imprese - del sistema produttivo è l’assessore regionale al lavoro, Elena Donazzan: «Una volta c’era il distretto, oggi c’è ancora ma va declinato in termini di filiera. L’artigiano è parte integrante della filiera dell’industria e gli artigiani che hanno fatto i conti con l’innovazione facendo propria la digitalizzazione, pur conservando le caratteristiche di flessibilità e la capacità di lavorare per nicchie di mercato, sono diventati più forti e si sono internazionalizzati. Concordo però sul fatto che gli incentivi non siano per tutti – conclude Donazzan – e di questo ho parlato più volte al ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda».
Mason Gli incentivi del 4.0 sono tarati per aziende medie e grandi