Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Leiballi era drogato e senza patente»
Sernaglia, sotto accusa l’imprenditore che sbandò causando la morte di un operaio
SERNAGLIA DELLA BATTAGLIA (TREVISO) Avrebbe guidato sotto l’effetto di cocaina e con la patente revocata Luca Leiballi, l’imprenditore 52enne titolare della Santa Giustina Carni che lo scorso maggio, alla guida di un furgone, sbandò e si schiantò frontalmente contro un camioncino con a bordo due operai. L’impatto causò la morte di Ferrante Battistin, 52enne di Vidor. La svolta è stata determinata dalle analisi cui fu sottoposto Leiballi, la cui posizione, ora, si aggrava.
SERNAGLIA DELLA BATTAGLIA Avrebbe guidato sotto l’effetto di cocaina e con la patente revocata Luca Leiballi, l’imprenditore 52enne titolare della Santa Giustina Carni. È questo l’esito delle indagini appena chiuse dalla procura di Treviso, che ha indagato l’imprenditore per omicidio stradale aggravato e guida sotto l’effetto di stupefacenti, per la morte di Ferrante Battistin, 52enne di Vidor. Per l’uomo, della famiglia di imprenditori delle carni (la nota azienda Leiballi di San Fior, fallita nel 2013) si profila quindi il processo con accuse pesantissime.
Il 23 maggio scorso, Leiballi era alla guida del suo camion frigo Iveco 35 e da Pieve di Soligo viaggiava verso Sernaglia della Battaglia, lungo la provinciale 34. Secondo quanto ricostruito nell’accertamento della dinamica, proprio l’imprenditore avrebbe improvvisamente perso il controllo del mezzo finendo sull’altra corsia nel momento in cui, dall’altro senso di marcia, proveniva il camioncino Iveco 95 con a bordo Battistin e il collega Gianni Tormena, 45 anni, che arrivavano da Vidor. I due, dipendenti della ditta Vanin Movimento Terra di Valdobbiadene, si erano fermati a bere un caffè prima di iniziare il lavoro. Uno schianto frontale che non aveva lasciato scampo a Battistin, morto sul colpo. Ferito in modo grave invece il collega e lo stesso Leiballi, ricoverato al Ca’ Foncello di Treviso. Un incidente che, secondo la procura, è stato provocato dl 52enne per «negligenza, imperizia, imprudenza e violazione delle norme del Codice della Strada, consistite nell’omettere di prestare la dovuta attenzione, superare la doppia linea di mezzeria in curva invadendo l’opposta corsia, nel condurre l’auto in stato di alterazione per l’uso di stupefacenti». Dagli accertamenti della polizia stradale, coordinati dal pubblico ministero Mara Giovanna De Donà, sarebbe emerso che alle 6.50 di quella mattina Leiballi si era messo al volante sotto l’effetto di sostanze psicotrope. A dirlo sono stati gli esami del sangue effettuati dal laboratorio di Igiene tossicologica forense di Mestre, che hanno dato esito positivo per la cocaina. Non solo: quella mattina, così come nei mesi precedenti, Leiballi non avrebbe potuto guidare. La patente, infatti, gli era stata revocata nel dicembre 2016 dalla prefettura di Belluno perché il 52enne non aveva ottemperato all’obbligo di sostenere gli esami di idoneità tecnica disposti, nel gennaio precedente, dalla Motorizzazione di Treviso nell’ambito di una pratica di revisione della patente. Elemento che peserà come aggravante nell’accusa di omicidio stradale.