Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Urla, schiaffi, calci e spintoni «Così quell’insegnante picchiava e terrorizzava i nostri bambini»
TREVISO Un bambino spinto con tale violenza fuori dalla classe da finire contro un termosifone. Un altro così spaventato da non riuscire a reggere la tensione e a chiedere di andare a casa. E altri ancora in grado di stilare una classifica delle punizioni in base alle marachelle. È il ritratto degli alunni di Fernando Cadicamo, il 56enne maestro elementare finito a processo con l’accusa di maltrattamenti. A tracciarlo, in aula davanti al giudice, sono stati ieri alcuni dei genitori degli alunni di prima e seconda classe di due scuole trevigiane.
In diciannove si sono costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Stefano Pietrobon e Sara Cittolin, chiedendo un risarcimento danni di 500 mila euro. L’insegnante, di origine calabrese, da tempo ha fatto perdere le sue tracce. Ma ieri in aula, sono arrivati i genitori, chiamati a testimoniare l’incubo vissuto dai piccoli. «Mio figlio all’inizio non mi diceva nulla – ha spiegato una mamma di origine straniera -, ma mi sono accorta che appena lo sgridavo per qualcosa, lui alzava le braccia per proteggersi il volto. Come se dovessi picchiarlo. Gli ho chiesto perché, e lui alla fine ha ammesso che a scuola succedeva questo. Che se sbagliava qualcosa il maestro gli dava schiaffi sulle orecchie o calci nel sedere».
Un altro genitore, sentito subito dopo, ha riferito che il figlio gli aveva raccontato: «Ci picchia, ce l’ha soprattutto con una bambina della mia classe». E poi ancora una mamma che ha spiegato: «Mio figlio diceva che c’era una sorta di classifica delle punizioni: al primo richiamo era solo una sgridata, al secondo uno schiaffo, al terzo il calcio». Molti i bambini che, dopo i mesi trascorsi con lì'insegnante sotto accusa, sono stati affidati agli psicologi per superare il trauma. Cadicamo è accusato di aver maltrattato i suoi alunni con ripetuti comportamenti violenti che sarebbero iniziati nell’aprile del 2013. Subito era partita una denuncia con la richiesta di sospenderlo dall’insegnamento, però respinta dal gip Angelo Mascolo che aveva definito i presunti maltrattamenti come «amichevoli reprimende». A incastrarlo erano state le immagini delle telecamere piazzate dalla polizia, filmati che mostravano Cadicamo prendere a calci i piccoli, dare loro sberle. Video che mostrano la paura dei bambini, che si ritraevano spaventati ogni qualvolta lui si avvicinava. L’insegnante era stato sospeso, ma era ricorso al giudice del lavoro che lo aveva reintegrato e assegnato a mansioni diverse dall’insegnamento.