Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il palazzo sul Canal Grande e quella compravendita milionaria che fa litigare
Carraro e Visentini, imprenditori in tribunale per la compravendita del Lanfranchi
VENEZIA È finita in procura la compravendita milionaria di un palazzo storico di Venezia. A contenderselo la famiglia di Antonio Carraro, imprenditore di Campodarsego, e Giovanni Visentini, armatore di Rovigo. Avviata un’inchiesta per truffa e falso. Sequestri per milioni.
VENEZIA Anche i grandi imprenditori litigano tra di loro, specie quando di mezzo c’è un palazzo storico di Venezia che costa la bellezza di quattro milioni e mezzo di euro e a contenderselo sono due famiglie tra le più facoltose della regione. Parliamo di palazzo Rampinelli Lanfranchi, dimora storica tutelata dalla Soprintendenza archeologica alle belle arti, al centro di una burrascosa compravendita tra la famiglia di Antonio Carraro, ramo trattori di Campodarsego, e l’armatore polesano Giovanni Visentini. La trattativa è andata decisamente male: è finita con una denuncia in procura, un’indagine aperta per truffa e falso a carico di tre esponenti della famiglia Carraro e un maxi sequestro, sempre a carico dei Carraro, per milioni di euro.
La vicenda ha inizio il 16 novembre dell’anno scorso. La famiglia Carraro mette in vendita il palazzo storico veneziano, che le appartiene. La cifra è di tutto rispetto: 4 milioni 650 mila euro. A condurre le trattative con Visentini è la figlia di Antonio Carraro e Luciana Franceschi, Barbara, che ha una procura speciale da parte della famiglia per trattare i beni dei genitori. Il percorso per arrivare alla firma della cessione è lungo e articolato: il bene storico ha il vincolo della Soprintendenza che ha la prelazione alla vendita.
Lo Stato però cede il diritto, non compra. Via libera ai Visentini quindi? Sì ma con tutte le prudenze del caso. L’armatore rodigino infatti pretende che nell’atto sia messo nero su bianco che ci siano tutte le carte in regola, che ci sia l’abitabilità, che non ci siano vincoli o altri legacci burocratici che gli impediscano di farci i lavori che, sulla carta, ha già progettato con i suoi architetti. Barbara Carraro assicura che è tutto in regola. A inizio anno venditori e compratori firmano. Vengono stabilite tre tranche di pagamento: 460 mila euro subito, altri 4 milioni dopo qualche settimana e 200 mila al rogito. Tutto procede come stabilito, Visentini paga il pattuito, a fine febbraio il palazzo storico al civico 1176 del Sestiere San Polo è suo.
Il colpo di scena arriva a marzo con il primo sopralluogo del suo architetto di fiducia che, piantina alla mano, si rende conto che c’è qualcosa che non va. La mansarda non è esattamente come descritta nella pianta, ci sono alcune irregolarità, e soprattutto mancherebbero alcune importanti autorizzazioni che consentirebbero lo svolgimento dei lavori. Insomma il prestigioso palazzo storico è una splendida scatola ma non c’è la possibilità di farci nulla. Visentini chiama subito Barbara Carraro la quale assicura che era in buona fede e che era tutto in ordine. Ma da una ricerca fatta dallo staff di Visentini emerge che in passato Barbara aveva richiesto al comune di Venezia un condono per dei lavori in alcune stanze, condono non concesso. Le pratiche risalgono al 1976, probabilmente i Carraro nemmeno ricordavano quelle carte e quella richiesta al Comune. Per Visentini invece questa è la prova che i Carraro sapevano che qualche vincolo c’era ancora e che gli hanno voluto vendere di proposito il palazzo tacendogli l’inghippo burocratico, per levarsi di torno il problema.
L’armatore parte in quarta, si affida all’avvocato Gian Piero Biancolella (ex legale di Calisto Tanzi) e depone una denuncia per truffa e falso alla procura della repubblica di Padova. L’esposto finisce sul tavolo prima del pubblico ministero Emma Ferrero e poi al Gip Cristina Cavaggion che ordina il sequestro per equivalente dei beni dei Carraro, eseguito dalla guardia di finanza di Padova, in attesa che si faccia chiarezza. Morale della favola: mezza dozzina di conti correnti sequestrati e la famiglia padovana viene indagata per truffa e falso. Parte da qui la richiesta di dissequestro al Riesame, che accoglie in parte la richiesta di Barbara Carraro e ne rifiuta un’altra parte. C’è poi il ricorso in Cassazione, al quale segue la rinuncia della parte, perché nel frattempo i Carraro, difesi dagli avvocati Bruno Barel e Niccolò Ghedini, pare abbiano trovato un accordo con i Visentini. A suon di inchieste e carte bollate la trattativa, quindi continua. Dalla guerra alla pace?