Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
COMPETENZE E RESPONSABILITÀ
Luis Durnwalder, energico presidente della Provincia autonoma di Bolzano per oltre un ventennio, è stato il primo ad ottenere per l’Alto Adige «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» in campo stradale. Alla cerimonia di trasferimento del patrimonio di strade ex statali dallo stato alla provincia autonoma Durnwalder si era retoricamente domandato cosa sarebbe cambiato dal giorno dopo. Il Ministro che rappresentava lo Stato nell’occasione gli aveva risposto osservando che «se fino a ieri i il sindaco con un problema stradale sarebbe andato da lui a Bolzano per chiedergli di accompagnarlo a Roma a risolvere la questione, da domani il sindaco si sarebbe potuto rivolgere al Ministro a Roma per chiedergli di aiutarlo a far risolvere il problema a Bolzano». «Al trasferimento di competenze corrisponde un trasferimento di responsabilità - aveva chiosato Durnwalder - sapremo esercitarla con intelligenza». Lo stesso varrà eventualmente per il Veneto. Dal punto di vista formale dopo il referendum sulla autonomia del 22 ottobre, cambierà poco o nulla. La Regione del Veneto avvierà — cosa che avrebbe potuto già fare, ma che spera di poter condurre con un maggiore potere contrattuale — la trattativa con lo Stato per acquisire ulteriori forme e condizioni di autonomia, e le connesse maggiori risorse (con conseguente limatura del cosiddetto residuo fiscale), in materie di competenza già condivisa. Ma, se avrà successo, a maggior autonomia corrisponderà maggior responsabilità. Non facile da esercitare in modo effettivamente utile al Veneto perché oggi nessuno è totalmente «padrone a casa propria»: ognuno di noi vive in un comune, in una città metropolitana/provincia, in una regione, in uno stato, nell’Unione Europea e, ormai, anche nel mondo. E se gli asili nido sono di «prevalente» competenza locale e la sanità di «prevalente» competenza regionale, la crescita economica è di «prevalente» competenza dello stato e dell’Unione europea e il riscaldamento globale è di competenza del mondo intero.
In questa condizione di crescente interdipendenza sistemica, l’autonomia si esercita in modo vincente solo se si è capaci di convincere i partner a muoversi tutti verso un obiettivo comune strategico. Che oggi non può non essere quello di aumentare la competitività del Veneto e gestire la transizione ambientale e digitale e le conseguenze sociali che le accompagnano. Ma questo presuppone che si sappia dove si vuol andare, lo si annunci in forma organica e coerente al proprio «popolo», se ne ottenga l’adesione democratica e lo si spenda in forma «competitiva» con le visioni provenienti dal basso, dalle comunità locali, e dall’alto, dallo stato, dall’Europa e dal mondo. Un processo del quale non si intravvedono neanche le avvisaglie. Qualche competenza e risorsa in più dal lato dell’«autonomia di spesa» ( i soldi dei veneti li spendo io; anche parte di quelli che lo stato spenderebbe per il Veneto) non è irrilevante per la qualità della vita dei veneti, ma la vera partita dell’autonomia, quella capace di assicurare prosperità nel lungo periodo, si gioca sul fronte della «autonomia della produzione» delle risorse; sul fronte dello sviluppo: che implica concentrazione degli sforzi sull’esercizio delle competenze decisive per la crescita (formazione, credito, infrastrutture, etc,) più che su altre e a servizio di una chiara visione condivisa di medio lungo periodo. Il tema della vera autonomia è ancora tutto da scrivere.